Il nuovo presidente Francois Hollande ha iniziato il lavoro di ridefinizione dell’agenda di politica economica dell’Unione europea, incontrando la cancelliera tedesca Angela Merkel, e ha avviato il lavoro della squadra di governo. La scelta del primo ministro da parte del presidente Hollande era ristretta a tre candidati: Martine Aubry, figlia dell’ex presidente della Comunità europea Jaques Delors, sindaco di Lille e segretaria del partito socialista, più volte ministro e protagonista della controversa riforma delle cosiddette 35 ore, è attualmente la grande sconfitta, in quanto non ha assunto nessun incarico nel nuovo esecutivo (o Matignon o niente!). Ciò potrebbe creare problemi all’interno del partito già a partire dalle prossime elezioni politiche. Manuel Valls, deputato e sindaco di Evry, eletto nelle banlieu (che hanno avuto un interesse prioritario da parte del presidente) esponente della destra del partito,  ha avuto un ruolo importante nella comunicazione  e nella campagna elettorale di Hollande. E’ stato nominato ministro dell’interno.



Jean Marc Ayrault, il 19esimo Primo ministro della quinta Repubblica, ha avuto una lunga carriera politica caratterizzata da numerosi incarichi nel partito socialista e nei governi locali, ma è privo di esperienza nel governo centrale. Militante nel movimento della gioventù cristiana dei territori rurali (la Jac en Bretagne), aderisce alla corrente della sinistra del partito socialista guidata dall’ex comunista Jean Poperen (più volte ministro nei governi del presidente Mitterand). A 24 anni è nominato professore di tedesco a  Saint Herblain, il secondo comune dell’agglomerazione urbana nantese, ne diventerà sindaco a soli 27 anni. Nel 1988 è eletto deputato e l’anno successivo il trentanovenne cattolico progressista Ayrault è sindaco di Nantes, sempre rieletto fino ad oggi, sia al municipio che all’Assemblea nazionale, dove ha assunto la presidenza del gruppo socialista dal 1997.



Dunque, un campione del cumulo dei mandati elettivi, locali e nazionali, che rappresentano un carattere costitutivo del sistema politico francese ed assicurano all’azione politica un forte legame tra centro e periferia. Pur non avendo frequentato le tradizionali istituzioni parigine di formazione della classe politica e amministrativa francese, l’Ena (frequentata da Hollande) e SciencesPo, il primo ministro Ayrault porterà nel governo centrale l’esperienza maturata nel governo locale. Quest’ultima può essere di qualche interesse per il lettore in relazione al turno di balottaggio in molti comuni italiani e alla discussione sui temi della democrazia locale e della partecipazione dei cittadini nelle scelte pubbliche.



La democrazia locale alla nantese – Alla fine degli anni settanta, Nantes, la Venezia bretone, la cosiddetta bella addormentata, è una città attraversata da una profonda crisi economica, sociale, politica di identità alle prese con la ristrutturazione del sistema industriale legato agli interventi dello Stato nell’economia. Il lungo regno di Ayrault sulla città e sul governo dell’agglomerazione inizia e si consolida con l’esperienza della cosiddetta “democrazia alla nantese” che trae origine nel 1977 dall’azione del club Rue Kervégan (la via del ristorante sede dei primi incontri) un’associazione informale di attori locali, trasversale ai partiti, animata dall’allora presidente della Camera di commercio Jean-Joseph Régent, che si proponeva di accompagnare la difficile ristrutturazione industriale ed  economica, con particolare attenzione alle attività portuali.

L’esperienza della cosiddetta democrazia alla nantese ha origine da un riflessione sul concetto di cittadino/cittadinanza: “Il cittadino contemporaneo non è solamente chi vota e domanda servizi allo Stato, ma bensì  è colui che si attiva, che agisce nelle associazioni, che assume un ruolo economico o sociale. (…) L’esercizio del diritto di voto non è più sufficiente per definirlo e rappresentarlo. (…) esso non si accontenta più di un sistema nel quale l’espressione della democrazia si esercita con l’isolamento, ma vuole prendere parte alle decisioni. Questa rivendicazione della società civile non deve essere analizzata come una contestazione della democrazia rappresentativa ma al contrario come una formidabile via di rinnovamento”  (Régent, 2002).

Nel programma elettorale per le elezioni municipali del 1995, Jean Marc Ayrault affermava quanto segue: “La crescita oggi è essenzialmente qualitativa. Non è più la quantità di spazio per le attività produttive che conviene pianificare, occorre mettere le persone che vogliano attivare iniziative economiche nelle condizioni migliori per farlo. La mobilitazione e l’accompagnamento delle iniziative dell’insieme degli attori pubblici e privati, la comprensione e la valorizzazione dei movimenti di fondo della nostra struttura urbana, sociale, economica deve essere privilegiata rispetto alle sole pratiche di regolazione.  (…) Governare il territorio implica organizzare i rapporti tra attori nel quotidiano e a lungo termine, mobilitare a tutti i livelli (locale, regionale, e centrale) tutti gli attori pubblici e privati. Conviene dunque formalizzare e far vivere una struttura d’ascolto e di interazione necessaria a mantenere la coesione sociale ed attivare le sinergie tra tutti gli attori: il Consiglio economico e sociale d’agglomerazione. (Régent, 2002)

Le azione di governo del sindaco e presidente della Comunità urbana Jean Marc Ayrault è risultata efficace nel caso della trasformazione dell’Ile de Nantes. Nata dal raggruppamento di una serie di isolotti del fiume Loira, con una superficie di di 337 ettari, 13.000 abitanti, 1.500 aziende, e 9.000 occupati, l’Ile de Nantes era il cuore industriale della città. L’ultima parte è stata urbanizzata negli anni sessanta-settanta, ma dopo la crisi dei cantieri navali nel 1989 è diventa un’area dismessa di particolare valore ambientale. Il progetto di trasformazione e riqualificazione dell’area prevedeva la costruzione della “città nella città” vale a dire l’insediamento di attività, progetti e funzioni già esistenti. L’abilità di Ayrault è stata di spostare il problema dall’agenda politica comunale a quella intercomunale (con una distribuzione bilanciata dei costi e dei benefici) per fare dell’isola la migliore espressione degli spazi e dei servizi pubblici, in definitiva della qualità della vita “alla nantese”, utilizzando una pianificazione flessibile e uno stile di governo “morbido” nel creare il consenso degli attori esterni sui vari progetti in gioco, e “autoritario” nel far funzionare l’amministrazione comunale e comunitaria.

Dunque, a fronte di una lunga esperienza amministrativa e all’interno del partito, il nuovo primo ministro presenta però la debolezza di non aver mai assunto l’incarico di ministro, una situazione che tuttavia riguarda anche il presidente Hollande.

La composizione, l’agenda e  le  prime scelte del nuovo governo – Il ministero degli Affari esteri (di fatto il numero due del governo) è stato affidato a Laurent Fabius, primo ministro di Francois Mitterrand nel 1984 e più volte ministro (all’economia nel 2000 con Lionel Jospin primo ministro), mentre quello chiave dell’Economia è andato a sorpresa a Pierre Moscovici. A parte Hollande e Ayrault, solo 5 ministri su 34 hanno avuto esperienze ministeriali. E’ la prima volta per la parità tra uomini e donne: 34 ministri e 17 donne.

Oltre alle questioni della crisi economica, della Grecia  e dell’euro i principali temi dell’azione di governo nelle prossime settimane saranno: i provvedimenti in materia di pensioni (il presidente ha promesso la pensione a 60 anni a  coloro che hanno iniziato a lavorare a 18 anni e raggiunto 41 anni di versamenti contributivi); la nomina del nuovo direttore generale della Cassa depositi e prestiti, alla quale è collegato il dossier Dexia, la banca franco-belga-lussemburghese di recente in difficoltà finanziarie e la creazione di una nuova banca per il finanziamento dei governi locali; le modifiche delle modalità di finanziamento della costruzione degli alloggi sociali attraverso l’utilizzo dei fondi versati sui “libretti di risparmio”; i prezzi dei carburanti. Il presidente ha promesso il blocco degli aumenti del prezzo alla pompa e la modifica della tassa sui prodotti petroliferi (TIPP).

Il primo ministro ha annunciato la riduzione del 30% degli emolumenti dei membri del governo (che sarà seguita dalla medesima riduzione da parte del presidente Hollande), l’adozione di una carta deontologica per il comportamento dei ministri nell’esercizio delle loro funzioni che riguarderà i conflitti di interesse, il cumulo dei mandati, la compatibilità di altre attività con quella di governo.

Nell’attuale situazione di crisi economica il vero banco di prova per il primo ministro Ayrault e per il presidente Hollande, che in questi primi giorni si è distinto per decisionismo, sarà costituito dai provvedimenti economici. In particolare, spetterà al titolare di Bercy, il ministro dell’economia Moscovici, il compito di trovare le risorse per finanziare le annunciate assunzioni nel settore della scuola pubblica.

In tempi di crisi economica, riuscirà il nuovo governo socialista a far quadrare rigore di bilancio e politiche espansive della spesa senza aumentare troppo le imposte?