E’ uno Stato membro dell’Unione Europea, ma da 38 anni vive una grave persecuzione religiosa dei cristiani per mano della maggioranza musulmana. Cipro è ancora oggi spaccata in due: a Sud lo Stato libero di lingua greca e religione cristiana, a Nord i territori occupati da 35mila militari turchi. L’Esercito di Ankara impedisce ai cristiani di pregare e di avvicinarsi alle chiese, che cadono a pezzi consumate dalle intemperie. L’arcivescovo ortodosso di Cipro, Chrysostomos II, in questi giorni è a Rimini per partecipare al Meeting per l’Amicizia fra i Popoli.
Cipro beneficerebbe di un ingresso della Turchia nell’Ue?
Un Paese che è in fase di pre-adesione e vuole seguire un percorso europeo dovrebbe comportarsi in un modo europeo. La Turchia ha però invaso uno Stato indipendente come Cipro, occupa il 38% del suo suolo, e da 38 anni sta cercando di eliminare ogni traccia di cristianesimo e di cultura greca che esista sul suolo conquistato. Stiamo parlando di un Paese che non permette ai cristiani di restaurare o mantenere nessuno dei loro monumenti o chiese, che vieta di pregare o di svolgere qualsiasi altra manifestazione religiosa. Stiamo quindi parlando di un Paese non democratico. L’Europa dovrebbe chiudere le porte alla Turchia, fino a quando tutti questi problemi non saranno stati risolti.
In virtù di che cosa è possibile una riunificazione di Cipro?
Non vedo alcuna possibilità di riunificazione. In teoria i turco-ciprioti dovrebbero essere 160mila in tutto, ma in realtà più della metà ha abbandonato l’isola di Cipro e sono stati portati 300mila coloni dalle profondità dell’Anatolia. I turco-ciprioti non hanno alcuna voce in capitolo, è solo l’Esercito turco a poter dire la sua in virtù dei 35mila soldati presenti nell’isola. Ankara vuole creare un piccolo Stato turco, ma Cipro è troppo poco estesa per essere divisa in due.
Quale può essere la soluzione?
La Turchia tenta ogni volta di convincere la comunità internazionale a riconoscere il Nord di Cipro. Noi però non possiamo cedere, perché qualora ciò avvenisse la Turchia sarebbe tentata di unificare l’isola facendola diventare completamente turca. Ci sono ben 180mila profughi che sono stati cacciati dalle loro case avite, e i loro terreni sono stati regalati ai coloni turchi i quali non hanno alcuna intenzione di andarsene. Cipro è uno Stato piccolo, con meno di 1 milione di abitanti, e da soli non abbiamo le forze per affrontare questa situazione.
In questo contesto è possibile un dialogo tra cristiani e musulmani?
Un dialogo religioso a livello personale esiste già e mi vede impegnato insieme alla massima autorità musulmana del Nord di Cipro. I frutti però non si vedono, perché quando faccio una promessa la posso realizzare, mentre quando a farla è la mia controparte l’Esercito turco si mette ogni volta di mezzo impedendo qualsiasi passo avanti. Tutte le moschee che si trovano nella parte libera di Cipro, grazie anche all’intervento dello stesso governo cipriota, sono restaurate e mantenute in buone condizioni. Al contrario le 520 chiese che esistono nella Cipro occupata stanno cadendo a pezzi perché non ci permettono neppure di avvicinarci.
E’ l’unica restrizione alla libertà religiosa dei cristiani nel Nord di Cipro?
Nella Cipro occupata non esiste alcuna libertà religiosa. I cristiani si trovano sotto lo stivale dei coloni e dell’Esercito turco. A Carpasia sono rimasti, quasi intrappolati, 300 anziani greco-cristiani, i quali semplicemente restano lì a soffrire. Allo stesso vescovo di Carpasia è impedito di celebrare messa, di visitare i suoi fedeli, di avvicinarsi alle sue chiese.
Che cosa può fare la comunità internazionale?
Sfortunatamente per noi la Turchia ha 70 milioni di abitanti, cioè 70 volte i cittadini di Cipro. E’ quindi evidente quali siano i grandi interessi economici in gioco, e che possono essere fatti pesare a livello internazionale. Che cosa ne pensa del fatto che spesso i musulmani dichiarano di volere proteggere i cristiani? E’ un motto vuoto, uno slogan privo di sostanza. La Turchia vorrebbe occupare tutta Cipro, ma sa benissimo che se agisse in questo modo l’umanità intera sarebbe contraria e quindi non lo fa quantomeno con le armi.
(Pietro Vernizzi)