I conservatori di Nuova Democrazia conquistano il primo posto tra il 28,6 e il 30% dei consensi, seguiti dalla sinistra radicale di Syriza tra il 27,5 e il 28,4%. Sono i risultati, non ancora definitivi, delle elezioni in Grecia nella competizione considerata a torto o a ragione come decisiva per le sorti dell’euro. Crollano i socialisti del Pasok, tra l’11 e il 12,4%, mentre i neonazisti di Alba dorata conquistano tra il 6,5 e il 7,1%. Ilsussidiario.net ha contattato Dimitri Deliolanes, giornalista della tv pubblica greca ERT, per chiedergli di commentare gli exit poll in attesa dei risultati definitivi. Per Delionales, dalle elezioni esce un nuovo bipolarismo: da un lato Nuova Democrazia, cui attende la sfida di rinegoziare il Memorandum of understanding con gli alleati Ue; dall’altra Syriza, che dovrà abbandonare il massimalismo di estrema sinistra per collocarsi su posizioni più moderate.
Rispetto ai risultati del 6 maggio vede delle sostanziali differenze?
Quello che emerge è un nuovo bipartitismo, rappresentato da un lato dal partito della tradizione, Nuova Democrazia, e dall’altro da una forza nuova, Syriza. I partiti più piccoli ne stanno soffrendo vedendo ridimensionati i loro spazi.
Quale nuovo scenario si configura in Grecia dopo queste elezioni?
La crescita di Syriza, guidata da Tsipras, è stata dovuta al fatto che è emerso come un partito che con maggiore coerenza ha lottato contro il Memorandum of understanding sottoscritto con la Trojka. Ha quindi preso gran parte della clientela elettorale del Pasok, i cui delusi sono passati in massa al partito di Tsipras. Il partito socialista crolla invece dal 44% del 2009 all’11/12% di ieri. E’ chiaro quindi che i suoi voti sono passati alla sinistra radicale.
Dopo il voto, quali alleanze si possono trovare nel Parlamento greco?
Il vero discrimine riguarda la posizione nei confronti del Memorandum of understanding. Nuova Democrazia in teoria potrebbe contare su un’alleanza con il Pasok, che però ha già annunciano che non intende partecipare a nessun governo. Almeno sulla carta sarà più facile per Syriza trovare degli alleati nella Sinistra Democratica e nei Greci Indipendenti.
E’ possibile un’alleanza tra i due vincitori, Syriza e Nuova Democrazia?
No. E’ vero che entrambi intendono rinegoziare il Memorandum, ma secondo modalità molto differenti. Il leader di Nuova Democrazia, Samaras, ha firmato il secondo Memorandum, e tra le riforme proposte dal centrodestra ci sono inoltre dei punti che Syriza assolutamente non condivide come le privatizzazioni e la vendita degli asset pubblici. Il governo di unità nazionale, naufragato dopo le elezioni del 6 maggio, non potrà essere riesumato in nessun modo.
Come si spiega il fatto che Nuova Democrazia sia riuscita a conservare il suo bacino di elettori?
Anche Nuova Democrazia è scesa dal 33% del 2009 al 28/30%. In vista di queste elezioni di giugno, il partito di Samaras è sceso inoltre a grandi compromessi accettando nelle sue file molti dissidenti. Ha fatto aperture a Dora Bakogianni, una liberista convinta che si era schierata a favore del Memorandum, a Panagiotis Psomiadis, un esponente dell’estrema destra sotto processo per scandali economici. Ha raschiato quindi il fondo del barile per arrivare primo, tuttavia non è riuscito a confermare i risultati del 2009. C’è quindi anche una crisi di Nuova Democrazia, anche se ovviamente sta lottando degnamente per avere il primo posto.
Da dove nasce questa crisi?
Nuova Democrazia rappresenta il vecchio e, insieme al Pasok, ha grandi corresponsabilità per la profonda crisi economica del Paese. E’ un partito che ha sguazzato a lungo nel clientelismo e nella corruzione, e sicuramente non ha dimostrato di essere in grado di affrontare i suggerimenti e le imposizioni dell’Ue in termini propositivi, facendo capire ai nostri partner europei qual è la situazione del Paese e sollecitandoli quindi a cambiare atteggiamento.
Samaras ha dichiarato di avere firmato il secondo Memorandum in seguito a pressioni molto forti …
Il leader di Nuova Democrazia fino all’ottobre scorso ha avuto un atteggiamento di totale chiusura nei confronti del primo Memorandum, poi a un certo punto si è convertito al secondo Memorandum: è stato un atteggiamento ondivago che ispira scarsa fiducia anche nei nostri partner europei, che pure lo hanno appoggiato considerandolo il male minore. Ora si giocherà tutto sulla sua capacità di rinegoziare il Memorandum.
Se dovesse essere nominato capo del governo, Tsipras riuscirà a fare uscire la Grecia dalla crisi?
In questa campagna elettorale Tsipras ha compiuto in poche settimane un’impressionante evoluzione dal massimalismo che lo distingueva a posizioni molto più responsabili e vicine alla realtà del Paese. Il suo partito è rimasto invece molto in ritardo, abbiamo sentito opinioni discordi, molto massimalismo e sparate di estrema sinistra. Tsipras come leader potrebbe dimostrare di avere delle capacità, sicuramente il suo partito sarà molto più problematico.
(Pietro Vernizzi)