L’alleanza europeista tra Nuova Democrazia e Pasok conta su 163 seggi su 300, e sulla carta è quindi sufficiente per garantire la maggioranza a un governo di unità nazionale. Dopo l’incarico di formare un nuovo esecutivo ricevuto dal presidente Karolos Papoulias, il leader di centrodestra Antonis Samaras ha tempo fino a domani per trovare un accordo con gli altri partiti. Scontato il no di Syriza, mentre la Sinistra Democratica potrebbe entrare a fare parte della maggioranza. Ilsussidiario.net ha intervistato Marietta Giannakou, europarlamentare greca di Nuova Democrazia e una tra le personalità con più chance di essere nominata come ministro.
Onorevole Giannakou, come si spiega il successo di Nuova Democrazia?
La nostra posizione è stata chiara fin dall’inizio e abbiamo dichiarato senza ambiguità che era nostra intenzione restare nell’Eurozona. Gli altri partiti, soprattutto quelli di sinistra come Syriza, hanno invece annunciato che il Parlamento greco avrebbe dovuto approvare una legge per eliminare il Memorandum of under standing (il piano di austerity voluto dall’Ue e sottoscritto dal precedente governo greco, Ndr).
Perché siete contrari alla proposta di Syriza?
Perché una scelta di questo tipo era impossibile e rischiosa, perché la Grecia ha sottoscritto degli impegni precisi con i partner Ue, e quindi per rinegoziarli dobbiamo innanzitutto discuterne con loro. Respingere il Memorandum con una decisione unilaterale sarebbe una scelta scorretta. Il popolo greco ha accettato e compreso la nostra posizione, perché la maggioranza delle persone nel nostro Paese vuole rimanere nell’Eurozona.
Ritiene che Samaras riuscirà a formare il governo?
E’ probabile che Samaras riesca a creare una coalizione di governo con il Partito Socialista e Sinistra Democratica. I tre partiti hanno la stessa linea: sostengono che la Grecia deve rimanere nell’Eurozona, seguire un piano rigoroso e nello stesso tempo lavorare per la crescita. Ma il Pasok non aveva detto che non sarebbe entrato in nessun governo? Vedremo quali saranno i risultati della discussione tra Samaras e Venizelos (in corso al momento dell’intervista, Ndr). Entrambi però hanno riconosciuto che occorre creare un governo di unità nazionale entro le prossime ore. Chi senza dubbi non farà parte di un ipotetico governo Samaras è Syriza, che passerà all’opposizione.
In che modo Samaras riuscirà a convincere i leader Ue a rinegoziare il Memorandum?
Il problema riguarda i diktat tedeschi nei confronti del deficit greco. E’ nostra intenzione rispettare il Memorandum of understanding, ma l’attuale situazione del Paese è quella di una crescita negativa, pari al -6%. Dobbiamo cercare di riagganciare la crescita, ottenendo dall’Ue un’estensione del periodo di tempo entro cui dovremo rispettare i patti. Ritengo che sia uno scenario possibile.
Ma il Memorandum non è già stato firmato?
In quanto parlamentare europea, so per esperienza personale che l’Ue si basa su una negoziazione continua. Grazie a una discussione e a una migliore comprensione della realtà del nostro Paese, troveremo quindi una soluzione che vada bene per tutti.
Anche per la Merkel?
Il cancelliere tedesco probabilmente non accetta la parola rinegoziazione, perché la associa all’idea che la Grecia trovi la scusa per non cambiare nulla. Angela Merkel però è anche una personalità europea, e sa che l’Unione tra gli Stati del Vecchio continente si basa sulla rinegoziazione e il compromesso tra gli interessi di tutti gli Stati. La Grecia non è nulla senza l’Ue, ma d’altra parte i grandi Stati come la Germania senza l’Europa e l’euro perderebbero la loro importanza a livello globale. Dobbiamo quindi discutere insieme dell’idea di Ue che vogliamo costruire e aiutarci a vicenda, in quanto la solidarietà è un principio base dell’Unione.
Samaras riuscirà a traghettare la Grecia fuori dalla crisi?
Non possiamo pensare di uscire dalla crisi in un mese o in un anno. Prima sarà necessario un lavoro molto duro, e finché non ci sarà crescita o la crescita sarà negativa, non cambierà nulla. Uno dei passi indispensabili sarà quello di creare nuovi posti di lavoro.
In che modo?
Le pensioni e i salari non devono essere ridotti, perché altrimenti crolleranno i consumi, il denaro non circolerà e l’intera economia ne risentirà. E’ noto a qualsiasi economista che un piano di austerity non è di per sé sufficiente a creare la crescita. La disoccupazione si combatte passo passo, rafforzando progressivamente la nostra economia.
(Pietro Vernizzi)