Di Luciano Zanardini (Inviato). Il giorno della svolta. Il Paraguay vive una giornata significativa al tempo stesso molto pericolosa per le possibili ripercussioni sociali: il Parlamento, infatti, vota alle 16.30 la destituzione del presidente Fernando Lugo, eletto con il 66% dei voti nell’aprile del 2008. Nelle ultime ore Lugo ha incassato il sostegno dei Paesi vicini sudamericani rappresentati dall’Unasur (i ministri degli esteri sono arrivati direttamente da Rio de Janeiro) che stanno tentando un ultimo sforzo di diplomazia per evitare il giudizio politico così come viene chiamata la sfiducia al Presidente in Paraguay. Cosa viene imputato al Presidente? I due partiti maggiori (Colorado e Liberal) hanno sfiduciato il Presidente, reo secondo parlamentari e senatori di aver soffiato sul fuoco della contestazione sociale, esponendo il Paese all’insicurezza; in particolare si fa riferimento ai 17 morti (tra polizia e carperos, i contadini che occupano le terre dei latifondisti) di venerdì scorso a Curuguaty nell’interno del Paese. Al Presidente non è bastato sostituire il Ministro dell’interno e il capo della Polizia per evitare l’impeachment. La Conferenza episcopale paraguayana ha, invece, chiesto all’ex vescovo Lugo un passo indietro per evitare lo scoppio di una guerra civile. Difficile che possa succedere una retromarcia. Il Presidente vuole sfidare il Parlamento per uscire rafforzato dal confronto e, magari, in uno stato di emergenza governare con poteri speciali per mettere a punto le riforme promesse. Nel discorso alla nazione di giovedì mattina Lugo ha invitato il popolo a farsi sentire, a manifestare contro chi blocca il processo democratico, puntando il dito contro il Parlamento che non gli ha permesso, a suo dire, di realizzare le riforme necessarie, prima fra tutte quella agraria con il tema spinoso delle terre sottratte ai contadini dai grandi proprietari terrieri, soprattutto durante il regime di Stroessner (1954-1989), con documenti e attestati falsi. Ad Asuncion nella giornata odierna sono attesi migliaia di campesinos a sostegno del Presidente Lugo. Campesinos che avevano già protestato le scorse settimane contro la riforma elettorale proposta dal Parlamento.



 La città intanto vive un’atmosfera irreale con i negozi del centro e le scuole che sono chiuse. In allerta anche i militari. Lugo intanto oggi proverà a dimostrare l’incostituzionalità delle accuse a suo carico, ma il Paese rischia la guerra civile. In uno Stato, comunque, dove la corruzione è molto forte, non sono da escludere colpi di scena politici grazie anche all’intervento della diplomazia estera.

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