“C’è una responsabilità indiretta, ma reale, dei Paesi occidentali, dell’Europa e dell’America sul sangue versato dai martiri cristiani in Africa”. A dire così è padre Samir Khalil Samir, gesuita, filosofo, teologo ed esperto del mondo islamico, in una conversazione con IlSussidiario.net. “Esiste un gioco mondiale dove l’ideologia radicale islamica” dice ancora padre Samir “che proviene dall’Arabia Saudita e dagli altri Paesi della penisola araba, viene sostenuta finanziariamente e dunque anche con le armi dalla tecnologia e dai soldi americani ed europei. Tutti i Paesi cercano di essere amici dell’Arabia per averne vantaggi, per il petrolio, il gas, per progetti multimiliardari di vario tipo, e dunque indirettamente c’è una intesa tra Arabia, altri Paesi islamici, Europa e America nel finanziare  i terroristi. I quali andranno a distruggere le chiese cristiane sempre più spesso, al pari dei mausolei dei santi musulmani”. Lo spunto per queste dichiarazioni è dato dai recenti drammatici episodi che stanno insanguinando l’Africa. La scorsa domenica alcune bombe hanno devastato una cattedrale cattolica e una chiesa protestante in Kenya. Non solo: fondamentalisti islamici si sono resi protagonisti in Mali della distruzione di alcuni mausolei dedicati a santi musulmani e anche alcune moschee. Che sta succedendo in Africa lo spiega padre Samir.



Padre Samir, c’è un continuo aumento degli attentati terroristici in Africa, che assume risvolti sempre più ampi. Non solo i cristiani ne sono vittime, ma adesso anche gli islamici moderati.

Quanto è successo nel Mali è tipico dell’azione dei musulmani salafiti in tutto il mondo, non solo in Africa. Questi musulmani pretendono di incarnare l’Islam puro, quello autentico delle origini. Salafita vuol dire chi segue gli antenati. Pretendono dunque di seguire la tradizione degli antichi in modo letterale.



Ma perché hanno distrutto queste tombe di appartenenti all’Islam?

Hanno distrutto tombe e una delle tre più belle mosche del Mali perché in questi luoghi si veneravano i santi musulmani, esattamente come i santi della religione cattolica.  In tutto il mondo islamico ritroviamo queste tombe: in Egitto, in Siria, in Iraq, in Giordania. Quando un uomo santo che ha fatto del bene muore, viene messo sulla sua tomba un monumento e la gente forma delle congregazioni religiose, come nel cattolicesimo, che vanno a pregare sulla tomba e a invocarlo per avere un soccorso, un aiuto, una grazia.



Perché i salafiti non approvano?

E’ considerato un atto di idolatria dai salafiti, perché la definizione dell’Islam rigoroso è l’assoluta unicità di Dio. E’ come un protestantesimo all’estremo che dice: i santi no, c’è solo Cristo. Per i salafiti anche la tomba di Maometto a Medina, o la moschea di suo nipote al-Husain al Cairo, non andrebbero onorate e visitate. E’ un atto contrario all’unicità divina, un atto di idolatria inaccettabile. Il loro progetto ovunque nel mondo è di distruggere queste tombe, lo hanno fatto l’anno scorso in Giordania quando si stava radunando un gruppo di mistici a pregare, e lo hanno fatto in Egitto. Lo fanno dappertutto.

Dove hanno la loro comunità più numerosa?

I salafiti non hanno una patria, è un movimento partito dall’Arabia Saudita ma ormai è diffuso a livello mondiale. Basta un predicatore (di solito barbuto vestito di una tunica bianca e molto lunga in modo da imitare anche nei più piccoli particolari l’atteggiamento del profeta dell’Islam), per dare vita a un fenomeno del genere. In questi giorni abbiamo un problema simile anche noi nel Libano del Sud, fortunatamente ancora sotto controllo, dove un predicatore salafita, Al-Assir, fa un sit-in con i suoi seguaci e proclama parole durissime contro Hezbollah. Non si appella alla violenza, al momento, ma usa parole violente, per imporre ciò che il governo libanese non vuole imporre. In Tunisia recentemente hanno distrutto una esposizione di pitture chiedendo che i due pittori venissero condannati alla prigione perché avevano rappresentato qualcosa che hanno definito blasfemo. I salafiti sono contro i disegni, sono gli stessi che hanno distrutto in Afghanistan le statue del Buddha.

Sono come i talebani?

I talebani sono una forma di salafiti. 

E nel nuovo Egitto? C’è il rischio che passino al’azione?

La presenza salafita esiste, ed è potente! Poco tempo fa hanno fatto una manifestazione pubblica con decine di migliaia di persone.  Però i Fratelli musulmani sono oggi molto più moderati e così i salafiti sono diventati nemici anche dei Fratelli musulmani. 


Parliamo degli attentati nelle chiese del Kenya e della Nigeria.

La situazione è simile a quella del Mali, attualmente occupato in parte da salafiti venuti dal sud. E adesso, nel Kenya, hanno attaccato una cattedrale cattolica e una grande chiesa protestante. 


Perché?

La città di Garissa, in Kenya, dove sono avvenuti gli attentati è assai vicina al confine con la Somalia ed è popolata da gruppi somali radicali. In Somalia c’è la situazione più drammatica dell’intera Africa. Da anni vige il terrore, vi abitano solo musulmani. Ci sono azioni terroristiche di musulmani, che si fanno chiamare shabaab (cioè “giovani”), contro altri musulmani. Anche qui questi gruppi si presentano come l’autentico Islam. Teniamo poi conto che in Kenya ci sono pochissimi musulmani, il 10% della popolazione. Ci vivono una maggioranza di cristiani protestanti, il 50%, un 35% di cattolici e un 2% di pagani.


Dunque starebbero cercando di portare l’islam radicale anche in Kenya?

Proprio a Garissa si trova un nucleo di estremisti radicali somali che provengono dal vicino campo  di rifugiati che confina con la Somalia. Il Kenya in passato era intervenuto militarmente in Somalia proprio per combattere questi estremisti, che adesso hanno sconfinato e hanno fatto questi attentati. E rischiano di farne altri perché per loro è un obbligo distruggere il cristianesimo, considerato come un’idolatria a causa della Trinità.


In tutto questo scenario drammatico il mondo occidentale che cosa fa? E’ possibile qualche forma di dialogo?

No, il dialogo con loro non è possibile. E in Somalia le potenze occidentali non ci pensano neppure a entrarci, dicono che devono arrangiarsi tra di loro, tra musulmani. Hanno provato ad intervenire, ma i “shabaab” hanno piratato le navi occidentali e preso ostaggi per avere soldi e acquistare armi.


Ma cosa si può fare per difendere i cristiani in Kenya e in Nigeria?

In Nigeria c’è un problema diverso, più grave. La Nigeria è il più grande Paese africano e anche uno dei più ricchi. Radicali islamici, sostenuti economicamente dall’Arabia Saudita (e prima dalla Libia), stanno cercando di costituire stati islamici indipendenti all’interno della Nigeria, che è una confederazione. Hanno cominciato con una regione del Nord, hanno introdotto la sharia nel modo più duro lapidando donne, e adesso gli Stati islamici interni alla Nigeria sono dodici. Cercano di aggredire i nuclei cristiani che si trovano in quelle zone, usando il terrore per farli fuggire verso il Sud, e proclamare tutto il Nord uno stato islamico indipendente.

Il mondo occidentale dovrebbe alzare la voce davanti a questo sterminio.

Certo, ma non succede. L’origine di tutto questo sta nella penisola arabica: senza armi e senza soldi i terroristi non possono fare nulla. I soldi vengono dall’Arabia Saudita e da Paesi musulmani ricchissimi e allo stesso tempo radicali. Questi Paesi dicono: “noi stiamo con l’occidente”. Purtroppo l’occidente come sempre parla di diritti umani, ma quando si tratta dei propri interessi contano solo i soldi. Sono l’America e l’Europa che sostengono l’Arabia Saudita e altri principati della penisola come il Qatar. Sono tutti in commercio con questi Paesi terroristici. 


Il sangue dei martiri ricade sull’occidente? 

Indirettamente sì. Nel senso che l’ipocrisia, il desiderio dei soldi e della ricchezza rovinano l’uomo e rovinano i popoli. L’Arabia Saudita non fa guerra perché sarebbe la sua fine. Avendo però soldi in quantità, usa una parte dei soldi per costruire moschee ovunque nel mondo: decine di migliaia di moschee. Così ogni moschea diventa un centro di propaganda islamica dell’islam più oscurantista: il wahhabismo saudita.


Anche in Europa.

Anche in Italia certo, e in tutta Europa. La più importante associazione islamica, l’Ucoii, è finanziata dall’Arabia. Indirettamente l’Arabia impone il suo modo di vivere l’Islam, un modo radicale. Non sono terroristi, ma hanno una visione conservatrice radicale e dunque non dialogante. Altrove in Africa e altri Paesi sostengono i terroristi, non a caso Osama bin Laden veniva dall’Arabia Saudita. 

(Paolo Vites)