Le prime notizie parlano di un pullman di turisti israeliani devastato da una bomba in Bulgaria, di almeno sette morti e decine di feriti: uno scenario di guerra che devasta la tranquilla città balneare di Burgas in Bulgaria. Gente che va in vacanza come tutti, ammazzata a tradimento da un assassino che non conoscevano. E’ un delitto assurdo, diremmo noi italiani, che pure abbiamo conosciuto negli anni Settanta il terrorismo politico, terribile ma diretto contro persone che in qualche modo avevano un ruolo sociale identificato dai criminali come nemico. Qui invece non è questione di ruolo, di funzione, di posizione politica. C’entra l’essere israeliani, o meglio ebrei – dato che attentati simili avevano colpito in passato per esempio il centro sociale ebraico di Buenos Aires. Per questo delitto era stato incriminato dalle autorità argentine l’attuale ministro della Difesa iraniano, e questo è un forte indizio. Altri indizi sono la scoperta a Cipro la settimana scorsa di un piano per un attentato analogo, e l’arresto da parte delle autorità locali di un miliziano di Hezbollah, organizzazione terrorista libanese legata all’Iran; e nei mersi scorsi di altri terroristi iraniani con piani per attentati contro diplomatici e turisti iraniani in Thailandia, Azerbaigian, India. Insomma la matrice di questo attentato è molto probabilmente islamica e iraniana.
Noi italiani, come dicevo, facciamo fatica anche solo a pensare che qualcuno metta una bomba su un pullman di turisti qualunque e faccia strage di perfetti sconosciuti. Gli israeliani invece purtroppo conoscono bene questi lutti. Il terrorismo palestinese, fino all’erezione della barriera di separazione che rende difficile il passaggio fra le zone dominate da Hamas e Al Fatah e il territorio israeliano, ha provocato centinaia di vittime innocenti puntando proprio sugli autobus, ma anche su altri luoghi di riunione pacifica come bar, ristoranti, alberghi dove si celebravano le feste. Sono passati pochi mesi dall’ultimo di questi episodi, quando un gruppo di terroristi provenienti dal Sinai, che praticamente è fuori dal controllo del governo centrale egiziano, ha assalito un autobus diretto alla località turistica di Eilat, facendo diverse vittime.
E bisogna ricordare anche la strage avvenuta poco più di un mese fa in Francia, dove un immigrato algerino se la prese con gli alunni di una scuola ebraica di Tolosa ammazzando a sangue freddo bambini agguantati e tenuti fermi per il collo, onde sparare loro meglio. E cade in questi giorni il quarantesimo anniversario della strage di Monaco, quando un commando palestinese entrò nel quartiere israeliano del villaggio olimpico, uccidendo undici atleti israeliani. Una petizione perché la loro morte fosse ricordata con un minuto di silenzio alle prossime Olimpiadi di Londra è stata respinta dal Comitato Olimpico, per timore di ritorsione dei Paesi arabi, che evidentemente si sentono ancora oggi più vicini ai killer che alle vittime del terrorismo.
Normalmente si legano questi episodi al conflitto fra Israele e palestinesi. Il quale però è in una fase di calma, anzi nell’ultimo anno ha costituito un’isola di relativa tranquillità in mezzo alle convulsioni del mondo arabo. Fra Gerusalemme e Ramallah e Gaza non vi è stato nulla di paragonabile alle stragi e alla guerra civile che hanno insanguinato la Siria, la Libia, lo Yemen. E fra tutti i conflitti che insanguinano il mondo in questi anni non si conoscono episodi analoghi: nessuno ammazza i turisti cinesi per via del Tibet o i russi a causa della Cecenia, nessuno propone di boicottare quei Paesi, nessuno organizza flottiglie e altri strumenti di delegittimazione.
Vi è dunque in quest’odio terribile, nella sete di sangue che induce a braccare delle famiglie in vacanza fin sul Mar Nero, nella pacifica e neutrale Bulgaria dove le fedi convivono pacificamente da decenni. Questo qualcosa in più si chiama antisemitismo, è lo stesso odio che indusse a costruire Auschwitz e a rastrellare settant’anni fa gli ebrei a Parigi, a Roma, in tutt’Europa. E che indusse allora il precursore degli islamisti di oggi, Amin Husseini muftì di Gerusalemme, ad andare fino a Berlino per stringere un’alleanza con Hitler e poi in Bosnia a organizzare un battaglione di SS musulmane. Questa è la causa vera, la bestia selvaggia che colpisce in tutta Europa e nel mondo essi umani non per quel che fanno di buono e di cattivo, ma per quel che sono, per la loro nazionalità, cultura, religione o “razza”, per essere insomma degli ebrei.
Tutte le persone civili, i democratici, non debbono solo condannare un’attentato così orribile, ma anche le sue cause, la sua ideologia, l’odio antisemita che oggi non alberga più tanto nella mente dei tedeschi, ma nelle ferneticazioni degli islamisti.