Altri cristiani uccisi in Siria. E’ l’ultimo bollettino di una guerra civile che sta stritolando sempre di più tra due fuochi una delle più antiche comunità cristiane del Medio Oriente. E’ successo nella zona di Homs, la città semi distrutta dai bombardamenti delle scorse settimane. Il villaggio di Dmeyneh abitato interamente da cristiani è stato abbandonato da alcune famiglie dopo che i mortai dei ribelli avevano ucciso tre di loro, un uomo di 60 anni e due ragazzi di soli 13 e 14 anni. Le famiglie fuggite per la paura di altri bombardamenti attualmente non sanno dove andare. In un altro villaggio, quello di  Al Borj Al Qastal, nella provincia di Hama, invece i cristiani sono potuti tornare dopo che a loro volta erano stati costretti a fuggire perché, come hanno detto diversi testimoni, radicali islamici armati avevano sequestrato abitazioni e la chiesa locale per farne il loro quartiere generale. Padre Gheddo, contattato da IlSussidiario.net, non ha dubbi quando gli si chiede come giudica la situazione dei cristiani in Siria: “Posso solo ripetere quello che ha detto la chiesa ortodossa: ha definito la persecuzione dei cristiani in Siria una pulizia etnica in corso”. Parole forti, che colpiscono ancora di più perché raramente i media occidentali parlano di questa situazione: “La comunità internazionale, sia europea che americana, fa ben poco per i cristiani non solo della Siria ma dell’intero Medio Oriente” dice Padre Gheddo. “Questo succede perché decenni di ateismo militante hanno fiaccato e spazzato via gli ideali che tenevano in piedi l’occidente stesso. Il mondo cristiano non è più unito perché manca quella cosa che dovrebbe unirlo, la fede in Cristo”. A pagarne il conto, in definitiva, le comunità cristiane del Medio Oriente, là dove la fede cristiana è nata e ha mosso i suoi primi passi. 



Padre Gheddo, altri cristiani uccisi in Siria. Come giudica la situazione? 

La giudico con le stesse parole che ha espresso la chiesa ortodossa. Ha definito la persecuzione contro i cristiani in Siria una pulizia etnica in corso. Una pulizia etnica da parte dei militanti musulmani legati ad Al Qaeda. Il problema della rivolta in Siria, esattamente come successo in Libia, è che in essa sussistono due componenti. Una laica, indipendente e tollerante, e una corrente estremista musulmana tenuta a freno da Assad padre e Assad figlio fino a oggi.



I cristiani infatti hanno sempre goduto di libertà religiosa in Siria.

I dittatori che si sono succeduti in Siria appartengono alla setta dei musulmani alauiti, che è una setta islamica considerata non ortodossa ma che ha sempre difeso i cristiani perché erano anche loro perseguitati e non ben visti dalla maggioranza dei musulmani. Si pensi che i cristiani fuggivano dal Libano, dall’Iraq, a volte anche dalla Turchia per trovare rifugio proprio in Siria.

Oggi però è tutto il Medio Oriente a vivere una situazione del genere, i cristiani diminuiscono continuamente.

Ma per forza. In tutti i Paesi del Medio Oriente con l’esclusione forse del Libano dove i cristiani numericamente sono abbastanza, circa il 40% della popolazione, e hanno la fortuna di vivere nello stesso posto geografico, il nord del Paese, i cristiani si sentono minacciati e se possono fuggono. Non solo in Medio Oriente, ma anche in Egitto e in Libia. 



Cosa ha portato storicamente a questa persecuzione, in Paesi dove prima si viveva in un clima di tolleranza?

Il problema dell’Islam in Medio Oriente è questo: dalla fondazione dei Fratelli musulmani in Egitto nel 1928 e poi dopo il trionfo di Khomeini nel 1979 i cristiani sono diventati vittima di persecuzione perché ha preso il sopravvento una visione intollerante ed estremista dell’Islam.

Secondo lei la comunità internazionale, l’occidente, cosa sta facendo per la Siria e per tutti i cristiani del Medio Oriente? 

Sta facendo molto poco perché questa situazione di persecuzione dei cristiani è esplosa quando la comunità politica americana ed europea sono entrate in una crisi tremenda non solo economica, ma anche di ideali.

Cioè?

E’ venuta a mancare quella unità del mondo cristiano che prima permetteva anche una reazione, una presenza a livello internazionale in difesa delle minoranze. Il mondo occidentale non è più unito perché manca quella cosa che dovrebbe unirlo: la fede in Cristo. 

Quali le ragioni di tutto ciò?

L’ateismo militante e la secolarizzazione hanno fatto in modo che le società europee non sentissero più l’esigenza di difendere i cristiani.

Si può dire che le colpe dell’occidente ricadono sui cristiani della Siria e del Medio Oriente? 

La colpa storica dell’occidente è quella di aver abbandonato Cristo e la vita cristiana lasciando che si affermasse un movimento di ateismo militante che ha tolto ai cristiani una unità di fede che invece hanno i musulmani.

Ci spieghi meglio questo passaggio.

Bisogna riconoscere che la fede islamica tiene uniti i musulmani, anche se poi hanno anche loro le loro divisioni interne, ma sul Corano sono tutti d’accordo. Dunque la colpa non è di questo e di quello, ma esiste una colpa storica dell’occidente.

La Chiesa continua a sostenere i cristiani perseguitati ovviamente. I missionari riescono ancora a raggiungere la Siria?

Senza dubbio, la chiesa continua a sostenere i fedeli,  il Papa continua a richiamare alla difesa dei cristiani. Oggi in Siria c’è già una guerra civile reale mai dichiarata tanto che assistiamo continuamente a intere città prima liberate dai partigiani, poi riconquistate dall’esercito. I missionari ovviamente non possono neanche avvicinarsi alla Siria. Eppure in Siria c’è davvero una forte comunità cristiana. Ho visitato questo Paese per due volte e rimasi stupito nel vedere quale radicata presenza dei cristiani era presente: scuole, ospedali, chiese, case di riposo Ricordo che al confine con l’Iraq sull’Eufrate trovammo una chiesa ortodossa e il parroco ci spiegò che era normale: i cristiani, ci disse, sono ovunque in Siria.

Questi sono i luoghi dove il cristianesimo è nato, ma adesso rischiano di trovarsi senza più i cristiani. 

Il problema dell’Islam che si sta operando per far sparire la presenza cristiana è che quella evoluzione verso una società moderna che era stata avviata è stata bloccata. Il problema vero infatti è l’educazione. In quei Paesi non esiste una vera scuola che prepara i bambini al mondo moderno. Ho visto in Pakistan, in Indonesia, in Malesia, in Egitto e anche in Libia testi scolastici che dicevano che i nemici sono bianchi, cristiani, europei e americani. Questa è una educazione che viene da lontano, da quando l’Islam si sentì perseguitato dalla colonizzazione europea, addirittura dall’arrivo di Napoleone in Egitto. Fu così che nacquero organizzazioni come i Fratelli musulmani. La conseguenza è la mancanza di un sistema educativo, non esiste una èlite di intellettuali in grado di confrontarsi con il mondo occidentale, ma c’è una popolazione povera e diseducata su cui è facile far presa per introdurre il terrorismo. Anche i governi che proteggevano i cristiani in Siria o in Egitto non hanno cambiato la mentalità della gente perché non hanno creato un sistema educativo moderno.

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