Le violenze in Siria non hanno colore. E fino ad ora hanno perso la vita almeno 23 mila persone. A perpetrare torture e violenze di ogni tipo nella repubblica araba da tempo dilaniata dallo scontro fratricida tra le truppe di Bashar al Assad e ribelli sono tanto l’una quanto l’altra fazione. A denunciare i crimini di guerra è l’Onu, i cui investigatori nel paese hanno sancito che, nei 17 mesi del conflitto, entrambe le parti sono colpevoli. Secondo il rapporto finale della Commissione di inchiesta delle nazioni unite, infatti, sia le forze governative siriane che le milizie fedeli al regime di Shabiha si sono macchiate di gravi crimini di guerra. Con qualche distinguo però, dice l’Onu.



Indulgenza con i ribelli per l’Onu. Se è vero che anche i ribelli in lotta contro il regime hanno commesso violazioni dei più elementari diritti umani, le loro responsabilità, spiega il rapporto di un centinaio di pagine presentato da Paulo Pinheiro, il capo degli investigatori sui diritti umani delle Nazioni Unite, “non raggiungono la gravità, la frequenza e l’intensità” di quelle dell’esercito e delle forze di sicurezza siriane. Fermo restando il fatto che la Commissione ha trovato “fondati motivi” per ritenere che sia le forze governative sia gli Shabiha “abbiano commesso omicidi e torture, e gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale, inclusi omicidi illegali, arresti e detenzioni arbitrari, violenze sessuali, attacchi indiscriminati, saccheggi e distruzione di proprietà”. Così si legge nel documento sulla guerra civile siriana.



Il periodo coperto dall’indagine delle Commissione va dal 15 febbraio al 20 luglio. Sono state effettuate interviste sia sul campo, in Siria, sia a Ginevra, con i rifugiati fuggiti. Il totale delle persone intervistate è di 1.062. La Commissione guidata dal diplomatico e professore brasiliano Paulo Sergio Pinheiro, include la statunitense Karen Koning AbuZayd, già capo dell’Unrwa, l’Agenzia dell’Onu che aiuta i rifugiati palestinesi.

Secondo Rami Abdel Rahman, direttore dell’Osservatorio Siriano per i diritti umani, gruppo in esilio con sede in Gran Bretagna, riporta il Corriere della Sera, dall’inizio del conflitto sono morte 23.000 persone. Motivo per cui il segretario generale aggiunto dell’Onu per gli affari umanitari, Valerie Amos, è giunto in Siria, per chiedere la sospensione dei combattimenti e cercare di permettere il soccorso alle popolazioni.