Un attentatore si è fatto esplodere nella provincia di Samangan, nel nord dell’Afghanistan, durante una festa di matrimonio provocando almeno 23 vittime. Decine i feriti, che potrebbero essere anche un centinaio. Secondo quanto si è appreso fino ad ora, il kamikaze si è fatto esplodere mentre era in corso la festa per le nozze di Ahmad Khan Samangani, deputato alla Camera bassa del Parlamento nazionale, che si stava svolgendo nella residenza di famiglia. Un ricevimento illustre a cui erano presenti alti funzionari e autorità locali e, secondo quanto riferito da un portavoce delle forze di sicurezza nel nord dell’Afghanistan, l’attentatore avrebbe scelto di far deflagrare l’ordigno proprio nel momento in cui stava dando la mano al padrone di casa, l’ex comandante militare. Samangani è stato inoltre la guida dei mujaheddin e ha combattuto negli anni Ottanta contro i sovietici e dal 1996 al 2001 contro i talebani. Proprio questi ultimi, attraverso il loro portavoce, hanno negato ogni responsabilità spiegando che Khan, essendo popolare, potrebbe aver avuto molti nemici. Il kamikaze è riuscito quindi a mescolarsi tra la folla presente al ricevimento e, probabilmente con l’esplosivo nascosto dai vestiti, ha messo in atto la strage in cui hanno perso la vita più di venti persone. “Era la festa di matrimonio della figlia di Ahmad Khan Samangani, che aveva organizzato il ricevimento”, ha successivamente raccontato il governatore provinciale Khairullah Anosh, mentre in un recente comunicato il presidente Hamid Karzai ha “condannato con forza” l’attacco kamikaze. Nella nota si legge anche che da Kabul è partita una delegazione alla volta di Aybak che dovrà “fare luce sugli eventi”. Secondo le prime ricostruzioni, il terrorista ha raggiunto la casa di Khan a piedi ed è riuscito a entrare al ricevimento mescolandosi agli invitati. Ha poi fatto esplodere la carica che portava nascosta sotto gli indumenti, proprio mentre si trovava vicino al dignitario. Samangani è diventato celebre durante la lotta in Afghanistan contro i sovietici, che dopo dieci anni di occupazione lasciarono il Paese nel 1989. 



Successivamente era entrato in Parlamento ed era considerato un leader chiave nella provincia di Samangan.

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