«E’ stata un’illusione immaginare che Islam e democrazia potessero essere compatibili. Ed è stata una vera beffa pensare di potersi alleare con i Fratelli Musulmani». I risultati di quanto fatto dagli Stati Uniti e Gran Bretagna in passato, ci spiega Magdi Cristiano Allam, eurodeputato e presidente del movimento politico “Io amo l’Italia”, sono adesso visibili in ciò che è accaduto prima al Cairo e poi a Bengasi, dove nel corso dell’ultimo assalto ad opera della milizia islamica Ansar Al-Sharia ha perso la vita Chris Stevens, ambasciatore americano in Libia. Questo perché, spiega Allam, «i nostri alleati, coloro per i quali ci siamo battuti e per i quali abbiamo immaginato che si dovesse intervenire, sono gli stessi che in realtà ci stanno massacrando». Coloro che fanno riferimento al Corano e ai detti e ai fatti di Maometto, aggiunge, «possono nella migliore delle ipotesi accettare il principio della tregua, ma mai della pace con coloro che non sono musulmani».



Come è cambiato nel corso degli anni l’atteggiamento americano nei confronti dell’Islam?

Questa visione cambia drasticamente a partire dal gennaio 2006, quando l’allora presidente George Bush, insieme all’allora premier britannico Tony Blair, decide di legittimare i Fratelli Musulmani considerandoli degli alleati nella guerra contro al Qaeda, dopo essersi reso conto che lo sviluppo delle guerre intraprese in Afghanistan e in Iraq non era favorevole. Il terrorismo islamico non era stato sconfitto e di conseguenza immaginò che, dividendo il fronte islamico e alleandosi e legittimando i Fratelli Musulmani, potesse conseguire il suo obiettivo, individuato nella repressione del terrorismo. Questo è il punto di partenza per comprendere la svolta che è avvenuta nella concezione americana del rapporto con l’Islam.



Cosa accade dopo?

Nel gennaio 2006 avvengono due grandi sviluppi: nei territori palestinesi Hamas, che rappresenta i Fratelli Musulmani, vince le elezioni e un suo rappresentante diventa capo del governo. In Egitto invece, per la prima volta, 88 deputati dei Fratelli Musulmani entrano nel Parlamento in un momento in cui, paradossalmente, lo stesso partito è considerato fuorilegge.

Arriviamo poi alla Primavera Araba?

Siamo nel 2011 e gli Stati Uniti d’America hanno dimostrato di essere il grande burattinaio di una colossale messa in scena che, nel nome della democrazia e della libertà, ha di fatto portato al potere i Fratelli Musulmani ovunque in Medio Oriente, dal Marocco allo Yemen, fino in Siria. Proprio qui si sta combattendo la cruciale battaglia da cui dipenderà anche la sorte del Libano e della Giordania. E sempre qui gli Stati Uniti e l’Europa stanno aiutando in modo deciso i Fratelli Musulmani che combattono con le armi del terrorismo l’esercito di Assad, attraverso una coalizione a cui prendono parte anche al Qaeda, i salafiti e milizie provenienti dalla Turchia.



Obama ha detto di non voler combattere l’Islam, ma al Qaeda. Cosa ne pensa?

Obama è l’espressione massima del relativismo in senso lato, nel caso specifico di quello religioso. Durante un discorso all’Università del Cairo ha citato alcuni versetti del Corano, legittimando pienamente l’Islam e mettendolo su un piede di parità con l’ebraismo e il cristianesimo. Così facendo, in modo acritico e decontestualizzato, ha istituzionalizzato l’idea dell’Islam buono, moderato, e il concetto che il terrorismo sarebbe in realtà opera solo di una minoranza fanatica fuoriuscita dal “vero” Islam. Questa è chiaramente ignoranza, perché basta leggere il Corano nella sua integralità oppure la biografia ufficiale di Maometto per rendersi conto che l’Islam è una ideologia che ispira, predica e ordina l’odio, la violenza e la morte. Obama ha sposato appieno il relativismo religioso e la storia lo riconoscerà come il principale artefice della svendita della nostra civiltà al radicalismo islamico nel nome di interessi materiali.

Secondo lei il terrorismo non è opera di una minoranza?

Basta osservare le immagini degli assalti avvenuti in questi giorni per rendersi conto che il terrorismo non è opera di una minoranza, ma è solo la punta dell’iceberg. Ad assaltare l’ambasciata americana erano presenti tante persone apparentemente comuni, donne, giovani e madri di famiglia che sembravano non avere nulla di identificabile come terroristico, eppure sostenevano i terroristi. Come dicevo, il terrorista è solo la punta di un iceberg che invece è rappresentato da una struttura radicata in cui l’islamizzazione si afferma attraverso le prediche e il lavaggio del cervello nelle moschee e attraverso le scuole coraniche che indottrinano e trasformano le persone in “robot” della morte.  

Come giudica invece Mitt Romney e la sua posizione nei confronti dell’Islam?

Romney è difensore di una civiltà dichiaratamente cristiana, tradizionalmente occidentale e che non ha elementi di collusione sul piano ideologico con l’Islam. E’ però necessario fare una precisazione: chi ha avviato il percorso di cui ho parlato all’inizio di questo intervento non è Obama, ma Bush, cioè colui che ha portato la guerra in Afghanistan e in Iraq e che al tempo stesso ha promosso il processo di relativismo religioso che ha finito per legittimare pienamente gli estremisti islamici per favorirne l’accesso al potere.

 

(Claudio Perlini)   

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