Una vera e propria insurrezione popolare contro le misure di austerity imposte dall’Unione europea. Gli elettori greci hanno penalizzato pesantemente i due principali partiti europeisti e premiato quelli contrari ai tagli di Bruxelles. Per il Pasok, i socialisti che scendono dal 43% al 13,2%, è una Caporetto, ma anche i conservatori di Nuova democrazia scendono dal 31% al 18,9%. Trionfano la sinistra radicale del partito Syriza e i neonazisti di Alba d’Oro, rispettivamente al 16,76% e al 7%. Una bella gatta da pelare per Antonis Samaras, leader di Nuova democrazia cui il presidente Karolos Papoulias ha affidato il compito di formare il nuovo governo. Come sottolinea Marietta Giannakou, europarlamentare ed ex ministro del partito di Samaras, “tenteremo il tutto per tutto per formare un governo politico ed evitare di andare a nuove elezioni. Il partito Syriza, classificatosi secondo, ha però dichiarato che si rifiuterà di riconoscere il debito verso l’estero, e dovremo individuare altre forze politiche con cui allearci. Tutto dipende dalla volontà dei singoli partiti”.
Dal voto greco è emerso un chiaro messaggio contro l’austerity europea. Quali sono i motivi per cui la maggioranza degli elettori ha preso questa posizione?
La maggioranza dei greci è contraria all’austerity plan, ma è favorevole alle prospettive europee del nostro Paese. La campagna elettorale è stata caratterizzata da numerosi gruppi populisti, che hanno annunciato di voler rifiutare il Memorandum of Understanding firmato con l’Unione europea. In particolare Syriza, guidato da Alexis Tsipras, classificatosi al secondo posto, ha dichiarato che si rifiuterà di riconoscere il debito verso l’estero. I greci stanno affrontando dei gravi problemi per l’elevata percentuale di disoccupati, che riguarda circa un milione di persone. La situazione è quindi molto difficile, perché non è semplice creare un governo di unità nazionale in questa situazione.
Con chi cercherà di allearsi il partito Nuova democrazia?
Ieri abbiamo iniziato le consultazioni con tutte le forze politiche con prospettive e idee europeiste. Syriza ha dichiarato di essere a favore dell’euro e dell’Unione europea, ma sugli obiettivi finanziari le sue affermazioni non sono affatto rassicuranti. E lo stesso Partito Socialista teme di entrare nel nuovo governo dopo il disastro elettorale da cui è stato travolto, e in seguito al quale ha solo il 13% dei voti.
Quindi che cosa accadrà?
L’unica cosa certa è che dobbiamo fare tutto il possibile per formare un governo ed evitare elezioni anticipate, per consentirci di partecipare alla Conferenza della Nato e all’Eurogruppo. La Costituzione prevede che il presidente della Repubblica tenti di affidare l’incarico di governo rispettivamente ai leader dei primi tre partiti classificatisi alle elezioni. Se nessuno di loro riesce a formare un esecutivo, il capo di Stato riunisce i presidenti di tutti i partiti e propone loro la formazione di un governo di unità nazionale. Se anche ciò non è possibile, chiama uno dei due presidenti della Corte Suprema e indice le elezioni anticipate.
L’ultimo governo greco, guidato da Lucas Papademos, è stato formato da ministri tecnici. Perché non tentare di ripetere quell’esperienza?
Quella di un governo tecnico è una delle possibilità sul tavolo, ma tutto dipende dalla volontà dei partiti. Se manca un accordo tra le forze politiche in campo, diventa impossibile la formazione di un esecutivo, di qualsiasi tipo esso sia. Al momento stiamo vagliando tutte le possibilità di un governo politico. Se anche Nuova democrazia e Pasok insieme dovessero avere la maggioranza in Parlamento, non avrebbero comunque la legittimazione politica degli elettori a governare da soli perché sommati hanno ottenuto solo il 33%.
Eppure a Nuova democrazia e Pasok mancano solo due deputati per avere la maggioranza…
Ma anche se riuscissimo a ottenerli, quanto a lungo riusciremo a governare il Paese con il 33% dei voti? Se gli altri sei partiti presenti in Parlamento si rifiutano di entrare in qualsiasi coalizione con Nuova democrazia e Pasok, la prospettiva che ci attende sarà comunque molto difficile.
Qualora alla fine si riuscisse a formare un governo, Nuova democrazia chiederà di rinegoziare gli accordi economici tra la Grecia e l’Ue?
Nuova democrazia ha affermato chiaramente fin dall’inizio che accettiamo tutti gli obiettivi finanziari che ci sono stati indicati dall’Ue, ma ci teniamo aperte le possibilità di ridiscutere alcuni singole parti degli accordi. Ritengo che si tratti di una strada percorribile, per migliorare alcuni aspetti senza venire meno ai nostri impegni europei.
(Pietro Vernizzi)