Per la Russia quella che si sta sviluppando in queste ultime ore in Siria è la battaglia definitiva. I ribelli anti Assad infatti hanno cominciato a combattere per le strade della capitale, portando l’attacco al cuore del regime. Lo hanno fatto uccidendo un obbiettivo di altissimo livello, il ministro della difesa siriano, vittima di un attentato che potrebbe essere stato opera di un kamikaze. Nell’attentato sono rimasti feriti il capo dei servizi di sicurezza e il ministro degli interni. Secondo alcune ipotesi il kamikaze sarebbe stato una guardia del corpo, ma si sta indagando sulle effettive cause dell’spolsione, si pensa infatti anche a un missile lanciato dall’esterno. E’ un segno del disfacimento del regime di Assad: si contano infatti sempre più disertori nell’esercito siriano. Due generali di brigata avrebbero attraversato il confine fuggendo in Turchia: in tutto sono oggi venti gli alti ufficiali che hanno disertato. Con i due generali hanno disertato anche circa trecento soldati. Tornando all’attentato, ne sono rimasti vittime il ministro siriano della Difesa, Dawoud Rajiha e il suo vice Assef Shawkat (che era anche cognato di Assad). Si trovavano nel quartiere generale della sicurezza impegnati in una tavola rotonda tra il governo e i capi dei servizi di sicurezza. La televisione di Hezbollah avrebbe dato la notizia della morte anche del ministro degli interni Al Manar, ma la televisione di stato ha smentito. E’ ferito, ma in condizioni stabili. L’attentato è stato rivendicato dal Libero esercito siriano smentendo che sia stato un kamikaze a portarlo a termine. Ha rivendicato che questo attentato è l’inizio dell’operazione Vulcano di Damasco e il terremoto della Siria che dovrebbe portare al rovesciamento del regime. Da parte sua Assad non ha nessuna intenzione di abbandonare e annuncia anzi ritorsioni minacciando di tagliare le mani dei ribelli. Il regime ha inoltre detto che i ribelli sono stati armati da forze straniere: “Le forze armate sono determinate a finire di uccidere le bande terroristiche e i criminali e a ricercarli ovunque si trovino”. Nelle ultime 48 ore si sono registrati intanto scontri sempre più frequenti nelle strade della capitale in particolare in un raggio di quattro chilometri dal quartiere generale degli osservatori dell’ONU. 



Secondo testimonianze provenienti dalla Siria, negli scontri a Damasco sarebbero già stati uccisi circa sessanta militari.

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