La Grecia torna in piazza ed esplode ancora una volta la violenza. Oltre 30mila persone hanno affollato Atene e Salonicco nella giornata di sciopero generale proclamato dai due principali sindacati del Paese per protestare contro il nuovo piano di tagli da 11,5 miliardi di euro messo in campo dal governo Samaras. Nella capitale ellenica gruppi di persone incappucciate hanno tentato di raggiungere piazza Syntagma, sede del Parlamento, scagliando in direzione dei cordoni di polizia schierati in tenuta antisommossa alcune bottiglie molotov, mentre gli agenti hanno risposto con i gas lacrimogeni. Il via libera al pacchetto di tagli, presentato nella giornata di ieri anche agli altri due leader della coalizione di governo, il socialista Venizelos e Fotis Kouvelis di Sinistra Democratica, servirà a sbloccare una tranche di 31,5 miliardi di euro di prestiti da parte di Ue e Fmi destinati in particolare alla ricapitalizzazione delle banche greche. IlSussidiario.net ha contattato Teodoro Andreadis Synghellakis, corrispondente dall’Italia per la tv greca Alpha.
Come giudica l’attuale situazione?
La Grecia sta continuando a dibattersi in una crisi economica molto profonda in cui, a causa del comportamento della troika, non ha grandi libertà di scelta. In questo particolare momento il popolo sta dimostrando ancora una volta tutta la propria disperazione di fronte ai nuovi tagli, imposti dall’Europa, per quasi 12 miliardi di euro che dovrebbero aiutare a far ripartire lo sviluppo nel Paese.
Non crede che sarà davvero così?
Resta da capire se la Grecia sarà davvero in grado di affrontare questi tagli che andranno a toccare direttamente e indirettamente ogni settore, andando quindi a peggiorare un Paese già duramente provato e in profonda recessione. In questi tre anni abbiamo imparato che ulteriori tagli portano solamente a una crisi ancora più grave, non a uscirne, quindi ho paura che la situazione non potrà effettivamente migliorare.
Queste misure d’austerità appaiono però obbligatorie, non crede?
Certamente non vi sono molte altre scelte: o si accetta la logica imposta dalla troika, oppure il tavolo della trattativa salta. Bisognerà però vedere quale sarà la reazione sociale: lo stesso Samaras, che recentemente è stato anche a Roma, credo sappia benissimo che la sensibilità sociale, dopo due anni e mezzo di sacrifici, è veramente al limite. Per questo motivo sono dell’idea che a un certo punto dovrà inevitabilmente prevalere questa consapevolezza rispetto a quella della trattativa coi partner stranieri.
Come sta affrontando tutto questo il popolo greco?
Sono molto amareggiato dalla gestione di questa crisi che, in particolare da parte degli organismi internazionali, ha posto i greci quasi gli uni contro gli altri. Il popolo greco non merita tutto questo e non so quale altro Paese avrebbe affrontato quattro misure di tagli “lacrime e sangue” in due anni e mezzo. Detto questo, è chiaro che eventuali alternative a questi tagli non sono semplici: probabilmente significherebbero ciò che proponeva la sinistra eurocomunista di Syryza, cioè il rifiuto delle condizioni imposte, perché facenti parte di una trattativa impari, e la richiesta in toto del cambiamento di questi accordi. A mio giudizio una gran parte delle misure imposte dalla troika dovrà cambiare, altrimenti andremo incontro a un avvitamento dell’economia sempre più forte.
Come potranno cambiare tali accordi?
E’ chiaro che bisogna andare incontro a una rinegoziazione, cosa che in realtà era già parte del programma di tutte le forze politiche che sono andate alle elezioni di giugno. Ormai in Grecia la classe media è franata e sappiamo bene che quando questo accade viene a mancare la stessa spina dorsale di un Paese e ogni possibilità di crescita.
Crede che in futuro assisteremo ad altri scontri?
Vorrei sottolineare che i protagonisti degli ultimi scontri erano una esigua minoranza delle tante persone che invece hanno scelto di aderire allo sciopero generale in modo assolutamente pacifico. E’ però anche vero che nel giro di 24 ore verranno presentate nel dettaglio le nuove misure di austerità, quindi è chiaro che fino alla votazione, che avverrà nella prima settimana di ottobre, probabilmente la tensione e le proteste aumenteranno. Nessuno può prevedere cosa accadrà, ma quello che è certo è che la Grecia e il suo popolo sono giunti al limite: è questo il messaggio che l’Europa deve comprendere una volta per tutte.
(Claudio Perlini)