Il nuovo presidente egiziano ha duramente attaccato il regime di Assad. Intervenendo a Teheran al vertice dei capi di Stato e di governo dei Paesi Non Allineati, cui hanno preso parte 36 capi di Stati e di governo, ha definito il regime oppressivo. Morsi ha parlato subito dopo l’intervento di apertura della Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, nell’ambito dell’evento volto a promuovere l’immagine di un’Iran tutt’altro che isolata a capace e in grado di produrre consensi circa il suo programma di arricchimento nucleare sin qui profondamente osteggiato dalle democrazie occidentali. Nel momento in cui Morsi ha iniziato a prendere in considerazione il regime siriano, la delegazione proveniente da Damasco ha deciso di abbandonare l’aula, come ha riferito l’agenzia di stampa egiziana Mena. Secondo i siriani presenti, infatti, il presidente egiziano è intervenuto allo scopo di «istigare allo spargimento di sangue in Siria». Morsi, in ogni caso, ha proseguito nel suo discorso ricordando come la rivoluzione egiziana che ha condotto alla caduta del regime di Mubarak, alla sua incriminazione e alla prime elezioni dopo decenni, abbia rappresentato un pilastro della Primavera araba, «iniziata un paio di giorni dopo la Tunisia ed è stata seguita da Libia e dallo Yemen e ora dalla Siria dove c’è una rivoluzione contro il regime oppressivo». Ovvio che il regime non abbia digerito il fatto che la rivoluzione presente nel suo paese per destituirlo sia considerate benevolmente dagli altri Paesi. Morsi, infatti, ha aggiunto che sia i palestinesi che i siriani vogliono la libertà, la dignità e la giustizia. Si è trattato, in ogni caso, di un evento storico. Da trent’anni, infatti, interrotti tutti i rapporti diplomatici, un capo di Stato egiziano non metteva piede in Iran. Khamenei, dal canto suo, ha rilanciato la posizione del suo Paese sul nucleare; mentre il resto del mondo lo considera una minaccia (del resto, il presidente Ahmadinekad, si ostina ad auspicare la distruzione totale di Israele) ha praticamente giurato che mai e poi mai useranno l’energia atomica a scopo bellico. «Il nostro motto – ha detto – è energia nucleare per tutti, armi nucleari per nessuno».
Va de sé, quindi, che il Paese non ha alcun intenzione di abbandonare il suo programma di arricchimento. Anzi: si spinto a sostenere addirittura che le sanzioni internazionali non fanno altro che rafforzare il Paese.