Arrivano armi ai ribelli mentre il presidente degli Stati Uniti autorizza “missioni segrete” in sostegno degli stessi ribelli. Una svolta? Difficile dirlo, intanto Aleppo nonostante le proteste della comunità internazionale continua a essere teatro di una battaglia sanguinosa e devastante. Secondo testimonianze che arrivano dalla città, l’esercito di Assad starebbe effettuando esecuzioni sommarie per le strade mentre gli elicotteri continuano a bombardare le abitazioni. Da parte loro i ribelli non stanno a guardare: secondo un osservatore della missione Onu, i ribelli avrebbero catturato armi pesanti tra cui carri armati e sarebbero intenti a bombardare l’aeroporto di Aleppo. L’Onu rinnova l’invito a moderare i combattimenti cercando di distinguere tra combattenti e civili, mentre negli ultimi giorni almeno 200mila persone hanno abbandonato la città, una volta il più importante centro economico della Siria. Secondo i ribelli, il 70% della città sarebbe nel loro controllo. Intanto si registra la mossa americana che autorizza una ordinanza già firmata da Obama mesi fa. La Cia e altre agenzie segrete americane possono adesso fornire sostegno ai ribelli. Al momento si tratterebbe di aiuto informativo, nel dare cioè notizia ai ribelli dei movimenti dell’esercito governativo. Sembra comunque abbastanza palese che missioni di questo tipo da parte degli americani fossero già in atto in Siria, a meno che questa ordinanza firmata personalmente da Obama voglia dire unt americano più deciso e sotto altre forme. Si combatte anche a Damasco: secondo notizie che arrivano dalla capitale 35 persone sono state uccise in un quartiere di periferia dall’esercito lealista. Secondo gli osservatori dell’ONU si tratterebbe di civili giustiziati con un colpo alla testa nelle loro abitazioni o per strada. Tornando ad Aleppo, secondo quanto riferito gironi fa dai comandanti dell’esercito ribelle, l’obbiettivo è quello di concentrare l’esercito governativo nel centro cittadino in modo da circondarlo e costringerlo ad arrenderlo. Un obbiettivo, questo, da raggiungere entro alcuni giorni e non settimane. Tutto questo mentre da parte del dittatore Assad non arriva nessun segnale di aprire un qualche tipo di trattativa. 



La Lega araba aveva intenzione di votare una risoluzione che permettesse un salvacondotto per Assad se avesse accettato di dare le dimissioni, ma secondo il nostro ministro degli esteri a questo punto Assad non lascerebbe mai. 

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