“I Fratelli musulmani respingono le spiegazioni del governo dopo la strage del Cairo e non intendono più continuare a difendere il Consiglio militare, nei cui confronti all’inizio del mandato avevamo mostrato tutta la nostra comprensione. I 20 morti di mercoledì si inquadrano in uno scontro tra poteri, con il Consiglio dei ministri che sta facendo di tutto pur di ridicolizzare il ruolo del Parlamento agli occhi dei cittadini che lo hanno eletto”. Abdel Fattah, professore egiziano ed esponente dei Fratelli musulmani, commenta così la nuova esplosione di violenza che ha coinvolto piazza Abbaseya, dove un gruppo di uomini ha aggredito a fucilate un sit-in di salafiti, i quali hanno risposto con bombe molotov e pietre. Una strage nata dalla rovente campagna in corso in Egitto, dove il prossimo 23 e 24 maggio si terrà il primo turno delle elezioni presidenziali. Su 23 candidati, ben dieci sono già stati “squalificati” dalla commissione elettorale per una serie di motivazioni tra cui il possesso della doppia cittadinanza, infiammando gli animi e creando le condizioni per questa nuova carneficina.



Per quale motivo in Egitto, dall’inizio della rivoluzione del 25 gennaio 2011, continua ripetutamente a scorrere il sangue?

Il Partito Libertà e Giustizia, espressione dei Fratelli musulmani, è convinto del fatto che il governo non si stia assumendo la responsabilità di controllare la sicurezza nel Paese. Per questo motivo noi abbiamo respinto la comunicazione del governo al Parlamento seguita alla strage di piazza Abbaseya. Fin dall’inizio il nostro movimento islamista ha difeso l’attuale Consiglio dei ministri, ripetendo più volte ai rivoluzionari che occorre che l’esecutivo sia lasciato nelle condizioni di lavorare. Purtroppo con il passare del tempo abbiamo scoperto che il governo non ha l’intenzione seria di superare in modo pacifico l’attuale fase transitoria, ma che il loro obiettivo è di essere lo specchio fedele dell’ex regime di Mubarak. Nel mio Paese lo spargimento di sangue continua quindi per la negligenza, la trascuratezza e l’irresponsabilità del Consiglio militare.



La strage poteva essere evitata?

L’abc di ogni Paese democratico è che la polizia crei un cordone di sicurezza intorno ai manifestanti, per impedire che avvengano scontri. La strage poteva quindi essere facilmente evitata. E se ciò non è avvenuto la responsabilità è sia del Supremo consiglio militare (Scaf), sia dei poliziotti che hanno permesso che i manifestanti fossero feriti o uccisi.

 

In molti sospettano che la strage sia stata organizzata dall’Esercito. Ritiene che sia realmente così?

 

Non possiamo dire che dietro la strage ci sia la mano dell’Esercito. Il Consiglio supremo è responsabile in quanto non ha fatto il suo dovere di difendere i partecipanti al sit-in. Grazie alle prime indagini, si è scoperto che gli aggressori sono stati incoraggiati e pagati da alcuni personaggi simbolo dell’ex regime di Mubarak. Sappiamo nome per nome chi sono i mandanti e da quali città provengono.



 

Dopo le presidenziali, chiederete ai militari di abbandonare ogni carica politica?

 

Il Partito Libertà e Giustizia è pronto ad assumersi la responsabilità di una fase transitoria cruciale. Intendiamo però farlo in un governo di coalizione nel quale siano rappresentate tutte le forze politiche. Non possiamo abbandonare il nostro Paese in questo momento difficile, e abbiamo quindi presentato il candidato alla presidenza, Mohamed Morsi. Presto proporremo inoltre alcune figure di ministri-tecnici. Al termine della fase transitoria, siamo pronti a seguire il futuro presidente per ricostruire la nostra patria.

 

Anche se doveste perdere le elezioni presidenziali?

Il nostro movimento islamista sarà fedele a qualsiasi capo di Stato, anche se non apparterrà al Partito Libertà e Giustizia. Siamo pronti a essere parte del potere esecutivo, per continuare il ruolo che esercitiamo già in Parlamento.

 

Oggi chi controlla veramente l’Egitto, il governo nominato dall’Esercito o il Parlamento in mano ai Fratelli musulmani?

 

I deputati cercano di promulgare delle leggi, ma purtroppo il governo sta facendo di tutto per sminuire il ruolo del legislatore. Il messaggio che il Consiglio supremo intende mandare al popolo egiziano è che il Parlamento è inerme e incapace di fare qualsiasi cosa. I ministri, in segno di disprezzo nei confronti dell’Assemblea del Popolo, sono giunti a rifiutarsi di inviare un loro rappresentante alle sue sedute. Uno Stato funziona bene se entrambe le sue ali, esecutiva e legislativa, sono forti. Solo questo potrà consentire al nostro Paese di superare agevolmente questi momenti difficili. Il contrasto tra Parlamento e governo attualmente in corso in Egitto non lascia quindi ben sperare.

 

(Pietro Vernizzi)