Alla fine si è largamente confermato il successo dei Fratelli Musulmani che, dopo aver vinto le precedenti elezioni legislative, sono riusciti anche ad aggiudicarsi il presidente. Mohammed Morsi, esponente del movimento, è infatti il nuovo presidente dell’Egitto. E’ assurto alla carica più importante del Paese ottenendo il 51,7% dei voti. Ahmed Shafik, ex generale ed ex primo ministro di Hosni Mubarak, deposto in seguito alle sommosse popolari del 2011, condannato all’ergastolo e, attualmente, in fin di vita, ha ottenuto il 48,3% dei voti. Il primo ha ottenuto più di 13 milioni di voti, il secondo più di 12. Un risultato, in ogni caso, contestato dai suoi sostenitori che affermano che, invece, sarebbe in testa. L’annuncio, tuttavia, è ufficiale ed è stato data dalla commissione elettorale che ha deciso di prendersi tre giorni per analizzare i ricorsi presentati dagli sfidanti che, entrambi, si intestavano la vittoria. Il suo presidente Faruk Sultan, è scatenato l’ironia della rete e, in particolare, numerosi internauti si sono scambiati battute su Twitter per la particolarità della conferenza stampa. E’ durata, infatti, un’eternità. Pare che Sultan, con fare particolarmente ampolloso, abbia ripercorso tutti i precedenti episodi in cui si sono verificati brogli elettorali. Dopo l’annuncio, il vincitore ha ricevuto una telefonata dal capo del consiglio militare egiziano, Hussen Tantawi che gli ha espresso le proprie congratulazioni affermando: «Siamo arrivati a questo momento grazie al sangue versato dai martiri della rivoluzione. L’Egitto inizierà una nuova fase della sua storia». Il nuovo presidente aveva sostituito,nella competizione elettorale, Khairat Saad El-Shater. La commissione elettorale ne aveva, infatti, vietato la candidatura. Morsi ha fatto parte del Parlamento egiziano e sostiene una politica semi-liberale (è favorevole alle aperture del mercato) ma, al contempo, propende per un rafforzamento del welfare statale. Ha intenzione, inoltre, di varare misure a sostegno del reddito dei cittadini più disagiati attraverso un aumento del 2 per cento della tassazione.
In campagna elettorale, inoltre, si è impegnato a ridurre al disoccupazione al 7 per cento, di limare i debiti delle pubbliche amministrazioni e di ridurre l’inflazione. Sul fronte estero, ha manifestato il suo sostegno alla causa palestinese e si è detto intenzionato a togliere il Paese dalla posizione di sudditanza nei confronti degli Stati Uniti.