“I ribelli hanno bisogno di missili terra-aria per proteggersi dagli attacchi dei caccia di Assad. Dotare il Libero Esercito Siriano di una buona artiglieria contraerea rovescerebbe le sorti del conflitto, l’alternativa è una guerra ancora molto lunga”. Ad affermarlo è Obaida Fares, uno dei politici siriani più in vista e membro del Consiglio Nazionale Siriano, intervistato da Ilsussidiario.net. Ieri il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha preso parte a un summit a Vladivostock con il presidente russo Vladimir Putin e il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov. Per Fares, “le dichiarazioni ufficiali emerse al termine del summit non rispecchiano ciò che i partecipanti si sono realmente detti durante gli incontri. Washington e Mosca stanno preparando un piano comune, e per la Russia la questione siriana è soltanto una merce di scambio, per spuntare condizioni più convenienti per quanto riguarda i suoi interessi”.



Che cosa ne pensa dei commenti della Clinton e di Lavrov dopo il vertice di Vladivostock?

Non ritengo che le loro affermazioni vadano prese alla lettera, né per quanto riguarda Lavrov né per quanto riguarda la Clinton. Di solito queste dichiarazioni sono studiate con grande cura sia per le conseguenze politiche che possono avere sia per le reazioni del pubblico. Spesso però non riflettono la realtà. Il Consiglio Nazionale Siriano è convinto del fatto che siano in corso dei negoziati tra Russia e Stati Uniti, e che entrambe le parti stiano lavorando a un piano o a una proposta comune per quanto riguarda la Siria.



Quali sarebbero i contenuti di questo piano?

I russi stanno cercando di vendere a caro prezzo la loro rinuncia a continuare ad appoggiare Assad. L’accordo tra Mosca e Washington per quanto riguarda la Siria non è ancora vicino. Il vero motivo per cui il Cremlino continua a sostenere Assad, è che spera di spuntare il massimo delle concessioni su questioni che gli stanno ben più a cuore, come le sanzioni economiche statunitensi contro la Russia e le basi missilistiche nell’Est Europa.

Alcune settimane fa il Papa, riferendosi alla Siria, ha chiesto che “non venga risparmiato alcuno sforzo nella ricerca della pace, attraverso il dialogo e la riconciliazione”. Perché il Consiglio Nazionale Siriano non ha prestato il minimo ascolto a questo appello?



Ormai è troppo tardi per qualsiasi trattativa in Siria, ci prepariamo piuttosto a negoziare il dopo Assad. Il dialogo sarebbe stato possibile un anno fa, ma ora gli stessi sostenitori del regime sanno che il presidente non è più in grado di controllare il Paese. Assad deve prima dimettersi, quindi tratteremo su ciò che verrà dopo di lui.

 

Com’è la situazione militare sul campo?

 

I combattimenti stanno proseguendo nelle principali città, soprattutto ad Aleppo. L’Esercito Siriano Libero sta aumentando il suo controllo su diverse aree, anche se per ora i ribelli sono privi di artiglieria contraerea. Se non riusciranno a procurarsi armi di questo tipo, la guerra continuerà ancora per un lungo periodo.

 

L’ipotesi di una “no fly zone” sembra essere definitivamente tramontata …

 

Questa idea è molto importante e se introdotta cambierebbe rapidamente la situazione. Sembra però che nessuno nella comunità internazionale sia interessato ad applicarla, in quanto implica un intervento diretto attraverso l’invio di aeroplani o quantomeno di artiglieria contraerea.

 

Di recente un generale di Parigi ha dichiarato che l’Aeronautica Militare siriana è più potente di quella francese. E’ proprio così?

 

E’ noto a tutti che le armi di cui dispone il regime siriano, e specialmente quelle dell’Aeronautica Militare, sono molto vecchie: la maggior parte di esse risale agli anni ’70 e ’80. Il confronto non va fatto quindi tra il numero di aerei francesi e quelli siriani, bensì sulla qualità dei rispettivi armamenti. In ogni caso, noi non stiamo chiedendo alla Francia di intervenire, anche se ritengo che non sia vero che la comunità internazionale, se lo volesse, non sarebbe in grado di combattere contro Assad. Non stiamo parlando infatti di un Paese potente come la Cina, ma di uno Stato molto piccolo e debole.

 

Che cosa chiedete quindi alle potenze occidentali?

 

La comunità internazionale potrebbe come minimo mettere fine al sostegno di cui Assad gode grazie alle sue basi militari, perché in questo caso i suoi aerei non potrebbero più decollare. Non c’è bisogno di un intervento dell’Aeronautica francese, ma soltanto di pochi missili contraerei, che i combattenti sul campo saranno in grado di utilizzare per mettere in atto la no fly zone con le loro stesse forze. Più di tre aerei del regime sono già stati abbattuti con armi molto meno sofisticate.

 

(Pietro Vernizzi)