E’ l’uomo-simbolo della lotta della Chiesa nigeriana contro gli attacchi del gruppo terroristico Boko Haram. Dall’inizio dell’escalation di violenza con cui i fondamentalisti stanno tentando di imporre la Sharia nel Paese, l’arcivescovo di Jos, Ignatius Kaigama, ha svolto un delicato ruolo di mediazione unendo cristiani e musulmani nella battaglia contro la deriva integralista. Il suo ruolo è stato riconosciuto nel marzo scorso con l’elezione a presidente della Conferenza Episcopale Nigeriana, ma lo ha anche portato a subire numerose minacce di morte con telefonate e sms anonimi. Oggi parteciperà al Meeting di Rimini 2012, intervenendo in un incontro dal titolo “Il martirio della Nigeria: Abbiamo bisogno del miracolo di Dio”.



In quale situazione si trova a vivere la Chiesa in Nigeria?

Con l’esplosione degli attentati terroristici del gruppo Boko Haram, i cristiani, specialmente quelli della parte settentrionale del Paese, hanno subito diversi attacchi. Le violenze hanno colpito indiscriminatamente persone riunite in preghiera, e molte di loro sono state uccise. Boko Haram ha dichiarato categoricamente di volere uccidere i leader del governo, i membri delle forze dell’ordine e i cristiani. A loro dire i cristiani sono infedeli e miscredenti e dunque meritano di essere assassinati.



Le parole “martirio” e “persecuzione” sono adatte per descrivere questa situazione?

Nel contesto che ho appena descritto, posso affermare che l’intera Chiesa, specialmente quella della Nigeria settentrionale, oggi è sotto attacco. I terroristi hanno creato una grande paura nei fedeli, scoraggiandoli dal recarsi a messa, tanto che molte persone preferiscono rimanere a casa o trasferirsi in altre parti della Nigeria che sono più sicure. E quindi la mia risposta alla sua domanda non può essere che affermativa: i cristiani stanno soffrendo una persecuzione per conto di questi gruppi malvagi che cercano di diffondere l’Islam con la forza.



Ritiene possibile un miracolo in una fase così grave come quella attuale?

Quando un problema va oltre tutte le capacità umane di risolverlo, non si può fare altro che guardare a Dio e all’intervento divino sperando in un miracolo. Dal 2009 la Nigeria si trova ad affrontare la violenza e la morte provocate da Boko Haram, e persino il governo e le forze dell’ordine non sono in grado di sconfiggere questa minaccia. La gente si trova abbandonata a se stessa e spaventata da questi nemici dalle fattezze di “fantasmi”. Gli affiliati e i fiancheggiatori di Boko Haram sono infatti creature senza volto che si materializzano solo per colpire e distruggere attraverso dei bombardamenti, mentre per il resto non si sa nulla di loro. In questa situazione un intervento divino è indispensabile, ed è l’unico che può salvare il popolo nigeriano da una carneficina che dura ormai da tre anni.

Il governo nigeriano si è opposto all’inserimento di Boko Haram nella lista dei gruppi terroristici redatta dagli Usa. Come si spiega questa decisione?

Non posso ovviamente rispondere per conto del governo nigeriano, ma chiunque nel Paese parla di Boko Haram come di un gruppo terroristico. Si tratta infatti di persone che uccidono indiscriminatamente e usano la violenza come lo strumento principe per raggiungere i loro obiettivi. Al di là delle implicazioni politiche della lista redatta dagli Usa, Boko Haram è un gruppo terroristico collegato ad altre organizzazioni terroristiche.

 

Dietro la posizione del governo di Abuja si nasconde uno scarso impegno nella lotta al terrorismo?

 

Personalmente sono preoccupato soprattutto per il fatto che il governo nigeriano non è stato in grado di determinare in modo soddisfacente chi ci sia dietro a Boko Haram, chi sostenga il movimento, come si rifornisca di armi, raccolga il denaro e riesca a organizzarsi. Non so quindi perché il governo di Abuja si sia opposto a una definizione di Boko Haram come gruppo terrorista, ma noi sappiamo che sono terroristi perché uccidono bambini innocenti, donne e persone che non li hanno offesi in nessun modo.

 

Il titolo del Meeting è “La natura dell’uomo è rapporto con l’infinito”. Che cosa significa per la sua esperienza?

 

L’uomo vive in una doppia relazione, verticale e orizzontale. La prima è con Dio che è appunto infinito, la seconda con i suoi fratelli uomini e sorelle donne. L’uomo creato da Dio entra in relazione con l’infinito. Il catechismo, citando il Vangelo secondo Matteo, afferma che Dio mi ha creato perché io lo conosca, lo ami e lo serva in questo mondo, e sia felice con Lui per sempre in Paradiso.

 

(Pietro Vernizzi)

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