La giornata dell’amore per Maometto ha lasciato sul campo 19 morti e ottanta feriti, tra cui anche alcuni soldati. E’ il bilancio degli scontri in Pakistan, in seguito alle proteste per il film “Innocence of Muslims” e le vignette offensive nei confronti della religione. Gli scontri più drammatici sono avvenuti a Karachi, nel sud del Paese, e a Peshawar, nel nord-ovest. Ilsussidiario.net ha intervistato Paul Jacob Bhatti, ministro pakistano per le Minoranze religiose come il fratello Shahbaz, ucciso dagli integralisti nel 2011.



Da dove nasce l’odio antiamericano dei manifestanti pakistani?

Il Pakistan sta attraversando un periodo difficile. Un certo odio anti-occidentale e anti-americano è sempre esistito, ma non è mai stato così forte. Quella cui abbiamo assistito ieri è una reazione sproporzionata, che è giunta a uccidere e ferire degli stessi soldati pakistani. Si tratta di persone cresciute in un determinato ambiente, con un determinato insegnamento, che sulla vita non hanno imparato nulla tranne l’odio e la volontà di uccidere. Quanto è avvenuto è altrimenti inspiegabile: si può provare odio verso gli Stati Uniti, ma trovo assurdo arrivare a massacrare dei soldati pakistani, che erano lì soltanto per garantire l’ordine e fare il loro lavoro.



In quale clima si alimenta questa tensione crescente?

Il Nord del Pakistan, al confine con l’Afghanistan, è una zona molto povera, in cui la popolazione è cresciuta senza nessun valore nella vita se non l’educazione alla guerra. Ha sempre avuto un sentimento anti-occidentale, soprattutto dopo l’invasione sovietica e la guerra che è seguita agli attacchi dell’11 settembre. Il Nord del Pakistan è stato preso di mira dalle bombe dei droni americani, che oltre ai terroristi hanno ucciso anche numerose persone innocenti. E’ capitato che i familiari delle vittime prendessero i pezzi di corpo umano, spesso di bambini, sventrati dai droni, e li mostrassero dicendo: “Ecco che cosa fanno l’America e l’Occidente”.



Per loro quindi sono sinonimo di distruzione?

Nella vita delle popolazioni di queste zone nulla è cambiato con l’arrivo della modernità e dell’Occidente: non hanno agricoltura, fabbriche, lavoro. Crescono nella miseria materiale e intellettuale.

Da chi sono fomentate le manifestazioni contro gli americani?

Ci sono moltissime persone che predicano contro l’Occidente per preparare le masse a combattere. Generazioni e generazioni sono state plasmate con questi sentimenti. La conseguenza è la shoccante atmosfera di odio e intolleranza che abbiamo sotto gli occhi. Ai bambini fin dalla tenera età è fatto il lavaggio del cervello, da parte di persone che insegnano loro l’odio. Con questo sentimento loro crescono e non lo dimenticano più per tutta la vita.

 

Che cosa c’è all’origine di tutto questo?

 

Ci sono dei gruppi religiosi e politici. Le correnti anti-occidentali del resto sono presenti in tutto il mondo islamico, dall’Iran alla Palestina. Gli arabi sono convinti del fatto che l’America, essendo una superpotenza, opprima le popolazioni del Medio Oriente.

 

Che cosa ne pensa del film che ha scatenato le proteste?

 

Pur non avendolo visto, anch’io mi sento di condannare il film contro Maometto, “Innocence of Muslims”, da due punti di vista. In primo luogo, anche un cristiano dovrebbe comprendere che si tratta di qualcosa in grado di ferire i sentimenti. Soprattutto vedendo che quella musulmana è una civiltà che ha una fede così forte, in particolare verso Maometto che reputano una figura suprema, di fronte a un film che lo insulta la riterranno una cosa inaccettabile. Noi che siamo credenti secondo Gesù Cristo, di fronte a un film in cui lo si insulta, ci rimarremmo a nostra volta molto male. Personalmente, anch’io proverei dei sentimenti di rabbia.

 

Gli insulti a Maometto andavano evitati anche per motivi di opportunità?

 

In un mondo in cui l’intolleranza è grande e l’armonia religiosa scarsa, dobbiamo evitare di dare lo spunto per episodi come quelli che stanno avvenendo in tutto il mondo. La stessa libertà di espressione non deve oltrepassare il limite del rispetto per la fede della gente. Il grado di civiltà che si ha in Occidente è del resto diverso da quello del Pakistan, perché c’è tantissima gente analfabeta, o che vive e muore per la religione. Dobbiamo quindi valutare bene che cosa facciamo in Occidente, perché contro il terrorismo, la violenza e l’estremismo è in corso una guerra e noi non possiamo vincerla se permettiamo episodi come quelli che provocano queste reazioni.

 

(Pietro Vernizzi)