La Corte Costituzionale egiziana rinvia tutto al mittente definendo la scelta di sciogliere il parlamento “definitiva e vincolante”: una risposta salda e ferma al neo presidente Mohamed Morsi, che ieri aveva annullato con un decreto lo scioglimento dell’organo parlamentare, deciso dal Consiglio supremo militare il 15 giugno scorso in base ad una sentenza emessa proprio dalla Corte costituzionale. Nel riconvocare il Parlamento, Morsi ha però indicato la sua intenzione di convocare nuove elezioni politiche, non alla scadenza normale, ma entro sessanta giorni dall’approvazione della nuova costituzione, cui sta attualmente lavorando una speciale Commissione che ha il compito di redigerne il testo. Domani verranno anche presi in esame diversi ricorsi contro il decreto presidenziale ma, nelle more di questi dibattiti giuridici e istituzionali, la gente ha ripreso a scendere in piazza e si sono già verificati scontri tra sostenitori e oppositori di Morsi. Questi ultimi hanno già dichiarato che impediranno l’apertura del Parlamento. Oggi ilSussidiario.net , prima di questi ultimissimi avvenimenti, aveva intervistato Abdel Fattah, esponente di spicco del Partito Libertà e Giustizia, che ha spiegato la posizione della Fratellanza Musulmana.



La riconvocazione del parlamento appare come un atto di forza del presidente Morsi. C’è un messaggio preciso che il capo dello Stato vuole dare al consiglio supremo militare?

Secondo me, il presidente ha cercato di trovare un equilibrio fra poteri, in particolare fra quello giuridico e quello legislativo. In realtà, alla Corte Costituzionale non spettava sciogliere il parlamento ma Morsi ha, strategicamente, accettato questa decisione per alcune settimane. Le sedute parlamentari sono state interrotte da metà giugno e da quella data il presidente si limitato ad attendere.



Perchè?

Semplicemente, perchè oggi ha ritenuto opportuno far valere la propria autorità riconvocando l’assemblea, a mio parere, per dare un segnale forte ai partiti che desiderano candidarsi per le prossime elezioni che dovrebbero svolgersi più o meno fra tre mesi.

Non pensa che quello di oggi sia stato un gesto di “sfida”?

Non credo, proprio oggi il presidente Morsi con al maresciallo Tantawi hanno assistito alla Laurea di nuovi ufficiali presso due accademie militari, apparendo in pubblico insieme. Non c’è un vero e proprio scontro:esistono, certamente alcune divergenze che giudico del tutto normali durante un periodo che vede un tentativo di riequilibrio dei poteri dello Stato: il momento è molto delicato e non possiamo negare che ci sia un dibattito a livello costituzionale e giuridico. Ad esempio, decreti emessi dal Consiglio Supremo non sempre si sono allineati con la Corte Costituzionale. Tutto questo è frutto della rivoluzione del 25 gennaio che ha creato punti di vista diversi e a volte addirittura divergenti, ma non vedo vero e propri scontri sulla scena politica egiziana.



 

La linea di demarcazione dei poteri in mano al presidente e al Consiglio supremo militare non è netta e ben definita.

 

Dal momento in cui il presidente è stato eletto dal popolo, il Consiglio supremo gli ha di fatto trasmesso tutti i poteri, tranne quello legislativo che è rimasto nelle mani del Consiglio. Dobbiamo tenere a mente che questo è un periodo di transizione che deve fungere da ponte fra l’elezione del capo dello Stato e il ritorno alle urne: in mezzo, c’è anche il delicatissimo compito di riscrivere ex novo l’intera costituzione.

 

Quali saranno, dunque, le prossime mosse di Tantawi e dei militari in questo periodo di avvicinamento alle prossime elezioni?

 

L’esercito è’ un’istituzione importantissima per il popolo egiziano: ha guidato la Patria durante la rivoluzione di piazza Tharir ed è il custode della nuova democrazia. Non impediranno lo svolgimento del cammino democratico.

 

Il presidente degli Stati Uniti, Barak Obama ha invitato Morsi per una visita alla Casa Bianca in autunno. La visione americana dei Fratelli Musulmani è cambiata?

 

Quando Morsi si recherà negli Stati Uniti lo farà in qualità di presidente di tutti gli egiziani, rappresentando indistintamente cristiani, musulmani, liberali o copti e tutti gli altri cittadini della nostra Patria. Ora che ha assunto questa carica la sua provenienza politica, cioè il partito dei Fratelli Musulmani, non conta più nulla.