Cacciare Assad significa infliggere una ferita mortale al suo migliore alleato, Mahmoud Ahmadinejad. Chiunque salirà al potere dopo la deposizione del presidente siriano sarà costretto a rompere con chi lo ha sostenuto finora: l’Iran ed Hezbollah. La fine del regime di Damasco è dunque un bene per Israele e per l’intero Medio Oriente. A sostenerlo è Michael Herzog, editorialista del quotidiano israeliano Haaretz. La strage di civili a Hula, dove l’artiglieria pesante ha falciato 49 bambini e 59 adulti, ha scatenato la vibrante protesta della comunità internazionale. Anche se una delle ipotesi è che il massacro sia stato perpetrato dai ribelli per isolare definitivamente Assad.
Herzog, e se dietro alla strage dei bambini di Hula ci fossero gli oppositori?
Ritengo che le cose non stiano così. Questa è una versione dei fatti fabbricata dal regime di Assad per autogiustificarsi. Esistono prove che la popolazione di Hula, inclusi i bambini, sono stati uccisi da proiettili di artiglieria, di mortai e forse di carri armati. Non mi risulta che i ribelli abbiano in dotazione armi così sofisticate, è quindi altamente probabile che il massacro sia stato perpetrato dal regime siriano.
Se Assad dovesse cadere, come cambierà la politica estera siriana?
Non è facile capire chi salirà al potere al posto di Assad. Ma sono convinto che se il dittatore dovesse essere cacciato sarà un duro colpo per Teheran, in grado addirittura di dissolvere l’asse radicale costituito appunto da Iran, Siria ed Hezbollah. Qualsiasi futuro governo siriano che subentrerà ad Assad sarà contrario all’Iran e ad Hezbollah proprio perché questi ultimi hanno sostenuto il regime del presidente.
Che cosa deve fare quindi la comunità internazionale?
La comunità internazionale può decidere quale parte dell’opposizione sostenere. Ovviamente non sarà a favore dei jihadisti o dei gruppi affiliati ad Al Qaeda. Nell’opposizione ci sono numerosi altri elementi che hanno bisogno dell’aiuto dell’Occidente.
Il Consiglio Nazionale Siriano è in mano ai Fratelli musulmani …
Anche per questo motivo è difficile prevedere come si comporterà una volta al potere, dipenderà soprattutto dalle circostanze. Dalla sua piattaforma e dalle dichiarazioni fatte, ritengo però che la sua politica interna sarà più aperta e meno repressiva di quella di Assad. Inoltre cambierà le alleanze strategiche della Siria, rompendo con l’Iran e con Hezbollah.
Una volta al potere, il Consiglio Nazionale Siriano come si comporterà nei confronti di Israele?
Non sarà particolarmente amichevole, ma la sua politica estera sarà in ogni caso migliore di quella che scaturisce dall’asse tra Assad ed Ahmadinejad.
E se il regime siriano dovesse prevalere sui ribelli?
Un fatto di questo tipo invierebbe un pessimo messaggio alle popolazioni del Medio Oriente che stanno cercando maggiore libertà e democrazia. Inoltre rafforzerebbe l’asse radicale e rappresenterebbe un enorme incoraggiamento per l’Iran e per gli altri alleati di Assad. Il regime siriano intraprenderebbe delle misure di politica interna ancora più repressive. Se il presidente dovesse vincere questa guerra e mantenere il potere, la conclusione che tutti ne trarrebbero sarebbe che per sopravvivere politicamente occorre colpire il proprio popolo ed essere il più brutali possibile. Questo incoraggerà altri regimi a fare lo stesso.
I ribelli siriani sono sostenuti dall’Arabia Saudita. La ritiene meno pericolosa dell’Iran?
Non ho alcun dubbio sul fatto che l’Iran sia estremamente pericoloso. Sposa infatti un regime radicale a una concezione del mondo estremista, a una politica interna repressiva e allo sviluppo di armi di distruzione di massa. Per tutte queste ragioni l’Iran è un elemento destabilizzante per l’intero Medio Oriente. Non sono soddisfatto del livello di democrazia in Arabia Saudita, che può essere criticata sotto diversi punti di vista. Ma i sauditi quantomeno non minacciano i Paesi vicini né la stabilità regionale come fanno gli iraniani.
Haaretz ha scritto che i fedelissimi di Assad sarebbero stati avvelenati dai ribelli …
Quello che so è che ci sarebbe stato un tentativo messo in atto dagli oppositori siriani di avvelenare la leadership più influente del regime siriano, incluso Assef Shawkat, cognato del presidente Assad. Non ci sono stati morti, ma le persone avvelenate sono state portate in ospedale. Il fatto che l’opposizione sia in grado di infiltrarsi ai massimi livelli del regime dovrebbe suonare come un campanello d’allarme per Assad.
I ribelli sono vicini a rovesciare il presidente?
No. Destituire Assad richiederà ancora un percorso lungo e sanguinoso. Né il presidente né i ribelli sono abbastanza forti per prevalere l’uno sull’altro. Il conflitto si trascinerà dunque in un braccio di ferro destinato a protrarsi e purtroppo molte altre persone saranno uccise nel frattempo. Quella che si preannuncia è uno scontro destinata a durare ancora per molto tempo.
(Pietro Vernizzi)