La manifestazione di questi giorni davanti alla sede del Congresso dei deputati spagnola è poca cosa. Seimila persone non sono poi così tante rispetto ai numeri delle contestazioni nei confronti del governo Zapatero. Certo non vanno sottovalutati il malessere e la tensione sociali che serpeggiano tra la gente per via della doppia stretta per effetto della disoccupazione e delle misure adottate dal governo Rajoy. Tuttavia non bisogna correre il rischio di dare troppa enfasi alle immagini viste in televisione. IlSussidiario.net ne ha parlato con Josè Luis Restan, direttore editoriale di Cadena Cope, il network radiofonico della Conferenza episcopale spagnola, che si è detto molto più preoccupato per un altro tipo di opposizione al governo. Vediamo quale.
Anche qui in Italia abbiamo visto le immagini degli scontri tra i manifestanti davanti al Congresso e la polizia. Sono sempre gli “indignados” che già avevate conosciuto a Puerta del Sol?
È difficile fare una radiografia di gruppi così diversi tra loro. Fatto sta che, da molte settimane, si stava convocando attraverso la rete, via Facebook e Twitter, una manifestazione dal titolo “Assaltiamo il Congresso”. Le convocazioni sono state fatte da una galassia di gruppi che sono tutti molto piccoli: alcuni sono vicini agli “indignados” che occuparono Puerta del Sol l’anno scorso, altri sono di estrema sinistra e alcuni anche di estrema destra.
Ci racconta che cosa è successo?
Durante la mattinata si sono riuniti circa 6 mila manifestanti davanti alla sede del Congresso. La polizia aveva preventivamente stabilito un perimetro di sicurezza. Quando i contestatori hanno provato a rimuovere le barriere la polizia ha caricato. Il resto lo avete visto alla televisione. Il bilancio è stato di più di 50 feriti e una ventina di arrestati.
Il delegato del governo a Madrid, Cristina Cifuentes, ha difeso con fermezza l’azione della polizia e le cariche contro i manifestanti. Cosa ne pensa?
A parte i contenuti delle rivendicazioni, che meritano un discorso a parte, non dobbiamo dimenticare che la legislazione spagnola vieta espressamente le manifestazioni nei pressi della sede del Congresso quando è in corso una plenaria dei deputati, come in questo caso. La presenza dei 6 mila contestatori pertanto era pienamente illegale.
Però non erano in pochi…
Questo non è vero. Pensi che, durante il governo Zapatero, si sono tenute almeno quattro manifestazioni contro la sua politica che hanno riunito un milione di persone. È la spettacolarizzazione delle violenze ad opera della tv che ha dato un’immagine un po’ distorta della Spagna. È vero che c’è un clima di preoccupazione e che, se la situazione non migliora nei prossimi mesi, il malessere sociale può aumentare e le manifestazioni possono diventare più frequenti. Ma la realtà della Spagna non è solo quella che si vede in tv.
E quale è?
Indubbiamente gli aggiustamenti del governo stanno generando malumore in molti settori della società, non ultima l’istruzione universitaria dove sono state aumentate le tasse e il clima è sempre più teso. Ed è evidente che c’è preoccupazione tra la gente per via degli oltre 5 milioni di disoccupati, specialmente giovani. Detto questo non vedo un clima di assoluta insubordinazione o ribellione sociale. Ripeto, 6 mila persone sono una quantità piccola. E poi c’è una cosa che personalmente mi preoccupa molto di più.
Sarebbe?
Ci sono in Parlamento alcuni gruppi che, se non sono direttamente complici dei manifestanti, sono almeno compiacenti. Mi riferisco ai comunisti di Izquierda Unida e anche a qualche rappresentante del Partito socialista (Psoe).
Ci spieghi meglio che cosa la preoccupa.
Gruppi come quelli dell’altro ieri sono gli stessi che abbiamo visto a La Puerta del Sol, a Londra, in Grecia e in Portogallo. Vengono aizzati da qualcuno, è evidente. Ma sono solo piccoli gruppi estremisti che stanno capitalizzando il malessere sociale e il danno provocato dalla crisi economica. Non mi preoccupano. È normale che in un momento come l’attuale ci siano. A mio avviso invece è molto più preoccupante l’atteggiamento della sinistra in parlamento che dimostra di non voler collaborare alle riforme del governo ad ogni costo. Il suo “no” è totale, assoluto. E questo può generare una tensione sociale anche più grande. Può generare la sensazione che effettivamente possa essere legittima l’opposizione frontale al governo. Anche nelle strade.
Un pericolo maggiore di qualche “indignados”?
Come si dice in Spagna, chi vuole cavalcare la tigre non può smontare. E la sinistra lo sta facendo.
La Chiesa spagnola si è pronunciata sulle manifestazioni?
Non c’è stata ancora una presa di posizione ufficiale rispetto a quanto successo. Ma penso che valga quanto detto in passato sugli “indignados”. La Chiesa ha voluto valorizzare l’impulso positivo di molti che sono andati a Puerta del Sol: c’era un desiderio di recuperare un certo protagonismo sociale, un desiderio di comunità e di ideale che non è da buttare. E questo i vescovi lo hanno riconosciuto. Il problema è che non c’è un orizzonte realista di proposta in questo movimento, motivo per cui è stato dominato dall’ideologia più violenta ed estremista che in Spagna ha sempre una profonda matrice anticristiana e anticlericale.
(Matteo Rigamonti)