Anche il nuovo Presidente della Repubblica francese sgombera i Rom. Proprio come il suo predecessore Nicolas Sarkozy. Nonostante durante la campagna elettorale avesse detto più volte che si sarebbe impegnato a trovare soluzioni alternative. In questi giorni infatti si sono succedute diverse operazioni di sgombero con l’intervento delle forze dell’ordine. Ma il problema dei campi Rom non può essere risolto solo con il pugno duro. Occorre quantomeno comprendere le ragioni e la cultura che stanno alla base delle originali modalità di vita di questo popolo nomade per poter adottare misure efficaci, sempre nel pieno rispetto della normativa vigente e delle regole del vivere comune. Ilsussidiario.net ha intervistato Paolo Sorbi in qualità di sociologo, docente all’Università Europea di Roma, per cercare di capire che cosa caratterizza il nomadismo dei Rom. A Sorbi abbiamo chiesto anche un giudizio sulle decisioni della classe politica francese.



Lille, Amiens, Parigi e Lione: una nuova stagione di sgomberi dei campi Rom. Cosa sta succedendo in Francia?

In Francia ci troviamo di fronte né più né meno che alla continuazione delle politiche di Sarkozy. Tra Hollande e Sarkozy, su questo aspetto degli sgomberi non c’è differenza.

Ma Hollande non si era dichiarato di opinione contraria agli sgomberi, rispetto al suo predecessore Sarkozy, che invece era notoriamente favorevole?



Bisogna capire che Hollande è un socialdemocratico ed è un fatto noto l’opportunismo nella storia della socialdemocrazia.

Significa che non dobbiamo credere più a Hollande?

No, non dico questo, ma dico che il problema della sinistra francese è un problema di grandissima ricostruzione culturale ancor più di quella italiana che sta in mezzo al guado.

Un problema però che forse accomuna tutte le parti sociali e politiche francesi…

Si questo è vero.

In merito alle politiche sociali, come valuta l’operato del vecchio esecutivo francese e quello del nuovo?

C’è una differenza tra la sinistra francese che io reputo “meno peggio” della destra.



Quale sarebbe?

La differenza è che la sinistra francese ha capito la crisi strutturale del capitalismo internazionale, mentre la destra francese è liberista.

Torniamo sul capitolo Rom: dove nascono i problemi in Francia?

I problemi con i Rom in Francia sono gli stessi problemi che ci sono in tutta l’Europa occidentale. Sono i francesi che sono isterici verso i Rom. Molto peggio degli italiani e molto peggio della della legge Bossi-Fini. Oltretutto i Rom francesi sono anche i più ricchi di cultura perché sono l’incrocio della cultura romena e della cultura alto-spagnola che ha creato una grande tradizione degli zingari spagnoli, anche sul piano artistico.

E cos’ha l’Italia che la Francia non ha?

In Italia c’è un intervento delle organizzazioni non governative sia religiose sia laiche molto più diffuso che in Francia. Resta poi il fatto che gli sgomberi non sono certo la soluzione migliore.

 

Lei cosa suggerisce di fare?

 

Io dico che bisogna aprire una grossa discussione sulla cultura Rom che rifiuta come minoranza il concetto di “stabilità permanente”, che è una caratteristica peculiare della civiltà occidentale e che invece la popolazione Rom non accetta in quanto diversità nell’occidente.

 

Ma di fronte al perdurare di situazioni di illegalità cosa bisogna fare?

 

Io distinguo sempre la minoranza Rom dalle eventuali azioni che qualche Rom può concretizzare e che va trattata come tutti nei termini della legge vigente. Io capisco benissimo che i Rom “occupino” e il discorso dello sgombero si deve aprire, ma non si può chiudere a priori con l’intervento della polizia. Pensi che negli accampamenti Rom in Francia, da oltre 50 anni, sono presenti le Piccole Sorelle del Padre de Foucauld, una delle congregazioni femminili più radicali nella testimonianza di fedeltà alla Chiesa e di amore per i poveri. 

 

Perché dice questo?

 

Per dire che i Rom non sono una sottocultura, sono una diversità culturale. Per questo le Piccole Sorelle hanno fatto la scelta di diventare zingare.

 

(Matteo Rigamonti)