Nel 1987 invitò don Giussani sul Monte Koya, luogo sacro del buddhismo Shingon, chiedendogli di tenere una lezione di fronte a tutti i monaci. Shodo Habukawa, abate del Muryoko-in Temple e professore dell’Università del Monte Koya, interverrà oggi al Meeting per l’Amicizia fra i Popoli, dove è presente anche una mostra dal titolo “Il Koyasan. La montagna sacra del Buddhismo Shingon Mikkyo che don Giussani ha tanto amato”. Da Rimini lancia un appello contro i suicidi rituali che stanno attraversando il Tibet, dove dal 2009 ben 46 monaci buddhisti si soni dati alle fiamme per protestare contro l’occupazione cinese. Per la guida spirituale Shingon, “le vite di tutti gli esseri umani sono legate indissolubilmente le une alle altre, e quindi chi si suicida, fosse anche per il motivo più nobile, si rende responsabile della morte di altre persone”.
Tra Cattolicesimo e Buddismo Shingon ci sono numerose differenze. In che modo queste differenze possono diventare l’occasione di un percorso comune?
Se analizzati da un punto di vista puramente esteriore, gli insegnamenti di cristianesimo e buddismo sono molto differenti. Le preghiere e i gesti, come il segno di croce o la devozione della Madonna, non trovano certo riscontro nella religione buddhista, ma il concetto che sta all’origine è lo stesso. Uno sguardo che va in profondità è in grado di cogliere l’origine comune tra le due religioni.
In che senso?
C’è un sacerdote cattolico che abitava in Giappone e che in seguito ha fatto ritorno in Belgio. Ha studiato all’università del Monte Koya e all’Università Cattolica di Nagoya. Il suo argomento per la tesi di dottorato è stato che Gesù coincideva con Kobo Daishi Kukai, il fondatore del Buddhismo Shingon. Il contenuto della sua discussione è stato che l’insegnamento del cattolicesimo da un lato e dello Shingon dall’altro è uguale come punto di partenza.
Come si spiega che religioni con origini completamente diverse, come cristianesimo e buddismo, abbiano punti d’incontro su questioni di fondamentale importanza?
Ciascuna religione è diversa, ma il buddhismo Shingon accetta tutto ciò che esiste nel mondo, e quindi ovviamente anche le altre fedi.
Per lei il buddhismo è il massimo risultato raggiunto dalla saggezza umana, o il frutto di una rivelazione divina?
Come dice don Giussani, l’incontro tra l’io e il Mistero, o Divinità, avviene come qualcosa di inaspettato e che permette all’uomo di comprendere ogni cosa. Il messaggio del Mistero può essere afferrato non attraverso le lettere delle parole umane, ma grazie a qualcosa di molto più profondo la cui voce arriva direttamente al cuore dell’uomo. Shingon significa “la verità della parola”, “la parola la cui origine è il Mistero o Dio”. Quindi, per rispondere alla sua domanda, direi che è vero che il buddhismo è il massimo risultato della saggezza umana, ma anche che è il frutto di una rivelazione divina.
Eppure l’idea di rivelazione tra buddhismo e cristianesimo è del tutto diversa …
I missionari cristiani nell’Estremo Oriente hanno sempre spiegato la presenza di Dio o della Divinità attraverso i personaggi della Bibbia traducendo questi ultimi con delle figure buddhiste. Il mio invito quindi è a non guardare alle differenze, ma al rapporto molto stretto tra cristiani e buddhisti, e che si manifesta non in superficie ma nella profondità della verità di entrambe le religioni.
Nell’ultimo anno, diversi monaci tibetani si sono dati fuoco per protesta. Ritiene che queste manifestazioni siano rispettose della dignità dell’essere umano?
Non condivido queste forme di espressione del dissenso. Le vite di tutti gli esseri umani sono legate indissolubilmente le une alle altre, e quindi amare la mia vita significa amare anche quella degli altri. Chi si suicida, come fanno i monaci tibetani, è come se uccidesse delle altre persone. L’atteggiamento giusto è al contrario amare se stessi, ed è quindi importante vivere, non morire.
In che modo è possibile conciliare una fede millenaria come il buddhismo Shingon con la modernità del Giappone?
Noi siamo spesso portati a pensare che la nostra vita dipenda innanzitutto dall’aspetto economico, ed è facile quindi diventare molto egoisti. Dopo il terremoto e lo tsunami, la situazione in Giappone è molto dolorosa, ed è quindi venuto il momento di recuperare la nostra umanità. Il compito del buddhismo è quello di insegnare alle persone come ritornare a dare spazio al proprio cuore nella vita. Dopo la tragedia dello tsunami, i giapponesi sono quindi ancora di più alla ricerca della verità e del senso religioso.
(Pietro Vernizzi)