Può una bambina, per di più affetta da problemi psichici (non trovano infatti conferme le notizie secondo cui la bambina arrestata fosse affetta dalla sindrome di Down), essere arrestata per blasfemia con l’accusa di aver bruciato alcune pagine del Corano? Se la bimba è cristiana ed abitata in Pakistan, si può. Perché è successo. Per Xavier Patras William, giornalista pachistano cristiano e attivista per i diritti umanicontattato da IlSussidiario.net, si tratta di un atto doppiamente grave. Non solo l’accusa di blasfemia è un ennesimo atto di persecuzione dei cristiani visto che in Pakistan, secondo la legge, chi denuncia non ha neppur bisogno di provare le accuse, ma, spiega William, “a Rifta Masih -questo il nome della bimba – è stato pure negato il diritto fondamentale di essere portata in un carcere minorile, dove avrebbe dovuto condotta vista l’età, ed è stata invece rinchiusa con criminali adulti».
William, ci può aiutare a ricostruire cosa è accaduto realmente?
Da quello che si è potuto sapere la ragazzina aveva dentro al suo zainetto dei libri e alcuni fogli, tra cui pagine del manuale per imparare a leggere il Corano. La piccola è stata fermata da alcuni islamici che affermavamo che nello zainetto c’erano anche pagine del Corano e che la bambina ne aveva già bruciate alcune, pagine che secondo gli accusatori sarebbero state strappate dal libro sacro. Questi islamici hanno aggredito la bambina e i suoi familiari, minacciandoli e aggredendoli fisicamente. Di fatto, circa seicento famiglie di quella zona sono fuggite per paura di aggressioni e sono andate a cercare rifugio e protezione a Islamabad.
Quanti anni ha la bambina? È vero che soffre della sindrome di Down?
Secondo le ultime notizie e secondo fonti attendibili la bambina avrebbe 11 anni. Non è però affatto accertato se soffra realmente di sindrome di Down o abbia dei problemi mentali, comunque è disabile.
In che zona del Pakistan è accaduto questo episodio?
L’area dove è accaduto l’incidente è un nuovo distretto, nato solo pochi anni fa, dove vivono minoranze religiose e dove si litiga per il territorio, poiché gli islamici vorrebbero impossessarsene. Al momento molte famiglie stanno trasferendosi in un altro distretto, che reputano più sicuro dagli attacchi, all’interno della capitale Islamabad. Il villaggio dove viveva la bambina arrestata è quello di Meharabadi.
Secondo lei si può inquadrare questo episodio come un nuovo atto di persecuzione contro i cristiani?
Certamente, è un nuovo esempio di persecuzione. Oltre alla usuale accusa di blasfemia, in questo caso siamo davanti a una autentica violazione di ogni diritto più elementare perché la bambina avrebbe comunque dovuto essere portata al tribunale dei minori, cosa che non è stata fatta. Invece è stata messa in galera con i criminali adulti, violando i diritti umani e in particolare quelli dei bambini. Al momento è intervenuto il presidente pakistano chiedendo che si faccia luce sul caso e che la bambina venga trasferita nel carcere minorile. Vedremo cosa accadrà.
Com’è, oggi, la situazione per i cristiani in Pakistan?
Non è buona per niente, siamo davanti a una situazione molto difficile, direi cruciale. La polizia – come mi riferivano le autorità di Islambad che ho contattato proprio ieri – non è in grado di garantire la sicurezza delle famiglie di cristiani che si stanno recando nella capitale, e non sanno neppure garantire il loro ritorno ai villaggi originari perché la situazione in quelle zone può solo peggiorare. Proprio in questi giorni, dopo l’arresto della bambina, abbiamo presentato una denuncia contro l’imam di Meharabadi e altre persone, quasi duecento, che avevano chiesto alla polizia che fosse loro consegnata la bambina, per bruciarla viva in piazza. Siamo ormai a questi livelli di persecuzione.
A che punto è la situazione di Asia Bibi, la giovane donna condannata a morte?
È stato inoltrato un nuovo ricorso contro la condanna a morte, stiamo aspettando cosa decideranno i giudici.
Come dicono anche numerose personalità islamiche, nel Corano non c’è alcun accenno alla blasfemia. Come mai in Pakistan si fa ricorso a tale accusa?
Si tratta semplicemente di un uso politico di qualcosa che nell’Islam non è neanche contemplato. L’unica cosa che interessa a chi ne fa uso è sopprimere ogni minoranza religiosa in Pakistan, dunque ha un uso esclusivamente politico.
Secondo lei, il mondo occidentale non fa abbastanza per sostenere le minoranze religiose nel suo Paese?
In realtà negli ultimi mesi c’è stato un aumento della pressione internazionale al fine di proteggere le minoranze religiose, in particolare dopo che molti indù sono stati costretti a fuggire in India. Ma sicuramente ci dovrebbero essere maggiore pressione e tentativi più incisivi di difendere le minoranze religiose perseguitate in Pakistan.
(Paolo Vites)