Il neo presidente egiziano Mohammed Morsi ha annunciato che nominerà un vice presidente donna e uno cristiano. Una mossa a sorpresa per il rappresentante dei Fratelli musulmani, un movimento islamico radicale di cui molti temono l’intransigenza. Fin dal suo discorso inaugurale, Morsi ha puntato però a spaiare le carte, rivolgendosi innanzitutto ai copti, alle donne, agli intellettuali e ai magistrati. Nel frattempo lo sconfitto del ballottaggio, Ahmed Shafiq, è partito in tutta fretta per gli Emirati Arabi dopo essere stato accusato di corruzione. Anche se la maggiore incognita resta quale sarà ora il comportamento dell’Esercito. Per Camille Eid, giornalista arabo cristiano e professore all’Università Cattolica di Milano, “per l’Egitto è realmente giunta l’ora della verità. Entro pochi giorni si capirà quali sono le vere intenzioni dei Fratelli musulmani e se l’Esercito è stato davvero il custode della transizione democratica, o se mirava soltanto a preservare il suo potere”.



Shafiq ha già lasciato l’Egitto. Che cosa ne pensa delle voci su una sua fuga?

Se Shafiq fosse fuggito, non lo avrebbero lasciato partire tranquillamente. In aeroporto è stato accolto nella sala dei vip, tra le contestazioni di alcuni cittadini che lo hanno accusato di avere sottratto denaro pubblico. E’ probabile che Shafiq volesse concedersi un momento di riposo dopo lo stress degli ultimi giorni. La sua non è stata una fuga, in quanto la sua partenza era più che ufficiale. L’accusa pende tuttora sulla sua testa, sarà semmai compito dell’Egitto chiederne la sua estradizione. Se poi decidesse di non fare ritorno in Egitto, sarebbe una conferma delle accuse nei suoi confronti che danneggerebbe innanzitutto lo stesso Shafiq.



Morsi nel frattempo ha annunciato di voler nominare un vicepresidente donna e uno cristiano …

Il pragmatico Morsi sta dimostrando una certa abilità nel gestire la presidenza. La sua però è soltanto una dichiarazione d’intenti e bisogna vedere se seguiranno i fatti. In Egitto la carica di vicepresidente non ha mai significato nulla, tanto è vero che Mubarak dal 1981 al 2011 non ha nominato nessuno in questo ruolo. Rimane comunque il gesto simbolico di Morsi, che si è rivolto a due categorie molto discriminate in Egitto: le donne e i copti. Già nel suo primo discorso il neo presidente ha parlato di rispetto dei diritti dell’uomo e in particolare della donna e delle minoranze, cercando di tranquillizzare i copti. La scelta dei vicepresidenti è l’affermazione di questa nuova direzione, che speriamo tutti sia reale e non solo di facciata. In queste ore Morsi si è incontrato con il vescovo Pacomio, leader ad interim della chiesa copto-ortodossa, anche questa rappresenta un’apertura.



Sabato si terrà la prima sessione dell’Assemblea Costituente. Gli auspici sono positivi?

Nel lungo braccio di ferro tra Consiglio militare e Parlamento sulla composizione dell’Assemblea Costituente, si era trovato un compromesso nominando 61 esponenti della società civile tra cui magistrati, intellettuali e personalità copte. Esistono però alcune perplessità, in quanto gli altri 39 “padri costituenti” sono deputati del parlamento sciolto dalla Corte suprema. Secondo alcuni questo porterà a dichiarare illegittima anche la nuova Costituente. Prima di rifare tutto da capo, occorrerebbe però chiarire la posizione del nuovo presidente. Resta da vedere se nei suoi incontri con i militari, Morsi cercherà di convincerli a restituire legittimità al Parlamento o se li asseconderà dichiarando nulle le elezioni politiche. E inoltre, se cercherà o meno un compromesso sull’Assemblea Costituente. Il sit-in in piazza Tahrir mira a dichiarare definitivamente illegittima la Camera. Il Consiglio militare è già tornato sui suoi passi in diverse occasioni, e anche in questo caso potremmo assistere a un ribaltamento delle decisioni prese.

 

Che cosa c’è dietro a questi continui cambiamenti di rotta?

 

Nelle settimane scorse sembrava che tutto facesse pensare al colpo di Stato mascherato a parte dell’Esercito, perché erano state diminuite le prerogative del nuovo presidente, cui si era aggiunta una serie di decreti sospetti. Il primo banco di prova sarà ora se i militari consegneranno il potere al presidente Morsi, come prevede la road map stabilita nei mesi scorsi. E’ qui che si dimostrerà se l’Esercito si è limitato a guidare la transizione, o se sta cercando di preservare i suoi interessi. Il passaggio dei poteri avrebbe dovuto avvenire entro la fine di giugno, ma è chiaro che l’Esercito farà di tutto per restare attaccato alla poltrona. Adesso in Egitto sta arrivando l’ora della verità. La dichiarazione della vittoria di Morsi ha evitato molti guai al Paese, ma non è ancora finita e le manifestazioni continue nelle piazze egiziane lo dimostrano.

 

(Pietro Vernizzi)