I tre partiti di maggioranza sono vicini a un accordo sulle nuove misure di austerity da introdurre in Grecia. L’obiettivo è trovare altri 1,5 miliardi di euro per finanziare i tagli alla spesa pubblica pari a 11,5 miliardi richiesti dalla troika entro il 2015. Tra le misure l’estensione dell’età pensionabile a 66 o 67 anni, in grado di generare un risparmio pari a un miliardo di euro in due anni. E’ quanto emergerebbe dall’incontro tra il premier Antonis Samaras, leader di Nuova Democrazia, il numero uno del Pasok, Evangelos Venizelos, e quello di Sinistra Democratica, Fotis Kouvelis. Ilsussidiario.net ha intervistato Dimitri Deliolanes, corrispondente da Roma della radio tv pubblica greca ERT.



Come valuta l’accordo sui tagli raggiunto dai tre leader della maggioranza?

E’ un’ulteriore svolta di austerità molto pesante in un Paese da tempo in ginocchio. Si abbatte sui soliti noti, cioè sui lavoratori dipendenti, sui pensionati e perfino sui disoccupati i quali non sono esentati dal pagarne il costo. L’accordo include il taglio del trattamento di fine rapporto e un’ulteriore riduzione di stipendi e pensioni. Sono misure in continuità con quello che la troika ha imposto al Paese negli ultimi 2 anni e mezzo e il mio giudizio è negativo.



Eppure il pacchetto di austerity è stato deciso dai partiti eletti democraticamente dal popolo greco

Samaras è stato eletto su un progetto di forte rinegoziazione delle condizioni imposte alla Grecia. Purtroppo il giorno successivo alla formazione del governo, le risposte date da parte della troika sono state assolutamente delegittimanti verso il presidente del Consiglio di Atene. Non gli è stata concessa neppure la dilazione di due anni, che in periodo preelettorale era data per scontata.

Per quale motivo Samaras non ha avuto la forza di fare sentire la sua voce?

Perché questa possibilità non gli è stata data. Ciò con cui la Grecia, come del resto l’Italia, hanno a che fare sono gli esponenti di una classe sociale, che si esprime attraverso la finanza, e soprattutto di una corrente ideologica nel campo dell’economia. I neoliberisti si muovono in modo dogmatico, esattamente come un tempo facevano i marxisti e gli stalinisti. Tra i loro assiomi c’è la distruzione di qualsiasi attività pubblica e l’abbattimento del costo del lavoro. Sia Samaras, sia Monti hanno sottolineato che abbiamo a che fare con gente che non discute, dà solo ordini e basta.



Che cosa si può fare per convincere gli euroburocrati ad adottare una linea più morbida?

Il vero problema dell’Europa è liberarsi di questi “sacerdoti” della religione neoliberista e incominciare a discutere senza paraocchi dello sviluppo, delle privatizzazioni e dei tagli al settore pubblico. Fino ad allora, gli esponenti della finanza continueranno a soffocare tutto ciò che può portare allo sviluppo dell’economia reale, sia pubblica, sia privata.

 

Com’è possibile per la Grecia recuperare un equilibrio di bilancio in modo sostenibile?

 

Il problema vero, che ha sottolineato più volte anche il presidente del Consiglio italiano, Mario Monti, è avviare l’intera economia europea verso una prospettiva virtuosa di sviluppo. Attualmente nell’Eurozona solo quattro Stati su 17 hanno un Pil positivo. Né la Commissione europea, né la Bce, né il Fmi, che purtroppo è riuscito a inserirsi anche nelle vicende di casa nostra, sono riusciti a elaborare risposte a questa situazione. Si continua a riproporre un’ostinata visione di contrazione del costo del lavoro e di distruzione della proprietà pubblica e dello Stato sociale, che non porterà nessun tipo di benessere per il Vecchio Continente.

 

Quali soluzioni andrebbero adottate in Grecia?

 

In Grecia il prossimo passo sarà un’ondata massiccia di privatizzazioni. La maggior parte delle industrie pubbliche di Atene oggi sono in attivo, portano entrate cospicue nelle casse dello Stato e sono presenti sui mercati esteri. Venderle adesso e a queste condizioni, cioè a meno della metà del loro valore, mi sembra una mossa assolutamente fuori luogo. Occorre quindi un po’ più di considerazione nel preservare ciò che è pubblico e nello stimolare ciò che è privato.

 

(Pietro Vernizzi)

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