Milizie cristiane armate dal regime per supportare l’esercito regolare. E’ la notizia riportata dall’Ansa, che cita le parole di un commerciante della città vecchia di Damasco, secondo cui “i servizi di sicurezza hanno distribuito le armi alle nostre famiglie circa un mese fa. Ci hanno detto che servono a proteggerci contro i terroristi. Il fucile lo tengo, ormai qui è pieno di criminali”. IlSussidiario.net ha intervistato padre Paolo Dall’Oglio, vissuto per 30 anni in Siria prima di essere espulso per le sue posizioni contrarie al regime. Giovedì un comunicato stampa del ministro degli Esteri siriano è giunto ad accusare il sacerdote di essere sul libro paga di Al-Qaeda.
Padre Dall’Oglio, partiamo da quest’ultima accusa …
Il comunicato del ministero degli Esteri di Damasco dimostra la paranoia del regime. E’ un fatto preoccupante, perché quando si dice che questo regime potrebbe avere qualche capacità negoziale, fatti come questo rivelano che evidentemente non è così. Quando Lakhdar Al Ibrahimi, inviato speciale dell’Onu in Siria, cerca di riallacciare il dialogo con il governo siriano, lo sta facendo con qualcuno che non si fa scrupoli nell’accusare un sacerdote di essere legato ad al-Qaeda.
Nel comunicato si afferma anche che lei sarebbe un sostenitore della no fly zone …
Ho sempre messo in guardia sul fatto che una no fly zone senza caschi blu sul territorio rischierebbe di fare aumentare i massacri, creando una situazione di anarchia generalizzata. Nel frattempo il popolo siriano è condannato a morte dall’indifferenza internazionale, bombardato dal cielo e dai carri armati. La Russia non vuole la soluzione giusta, cioè la no fly zone e le forze sul terreno a protezione dei civili.
Che cosa si può fare allora?
Il ministro degli Esteri belga ha proposto delle “zone medicalmente assistite”, cioè delle oasi protette. E’ doveroso permettere al popolo siriano di proteggersi dagli aerei, e questo significa dotarlo di missili terra-aria, e dai bombardamenti dei carri armati, attraverso delle difese anticarro. La comunità internazionale ha invece il dovere di scegliersi i partner più sicuri. Le “zone medicalmente assistite” potrebbero essere degli esperimenti sul confine turco, giordano e libanese, cui parteciperebbero esperti e operatori militari dell’Esercito Siriano Libero per trovare la formula in grado di proteggere il popolo siriano ed evitare che finisca in mani non desiderabili.
Quali sarebbero le conseguenze sul piano politico?
Ciò permetterebbe una graduale avanzata, sia militare sia diplomatica, per convincere Russia e Iran a cambiare cavallo. Per questo l’azione del presidente egiziano, Mohamed Morsi, può essere preziosa. L’obiettivo finale è una Siria unitaria, pacificata, pluralista, eventualmente nella forma di una federazione, garantita dall’impegno dei protagonisti del conflitto come Russia, Iran, Arabia Saudita, Turchia e Nato.
Secondo l’Ansa, i cristiani siriani starebbero formando delle milizie filo Assad …
Si tratta di cristiani armati alleati del regime nelle valli a Ovest del fiume Oronte. Si è tentato di armare i cristiani di Aleppo e Damasco; c’è in generale un rifiuto da parte loro, con la sola eccezione appunto della zona a Occidente della montagna alawita. Si parla anche della creazione di gruppi armati cristiani nell’Esercito Siriano Libero. Si tratta di piccoli gruppi e io ho preso posizione a sfavore di questa iniziativa. Se ci sono dei giovani cristiani che si sentono in dovere di partecipare alla guerra di liberazione, lo possono fare nell’Esercito Siriano Libero nel quale ci sono cittadini siriani di tutte le religioni. Mi sembra invece una follia creare dei gruppi cristiani armati, che si fronteggino da un lato e dall’altro dello schieramento.
Per il Papa “invece di importare le armi che è un peccato grave, dovremmo importare idee di pace, creatività, trovare soluzioni per accettare ognuno nella sua alterità”. Come si applica questa frase riferita alla Siria?
Il problema non è quello di vendere o meno le armi, bensì che il popolo ha diritto a difendersi e quindi ha bisogno di armi per farlo. Il Papa ha perfettamente ragione a dire che il mondo doveva occuparsi in modo ben diverso di questa crisi, molto prima e con una capacità diplomatica molto più efficace. Non posso non condividere quanto affermato da Benedetto XVI, ma forse la sua è anche una critica alla diplomazia del Vaticano per la sua inerzia.
(Pietro Vernizzi)