Tra qualche tempo, anche sul mercato italiano, forse si potranno acquistare – attraverso il meccanismo del prezzo giusto (o mercato giusto, fair trade) concordato con l’impresa Frutika – alcuni prodotti derivati dal frutto mburucuja coltivato e raccolto nel sud del Paraguay, che dopo Haiti è il secondo paese più povero del continente americano. Il problema principale è di tipo culturale, è cioè la capacità di infondere fiducia alle persone e dare la formazione necessaria per sostenere un’attività lavorativa redditizia. Su questo versante dalla fine degli anni Settanta si segnala l’impegno diretto nella nazione di Ases, l’Associazione solidarietà e sviluppo che in Paraguay è rappresentata e coordinata da Luigi Esposito.
Ases è il braccio operativo della Cia, la Confederazione italiana agricoltori che sostiene diversi progetti a sostegno dei popoli del sud del mondo. In particolare negli ultimi anni Ases ha concentrato i suoi sforzi nel dipartimento di Misiones a sud della nazione grande una volta e mezza l’Italia prima comprando il terreno per i contadini e poi favorendo l’associazione di questi nella cooperativa agricola Martin Rolon. E i primi risultati si vedono. “I lavori che stiamo iniziando con la cooperativa”, racconta Riccardo, il presidente della Cooperativa, “hanno avuto un impatto molto positivo nella comunità. Siamo gente molto umile che grazie alla cooperativa ha avuto le case e vari macchinari agricoli che possono generare guadagni e creare una vita più dignitosa”. L’intraprendenza e l’entusiasmo di Riccardo sono un buon segno, perché come ricorda Luigi Esposito “c’è bisogno di gente giovane che abbia voglia di impegnarsi e lavorare per il futuro della comunità”.
Riccardo, 24 anni e alla guida dal 2012, è quindi il volto giovane della cooperativa sorta per iniziativa di Ases, che raggruppa 200 famiglie contadine. Fra le coltivazioni seguite passo dopo passo da un tecnico agronomo, si segnalano mburucuya (o maracuya, in italiano conosciuto come il frutto della passione) e la menta. L’obiettivo principale è quello di qualificare i soci, arrivare a fargli prendere coscienza della positività di unirsi, di voler lavorare insieme in una cooperativa, ma il mutuo aiuto implica molte cose. Non è sempre tutto facile, anche perché non è scontato “far capire che possiamo vivere tutti bene attraverso la cooperazione”.
Gli obiettivi principali sono: “Lavorare con la gente mutuamente, organizzarci e attraverso l’organizzazione discutere di quello che stiamo facendo e generare idee nuove per generare uno sviluppo per tutti e attraverso tutti i soci. Il nostro problema principale – continua Riccardo – è l’ignoranza. Sappiamo che le cose negative accadono sempre per ignoranza. Questa è la sfida più grande che dobbiamo affrontare con le persone. Molte volte anche le istituzioni non compiono il loro dovere di istruire i cittadini”. Dopo aver fornito i mezzi, ora è arrivato quindi il momento della formazione, la vera arma per vincere le differenze sociali.