“Il collasso del regime è questione di giorni o al massimo di settimane, il governo non è più in grado di controllare la capitale Damasco e nel mese di Ramadan che inizia oggi i ribelli intensificheranno i loro attacchi”. Ad affermarlo è Obaida Fares, uno dei politici più influenti dell’opposizione e membro del Consiglio Nazionale Siriano. “Disertate e unitevi a noi, non vi torceremo un capello – è l’appello di Fares ai soldati che combattono per Assad -. Non è mai troppo tardi per entrare a far parte della rivoluzione”. Mentre gli scontri a Damasco si vanno facendo di ora in ora più cruenti e lo stesso Assad ha abbandonato la capitale, chi non si arrende fino all’ultimo sono Russia e Cina che ieri hanno posto l’ennesimo veto contro la risoluzione Onu. Ilsussidiario.net ha sentito telefonicamente Fares, che da Londra è in contatto minuto per minuto con i generali ribelli che guidano l’avanzata.



Qual è la situazione militare a Damasco?

Nella capitale l’Esercito Siriano Libero sta diventando sempre più forte e il regime è in una posizione di debolezza. Mercoledì ha perso i suoi leader militari più importanti, e per il governo non sarà facile sostituirli. Nell’arco di pochi giorni assisteremo a un evolversi molto rapido della situazione.



Che cosa ci dobbiamo aspettare?

L’Esercito Siriano Libero potrebbe ottenere il controllo di nuove aree all’interno di Damasco, è possibile che si assista alla fuga dalla Siria di alcuni leader e dello stesso Assad. Il presidente si sarebbe già rifugiato a Latakia, e questo significa che il governo non è più capace di controllare Damasco. E’ probabile un collasso del regime nell’arco di poche settimane o di pochi giorni.

Durante il Ramadan ridurrete le operazioni militari in segno di rispetto verso il mese sacro dell’Islam?

No, le aumenteremo in quanto il Ramadan è collegato a un’idea di sacrificio e i combattenti saranno più incoraggiati a lottare e ad affrontare qualsiasi tipo di sofferenza.



Che cosa ne pensa del nuovo veto di Russia e Cina alla risoluzione Onu?

Le nostre aspettative nei confronti delle Nazioni Unite erano fin dall’inizio molto scarse. Ci hanno deluso per 14 mesi, e quindi non speravamo granché dal voto di ieri. Avremmo voluto che agissero nei confronti dei crimini di Assad all’inizio delle rivolte, non ora. Dopo quanto è avvenuto ieri, le persone in Siria non seguiranno più né l’Onu né il suo Consiglio di Sicurezza.

Quali saranno le prossime iniziative politiche del Consiglio Nazionale Siriano?

L’opposizione chiede alla comunità internazionale di esercitare una maggiore pressione sul regime, in modo da convincerlo a dimettersi e a cedere il potere al popolo. Questo è l’unico impegno politico di cui possiamo parlare oggi, mentre non c’è più spazio per alcuna negoziazione con il regime in quanto quest’ultimo non si è rivelato minimamente disponibile al confronto. Mercoledì i ribelli hanno ucciso due ministri di Assad.

 

Ci può rivelare i retroscena sull’organizzazione dell’attacco?

 

L’attacco è stato organizzato da alcuni gruppi dell’Esercito Siriano Libero che nei prossimi giorni fornirà tutti i dettagli su quanto è avvenuto nel quartier generale della sicurezza nazionale. I due ministri sono stati colpiti da una piccola esplosione, e non da una bomba di grandi dimensioni, e le persone che si trovavano all’interno delle stanze sono rimaste uccise.

 

Assad gode ancora del sostegno di molti siriani e soprattutto di una minoranza religiosa, gli alawiti. Se vincerete che cosa farete loro?

 

Il Consiglio Nazionale Siriano sta collaborando attivamente con molti gruppi appartenenti alla setta alawita e alle altre minoranze religiose presenti nel Paese. Non è necessario quindi fornire loro alcuna rassicurazione, perché sono i nostri partner nella rivoluzione. Diverso è il caso dei sostenitori di Assad, che provengono da tutte le religioni e che lo hanno appoggiato in cambio di benefici come denaro e favori di vario tipo. A queste persone possiamo solo promettere che appena potremo lavoreremo per garantire giustizia per tutti e per costruire un Paese dove chiunque sia accolto e nessuno rimanga escluso, né per motivi religiosi né per qualsiasi altra appartenenza.

 

Vi vendicherete contro chi ha combattuto per Assad?

 

L’Esercito Siriano Libero e il Consiglio Nazionale Siriano chiedono a quanti stanno combattendo per Assad di fermarsi e di consegnare le armi. Chiunque accetterà di farlo, sarà protetto dalle armate ribelli. Come è avvenuto in Libia, alcuni sostenitori di Bashar Assad continueranno il loro combattimento fino alla fine, e noi purtroppo non possiamo farci niente. Ma chiunque accoglierà il nostro appello non ha nulla di cui temere. Tutti i soldati che hanno disertato dalle truppe del governo sono stati accolti nel migliore dei modi dall’Esercito Siriano Libero, e nessuno ha torto loro un capello. Non è mai troppo tardi per unirsi alla rivoluzione.

 

(Pietro Vernizzi)