Manca ormai poco più di un mese alle elezioni presidenziali statunitensi e ancora non si riesce a decifrare quale sarà la volontà dell’elettore medio americano. Trionferà Obama o Romney riuscirà a spodestare il presidente democratico e riportare i repubblicani alla guida della più grande democorazia del mondo? In presenza di una crisi economica che ha pochi precendenti nella storia quanto alla sua portata ma in mancanza di elementi certi per compiere una valutazione oggettiva, IlSussidiario.net ha intervistato John Samples, direttore del Center for Representative Government (Centro per il governo rappresentativo) del Cato Institute e professore associato alla Johns Hopkins University. «Sono elezioni strane» ha confermato Samples che poi ha aggiunto «la crescita economica è debole e la disoccupazione alta» e, anche se in simili circostanze il presidente uscente è solitamente sfavorito, Obama «ha le maggiori probabilità di essere rieletto». Ciononostante il verdetto delle urne non è affatto scontato. Samples ci ha detto perchè.



Nel suo discorso alla Convention Democratica, Obama ha citato Roosevelt. Secondo lei, Obama può realmente diventare un nuovo Roosevelt? Inoltre, l’attuale crisi economica è equiparabile a quella del 1929 o si tratta di una situazione molto differente?

Tra Obama e Roosevelt vi è una differenza significativa: nel 1936, il Partito Democratico di Roosevelt aveva il 78% dei seggi al Senato e il 76% alla Camera dei rappresentanti. Il partito del Presidente aveva una schiacciante maggioranza. Nel caso Obama venga rieletto, troverà probabilmente il Partito Democratico al 50% al Senato e forse al 45% alla Camera. Di conseguenza, un confronto tra il secondo mandato di Obama e il secondo mandato di Roosevelt è improponibile.



La classe media, che in passato ha trovato la propria rappresentanza nel Partito Democratico, sta affrontando una crisi acuta. Se ne può attribuire la responsabilità a Obama?

Quasi tutti gli americani si definiscono appartenenti alla classe media. Tutti quelli che guadagnano attorno alla media (ma non sono poveri) sono preoccupati per la disoccupazione. Obama non ha fatto grandi progressi sotto questo aspetto. Ha anche fatto poco per migliorare la produttività del lavoratore medio.

Obama ha parlato della famiglia quasi solo come un tema economico; Romney ne ha preso in considerazione anche l’aspetto etico. E’ segno di una profonda differenza tra Obama e Romney?



I Democratici vedono la famiglia come una istituzione gerarchica che limita le persone, in particolare le donne. I Repubblicani la considerano una fondamentale istituzione sociale, che rende possibile una buona società. Sì, qui si vede una profonda divisione.

Ha detto Romney: “Penso che sarebbe giusto per un Presidente parlare alla Cina in un modo netto.” Lei è d’accordo con Romney?

I Repubblicani tendono a una politica estera più decisa, e per questo occorre una minaccia. Romney sta cercando di presentare la Cina come una minaccia, affermando che Obama non ha fatto nulla in proposito. Tuttavia, il Segretario di Stato di Obama, Hillary Clinton, durante la Convention Democratica era in viaggio in Asia per contrastare la Cina per via diplomatica. Le affermazioni di Romney su Obama e la Cina sono sbagliate.

 

Secondo un recente sondaggio, 95 milioni di americani non andranno a votare nelle prossime elezioni. Il risultato delle elezioni sarà determinato da Wall Street e le grandi società, o dalla classe media?

Si ipotizza che il 60% degli aventi diritto al voto andrà a votare, una percentuale che si può considerare storicamente elevata. Scommetterei che il vincitore del Collegio Elettorale verrà deciso da un elettore di classe media nell’Ohio o, forse, in Florida. Wall Street e le corporation sono demonizzate, ma la loro influenza sui risultati elettorali viene molto esagerata.

 

A suo parere, la maggioranza degli americani cerca un cambiamento, e quindi un presidente Repubblicano, o è per un altro mandato presidenziale dei Democratici?

Queste sono elezioni strane. La crescita economica è debole (1,5%) e la disoccupazione alta (11%, tenendo conto di chi ha smesso di cercare un lavoro); tuttavia, il presidente uscente ha le maggiori probabilità di essere rieletto. Anche se, di solito, dati simili di scarsa crescita economica dovrebbero portare il presidente uscente a perdere le elezioni.

 

Perché, allora, è possibile che Obama le vinca?

 

E’ possibile che molti elettori ritengano la vittoria di Romney un ritorno all’era di George W. Bush. Forse, l’avversione a quella inadeguata amministrazione sta permanendo più di quanto ci si potesse aspettare.

 

(Pietro Vernizzi)