I ribelli anti-Assad ieri hanno colpito il palazzo del governo uccidendo due ministri e ferendo il responsabile dei servizi segreti. La vittima più illustre è Dawoud Rajiha, ministro della Difesa, cognato di Assad e di religione cristiana. In un comunicato letto alla tv di Stato, un leader dell’Esercito ha dichiarato che le forze armate restano “più determinate che mai ad affrontare tutte le forme di terrorismo e a tagliare le mani di chi mette in pericolo la Siria”. Per Kamel Wazne, politologo libanese e commentatore della tv satellitare Al Jazeera, “Assad è ancora molto lontano dal capitolare ed entrambe le forze in campo combatteranno fino all’ultimo sangue. La guerra in corso rischia di propagarsi a Libano, Israele, Iran e Arabia Saudita, e in caso di una caduta di Assad assisteremo a una fuga in massa dei cristiani come è avvenuto in Iraq dopo la fine di Saddam Hussein”.
I ribelli sono arrivati a Damasco. Quanto è vicina la capitolazione di Assad?
L’escalation in Siria ha raggiunto un punto molto critico. Quella che sta avendo luogo è una vera guerra, ed è evidente che ci aspettano giorni estremamente duri. Prima che cambi realmente qualcosa, in Siria scorrerà ancora del sangue copioso. Il presidente Assad, nonostante le pesanti perdite riportate ieri, continua ad avere un esercito numeroso in grado di combattere per lui. Può fare affidamento su un numero di soldati tra le 100mila e le 200mila unità, il cui nocciolo duro è composto da alawiti che combatteranno fino all’ultimo.
Che cosa si aspetta dal voto alle Nazioni Unite di questa settimana?
L’Onu, l’Occidente e i Paesi del Golfo non sono stati in grado di gestire la situazione come avrebbero dovuto. Ciò di cui c’era bisogno era una piattaforma politica in grado di far sì che il governo e l’opposizione di riunissero attorno a un tavolo per discutere una soluzione che fosse accettabile per tutti. Purtroppo ormai è troppo tardi per un compromesso, e l’escalation di violenza è destinata a raggiungere il suo apice. Alla fine avremo un vincitore, ma nel frattempo quante altre migliaia di morti dovremo contare?
Quali saranno le conseguenze per i Paesi confinanti?
Quanto sta avvenendo in Siria è estremamente pericoloso per tutto il Medio Oriente e può portare a una guerra regionale. Sono diverse le nazioni che possono essere colpite, incluse Libano, Iraq, Israele e ovviamente l’Iran, per non parlare dei Paesi del Golfo. In una parola, l’intera regione sarebbe coinvolta se le cose dovessero sfuggire di mano, specialmente per il fatto che sappiamo che in Siria ci sono delle armi chimiche e batteriologiche.
E’ soltanto di propaganda, come nel caso dell’arsenale segreto di Saddam Hussein?
Sul fatto che Assad disponga di armi chimiche e biologiche non ci sono dubbi. Ritengo che il presidente non abbia intenzione di usarle, ma nessuno può dire in quali mani potranno finire nei prossimi giorni. Finché sono sotto il controllo dell’esercito siriano non rappresentano una minaccia, ma se dovessero impadronirsene alcune componenti dell’opposizione ci troveremmo di fronte a gravi rischi. Sappiamo che in Siria Al Qaeda non solo è presente, ma è coinvolta massicciamente nella lotta contro Assad.
Ieri è stato ucciso il ministro Rajha. Ritiene un caso che si sia trattato di una vittima cristiana?
Nelle ultime ore i ribelli hanno ucciso numerose persone, musulmane e cristiane. L’assassinio del ministro della Difesa, Dawood Rajha, non mirava quindi a colpire nello specifico una personalità cristiana, ma tutti coloro che sono sinceramente leali al presidente. L’operazione militare è stata condotta senza badare alle appartenenze religiose. La situazione delle minoranze, e in particolare dei cristiani, diventerà problematica in seguito, soprattutto nell’ipotesi di un collasso del regime.
In che senso?
In questa fase l’uccisione di Rajha rientra nel tentativo di scalzare Assad. Ma se il presidente dovesse perdere il potere, i cristiani si troverebbero in una posizione molto difficile. Il loro futuro sarebbe simile alla situazione della Chiesa in Iraq, e anche restare in Siria diventerebbe molto pericoloso per i non musulmani. Ciò che si verificherebbe sarebbe quindi un enorme esodo verso il Libano e probabilmente verso i Paesi occidentali. Le minoranze sarebbero marginalizzate e discriminate dall’attuale opposizione, se quest’ultima dovesse arrivare a controllare il Paese. Un’ipotesi però ancora lontana dal realizzarsi.
(Pietro Vernizzi)
Quanto sta avvenendo in Siria è estremamente pericoloso per tutto il Medio Oriente e può portare a una guerra regionale. Sono diverse le nazioni che possono essere colpite, incluse Libano, Iraq, Israele e ovviamente l’Iran, per non parlare dei Paesi del Golfo. In una parola, l’intera regione sarebbe coinvolta se le cose dovessero sfuggire di mano, specialmente per il fatto che sappiamo che in Siria ci sono delle armi chimiche e batteriologiche.
E’ soltanto di propaganda, come nel caso dell’arsenale segreto di Saddam Hussein?
Sul fatto che Assad disponga di armi chimiche e biologiche non ci sono dubbi. Ritengo che il presidente non abbia intenzione di usarle, ma nessuno può dire in quali mani potranno finire nei prossimi giorni. Finché sono sotto il controllo dell’esercito siriano non rappresentano una minaccia, ma se dovessero impadronirsene alcune componenti dell’opposizione ci troveremmo di fronte a gravi rischi. Sappiamo che in Siria Al Qaeda non solo è presente, ma è coinvolta massicciamente nella lotta contro Assad.
Ieri è stato ucciso il ministro Rajha. Ritiene un caso che si sia trattato di una vittima cristiana?
Nelle ultime ore i ribelli hanno ucciso numerose persone, musulmane e cristiane. L’assassinio del ministro della Difesa, Dawood Rajha, non mirava quindi a colpire nello specifico una personalità cristiana, ma tutti coloro che sono sinceramente leali al presidente. L’operazione militare è stata condotta senza badare alle appartenenze religiose. La situazione delle minoranze, e in particolare dei cristiani, diventerà problematica in seguito, soprattutto nell’ipotesi di un collasso del regime.
In che senso?
In questa fase l’uccisione di Rajha rientra nel tentativo di scalzare Assad. Ma se il presidente dovesse perdere il potere, i cristiani si troverebbero in una posizione molto difficile. Il loro futuro sarebbe simile alla situazione della Chiesa in Iraq, e anche restare in Siria diventerebbe molto pericoloso per i non musulmani. Ciò che si verificherebbe sarebbe quindi un enorme esodo verso il Libano e probabilmente verso i Paesi occidentali. Le minoranze sarebbero marginalizzate e discriminate dall’attuale opposizione, se quest’ultima dovesse arrivare a controllare il Paese. Un’ipotesi però ancora lontana dal realizzarsi.
(Pietro Vernizzi)