“La vittoria di Mohammed Morsi metterà fine alle discriminazioni tra cristiani e musulmani, all’origine delle discordie tra le diverse religioni cui abbiamo assistito in passato. Il nostro preciso impegno è di attribuire tutte le cariche istituzionali sulla base soltanto dei talenti, dell’impegno e della specializzazione. Sarà questa la caratteristica fondamentale della gestione del potere da parte dei Fratelli musulmani”. Ad affermarlo è Abdel Fattah, esponente di spicco del Partito Libertà e Giustizia, che commenta così la vittoria alle elezioni presidenziali. Morsi ha staccato il rivale Ahmed Shafiq di 900mila voti, conquistando il 51,7% delle preferenze contro il 48,3%. Promette Fattah: “Daremo vita a un governo tecnico dove i Fratelli musulmani e i salafiti avranno meno del 50% dei ministeri totali, mentre la maggioranza sarà affidata a personalità dei partiti laici”.



Qual è per i Fratelli musulmani il significato di questa vittoria alle elezioni presidenziali?

La vittoria di Mohammed Morsi è una vittoria della rivoluzione egiziana del 25 gennaio e una ricompensa per lo spargimento del sangue degli oltre 1000 martiri rimasti uccisi nel tentativo di rovesciare Mubarak. Dedichiamo questo successo alle famiglie delle vittime del regime corrotto che per 30 anni ha danneggiato il nostro Paese, sparso le discordie tra i musulmani e i cristiani e violato la dignità dei cittadini egiziani. E’ una vittoria dell’anima multiforme dell’Egitto e una pagina nuova nella storia del mio Paese.



Secondo molti Morsi sarà un presidente privo di effettivi poteri …

Tutte le costituzioni del mondo, per consentire al presidente di governare, affidano nelle sue mani le redini del potere: non farlo sarebbe come gettarlo nel mare legato piedi e mani e poi ordinargli di nuotare. Nello stesso tempo, siamo contrari a una Costituzione che attribuisca al presidente i poteri di un nuovo faraone. Occorre quindi moderazione, con un’attribuzione di poteri né eccessivamente blanda né tali da creare una nuova dittatura.

Il numero dei ministri appartenenti a Fratelli musulmani e salafiti sarà inferiore o superiore al 50%?



Ora che il presidente egiziano è Mohammed Morsi, tra pochissimi giorni tutto il mondo assisterà alla nascita di un governo senza precedenti, cui prenderanno parte tutte le forze politiche del Paese. Il Partito Libertà e Giustizia e i salafiti nel nuovo esecutivo saranno la minoranza, mentre la maggioranza andrà a personalità di differente estrazione, siano esse cristiane, liberali o del partito Al-Wafd. Sarà un governo tecnico e di unità nazionale, che guiderà il nostro Paese verso un futuro di prosperità e di benessere. Nell’Assemblea costituente i Fratelli musulmani hanno lasciato ai cristiani solo otto seggi su cento.

 

Quale spazio avranno i copti sotto la presidenza di Mohammed Morsi?

 

Il compito di Morsi non è quello di riservare delle quote ai cristiani, come se i copti avessero bisogno di una sorta di “quote rosa”. Tutti i cittadini egiziani hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri, dobbiamo lasciarci alle spalle un passato che ci auguriamo non si ripeta mai più. Come ha spiegato Morsi stesso nel suo discorso introduttivo, il presidente è stato eletto da tutti i cristiani e da tutti i musulmani. Ora guiderà il Paese sulla base della Costituzione approvata da tutto il popolo egiziano, a qualsiasi religione o partito esso appartenga.

 

I problemi dei copti sono molto concreti: difficoltà a costruire chiese, discriminazioni sul lavoro, nessuna possibilità di carriera militare. Che cosa farete per dare loro una risposta?

 

Il presidente Morsi domenica ha dichiarato di sentirsi ugualmente vicino a tutti i cittadini egiziani. Non ci sarà quindi nessun privilegio, se non sulla base della fedeltà alla Nazione, al grado di specializzazione e all’impegno dimostrato per il benessere della collettività. Se un cristiano conosce bene l’agricoltura, lo sceglieremo come ministro dell’Agricoltura, non in quanto cristiano ma in quanto persona esperta e preparata. Il presidente Morsi lascerà campo aperto a tutti coloro che riusciranno a guidare il Paese e che sono specializzati nei diversi ambiti della scienza, dell’amministrazione o dell’economia. I cristiani potranno quindi essere nominati non solo alla guida di questi settori, ma anche dell’Esercito o della Polizia, sulla base del loro impegno e dei loro talenti.

 

(Pietro Vernizzi)