“Assad ha perseguitato i cristiani durante l’occupazione siriana in Libano, e oggi afferma di essere l’unico in grado di proteggerli. Chi come me ha subito in prima persona le sue angherie nel Paese dei Cedri non crede minimamente al despota di Damasco. I cristiani in Medio Oriente hanno una sola arma, la loro fede e la loro determinazione, affidarsi a al potere umano di qualche dittatore è quanto di più anticristiano si possa immaginare”. Ad affermarlo è Boutros Harb, uno dei più importanti politici cristiani in Libano, ministro del Lavoro nel 2010 ed esponente della Coalizione 14 Marzo.
Harb, quale soluzione può essere trovata per fermare la guerra in Siria?
Innanzitutto, la questione principale è che il presidente Bashar Assad deve rassegnare le dimissioni e rinunciare al suo ruolo. Per un regime che sta uccidendo la sua gente, non è possibile continuare a restare al potere. La rivoluzione è nata per chiedere diritti e libertà. Nel momento in cui l’alternativa è tra aiutare i cittadini che reclamano i loro diritti e sostenere un regime che sta uccidendo la sua gente, ritengo che la scelta possa essere una sola. L’unica posizione degna nei confronti della Siria è quella di chi chiede che il regime dispotico sia trasformato in uno democratico, dove le elezioni siano in grado di decidere il futuro del Paese.
Concretamente, come è possibile fare a convincere Assad?
La comunità internazionale e i singoli Stati devono cercare un compromesso e offrire ad Assad una via d’uscita in grado di garantirgli l’incolumità. In questo modo è possibile mettere fine allo spargimento di sangue. Se si potesse adottare anche in Siria la soluzione trovata nello Yemen, sarebbe una cosa positiva. Sono invece contrario a un intervento militare dell’Europa, che creerebbe soltanto ulteriori problemi, soprattutto dopo che Cina e Russia si sono rifiutate anche solo di contemplare questa ipotesi.
Se Assad se ne andrà, ai cristiani in Siria avverrà quello che sta accadendo in Iraq e in Egitto?
No, la situazione in Siria è molto diversa. I cristiani sono una parte originale e importante della società siriana, alcuni stanno partecipando attivamente alla rivoluzione con lo scopo di convincere la comunità internazionale e soprattutto i cristiani a non fare più affidamento su Assad. Il dittatore strumentalizza i cristiani per difendere i suoi interessi.
Come si spiega allora le posizioni del patriarca Gregorio III Laham contro le rivolte?
Con il fatto che il regime di Assad tiene i cristiani sotto ricatto con la sua propaganda. Sono profondamente convinto del fatto che la società siriana non perseguiterà affatto i cristiani, che dopo la caduta di Assad riusciranno a vivere liberamente come le persone di qualsiasi altra religione.
Come fa a esserne certo?
Perché il regime siriano ha perseguitato i cristiani in Libano, che è il Paese in cui il ruolo dei cristiani è più importante in tutto il mondo arabo. Hafiz Assad e suo figlio Bashar Assad, durante l’occupazione del Libano tra il 1976 e il 2006, hanno ucciso i cristiani, ne hanno distrutto le comunità, hanno esiliato o incarcerato i loro leader. Chi si è reso responsabile di questi crimini, quale credibilità ha quando afferma di volere difendere i cristiani in Siria?
Ma quella contro Assad non è una propaganda dei musulmani più radicali?
Allora le racconterò io qualcosa da cristiano. In Libano l’Esercito siriano ha bombardato tutte le città e i villaggi cristiani e ha perseguitato tutti i leader cristiani senza esclusione. Michel Aoun, leader del Free Patriotic Movement, è stato mandato in esilio, altri hanno rischiato di essere uccisi.
Qual era il piano del governo siriano?
Marginalizzare il più possibile i cristiani, in quanto il loro ruolo nella vita politica e sociale libanese infastidiva e preoccupava chi deteneva il potere a Damasco.
Quale può essere allora il futuro dei cristiani nel mondo arabo?
I cristiani si trovano nel Medio Oriente perché ciascuno di essi ha preso una decisione personale, quella di restarvi e di non seguire l’esempio dei molti che al contrario hanno deciso di fuggire in Occidente. Sapevano quindi che ogni giorno avrebbero dovuto affrontare una sfida e avrebbero dovuto vivere come una minoranza. La fede e la determinazione è l’unica arma che hanno i cristiani per continuare a essere delle persone libere che vivono nei Paesi arabi. E’ a quest’arma che si devono affidare, e non alla “protezione” di un regime dispotico. I cristiani in Siria sono privi di qualsiasi diritto politico. Magari possono arricchirsi, ma possono vivere solo come individui, e mai da cittadini.
(Pietro Vernizzi)