Colpo di scena nel caso di Rimsha Maish, la ragazzina che era stata arrestata con l’accusa di blasfemia e che perciò secondo la legge pachistana rischiava la condanna a morte. La piccola era accusata di aver bruciato una copia del Corano, il libro sacro dei musulmani, e in quanto cristiana era stata immediatamente arrestata. In realtà l’arresto era stato giustificato con il tentativo di salvarle la vita perché gli islamici infuriati che avevano fermato la ragazza volevano ucciderla sul posto, bruciandola viva. Per di più Rimsha, che in un primo momento era stata definita down, soffre di problemi mentali. Era poi stata rinchiusa in carcere insieme ai criminali comuni invece di essere consegnata al tribunale minorile. Il caso aveva impressionato anche il Pakistan, Paese dove le condanne a morte per blasfemia sono un evento regolare: Rimsha poi era cristiana, come tutti coloro (anche gli indù) che vengono accusati di blasfemia. Ma lo stesso presidente pachistano era intervenuto promettendo di fare indagini accurate sul caso. Adesso la clamorosa svolta: a finire in galera è l’imam che aveva accusato la ragazzina. L’uomo è accusato di aver costruito prove false per accusare la giovane: si tratta di Khalid Jadoon. Testimoni hanno raccontato che fu lui a mettere pagine bruciate del Corano nello zainetto della ragazzina che si stava recando a scuola. L’imam si è difeso dicendo che il suo scopo era di far scacciare dal villaggio l’intera comunità cristiana. Ed è quanto sistematicamente perseguono gli islamici fondamentalisti pachistani, attaccando e accusando la minoranza cristiana di blasfemia allo scopo di farli fuggire dal Pakistan o di impossessarsi delle loro case e terreni. Negli ultimi tempi poi si sono verificati casi di stupro e uccisioni nei confronti di ragazze di giovanissima età, sempre appartenenti alla comunità cristiana. Adesso è stata inoltrata richiesta immediata di liberare Rimsha. E’ troppo presto se questo caso segna finalmente una inversione di tendenza dell’atteggiamento delle autorità pachistane verso i cristiani: fino ad oggi infatti si sono sempre dimostrati indifferenti per la sorte delle minoranze religiose.
E’ intervenuto sul caso il presidente del Consiglio degli ulema pachistani, Tahir Ashrafi. Ha chiesto personalmente al presidente pachistano di liberare la ragazza e di metterla in sicurezza. Gli accusati di blasfemia infatti nei rari casi in cui vengono liberati vengono poi assassinati dagli islamici fondamentalisti.