Nello stesso momento in cui le forze armate americane concludono l’annunciato test con il velivolo ipersonico X-51A Waverider, capace di volare senza pilota a oltre 7.000 km all’ora, si viene a sapere che un sottomarino nucleare russo della classe Akula avrebbe incrociato nel Golfo del Messico, davanti alla coste Usa, senza essere scoperto. Scenari che inevitabilmente riportano la memoria alla Guerra Fredda e che, come conferma il giornalista del Corriere della Sera Guido Olimpio, contattato da ilSussidiario.net, celano schermaglie e piccole sfide che si protraggono ormai da anni: «Il fatto che le due notizie siano uscite nel giro di poche ore – ci spiega – può essere certamente considerato una coincidenza, ma ciò non toglie che in questa particolare fase storica esiste una sorta di “gara”, un duello a distanza tra Stati Uniti e Russia».
Qual è l’attuale atteggiamento statunitense?
La Casa Bianca, con l’attuale presidente Obama, ha sempre cercato di intraprendere maggiormente la via del dialogo piuttosto che del confronto, tanto che i repubblicani lo hanno più volte accusato di essere troppo “morbido” nei confronti della Russia. La sfida è però evidente e si trascina avanti attraverso piccole schermaglie e gesti invece più importanti: i nuovi test, le armi e gli esperimenti fanno senza dubbio parte di questo scambio di segnali indiretti tra le due superpotenze.
E’ esagerato definire questa schermaglia una sorta di “Guerra Fredda” latente tra i due Paesi?
Probabilmente è ancora troppo presto per arrivare a una tale definizione. La presenza dei sottomarini russi era stata in parte già preannunciata mesi fa, quando la Russia aveva fatto sapere di voler riprendere i pattugliamenti con sottomarini nucleari che in precedenza erano stati sospesi.
Cosa vuole dimostrare la Russia con queste mosse?
Sotto Putin, la Russia ha voluto ristabilire la propria presenza. Ecco dunque spiegato l’invio di navi nel Mediterraneo, altre in apparente sostegno della Siria, i sottomarini verso le coste americane e l’invio di bombardieri per esercitazioni ai confini con l’Alaska. Sono tutti chiari segnali da parte della Russia, decisa a non volersi più far da parte e non subire più in maniera passiva eventuali iniziative. Ripeto, è ancora presto per dire se si tratta di una nuova Guerra Fredda, ma di certo non mancano episodi che mostrano tensioni e che inevitabilmente fanno pensare a quell’epoca.
C’è da dire che un test come quello americano, con un aereo capace di attraversare l’Atlantico in un’ora, aprirebbe nuovi inquietanti scenari in un eventuale conflitto nucleare.
Certo, ma se dovessimo attenerci a quanto accaduto in questi mesi credo che la preoccupazione principale americana non sia tanto la Russia, quanto la Cina. Questo perché si ritiene che il maggiore confronto si stia giocando in Asia, quindi è possibile che tutti questi nuovi esperimenti siano pensati e studiati per sostenere una sorta di sfida di potenze nello scacchiere asiatico.
Giornali israeliani hanno scritto nei giorni scorsi che l’Iran avrebbe accelerato il lavoro per la costruzione di testate nucleari, facendo intendere cheil Primo ministro Benjamin Netanyahu e ilministro della Difesa Ehud Baraklanceranno un attacco anche prima delle elezioni americane del 6 novembre. Cosa ne pensa?
E’ necessario sottolineare che riguardo eventuali mosse da parte di Iran e Israele è un continuo susseguirsi di dichiarazioni e successive smentite. Possiamo però dire che certamente in Israele una parte della leadership è favorevole all’attacco, composta probabilmente da Netanyahu e Barak,ma sembra ci sia un’altra parte, più militare, che invece è contraria.
Qual è la posizione degli Stati Uniti?
Fino ad oggi gli americani hanno chiaramente fatto sapere di essere contrari a un attacco per tutta una serie di ragioni politico-diplomatiche: innanzitutto per evitare di destabilizzare nuovamente l’economia, ma anche per il timore di andare a imbarcarsi in nuove avventure simili a quella irachena o quella afghana. Credo quindi che si tratti ancora una volta di una prova di forza tra i vari alleati ma che alla base presenta una buona dose di cautela.
Come giudica invece gli annunci di Israele riguardo le intenzioni iraniane?
Attacchi di questo tipo non si annunciano ma si fanno, quindi nonostante vi siano molte dichiarazioni in fondo ancora non si è arrivati a nulla di fatto. E’ anche possibile che dietro i messaggi inviati da Israele vi sia la speranza che la Comunità internazionale, intimorita e preoccupata dall’ipotesi di una nuova guerra, adotti sanzioni sempre più severe nei confronti dell’Iran.
Che ruolo gioca invece l’Italia in questo scenario?
In questo momento l’Italia è concentrata maggiormente sugli aspetti economici del Paese. Potrà anche accogliere le decisioni degli alleati ma anche in questo caso lo farà con molta cautela. In un periodo come quello attuale il nostro Paese non ha grande autonomia e grandi ambizioni, ci sono problemi economici interni ben più gravi da risolvere che ovviamente non permettono di intraprendere nuove avventure e nuove spese, ma questo vale anche per gli altri Paesi europei.
(Claudio Perlini)