Lo scrittore irlandese Oscar Wilde affermò in uno dei suoi più famosi aforismi: “Più conosco l’essere umano più amo gli animali”. Spesso, infatti, capita che aneddoti e notizie sugli animali ci lascino attoniti, facendoci riflettere su tanti valori che stiamo perdendo o già abbiamo perso e dei quali gli animali ci ricordano l’esistenza. E’ di questi giorni una storia che, per i nostri tempi, pare uscita da un libro di favole e che ne ricorda molto da vicino un’altra, avvenuta in Giappone decenni fa e che ha fatto il giro del mondo con il trascorrere degli anni. Entrambe le storie hanno per protagonista un cane, il miglior amico dell’uomo per atonomasia.
Hachiko era un cane di razza Akita-Inu, tipicamente giapponese, che venne regalato al profesor Ueno. A un certo punto, prese l’abitudine di accompagnarlo alla stazione di Shibuya, il quartiere di Tokyo dove il suo padrone prendeva il treno e di aspettarne il ritorno. Ma un giorno il professore venne colto da infarto e morì mentre si recava al lavoro. E Hachiko, già famoso nel quartiere per questa sua abitudine, non si mosse e attese il suo padrone, fino alla sua morte. La sua storia commosse l’intero paese del Sol Levante che decise di erigere una statua in suo ricordo che tutt’ora si trova davanti alla stazione, ormai famosísima proprio per questo, di Shibuya.
Ma quanto riportato dalla stampa argentina, e ripreso in tutto il continente latinoamericano, in questi giorni ha dell’incredibile. Nella cittadina di Carlos Paz, vicino a Cordoba, nel 2005 il signor Miguel sta rientrando a casa e si accorge di essere seguito da un cane abbandonato, uno strano incrocio di pastore tedesco. Tra i due nace un feeling e Miguel seduta stante lo battezza Capitan, decide di regalarlo al figlio e se lo porta a casa, dove non viene accolto bene dalla moglie di lui, Veronica. Alla fine neanche Damian, il bimbo, si affeziona e così Miguel e Capitan diventano inseparabili.
Passa un anno dall’incontro e, nel marzo 2006, Miguel muore e viene interrato nel cimitero del paese. Pochi giorni dopo Capitan scompare e di lui non si saprà più nulla; anche perchè, Miguel a parte, non era certo circondato dall’affetto della famiglia.
Ma dopo un pò di tempo, durante la visita alla tomba del padre, Damian rimane di sasso quando si accorge che Capitan era riapparso a lato della tomba di Miguel. L’emozione, da forte che era, aumenta quando Damian scopre, dai racconti dei custodi del cimitero e della signora che gestisce il banchetto dei fiori adiacente – persone che ormai considerano Capitan uno di casa -, che il cane, da tempo, dopo aver girovagato per un po’, è solito entrare nel cimitero, fare compagnia al custode e piazzarsi al fianco della tomba dell’ex padrone, regolarmente, alle 18. Nessuno ha ancora capito come sia arrivato fin lì e, soprattutto, come abbia individuato la sepoltura di Miguel.
Damian e Veronica a questo punto tentano in tutti i modi di riportarlo a casa, ma inutilmente: Capitan appena può scappa. Ma non ci vuole molto a trovarlo: basta recarsi verso le 18 sulla tomba di Miguel per vederlo lì al suo fianco.