Solamente nel mese di agosto oltre 100 mila siriani sono fuggiti nei Paesi vicini, il numero più alto mai registrato dallo scoppio della crisi in Siria. Lo ha affermato oggi a Ginevra l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), spiegando che il numero totale di rifugiati siriani registrati o in attesa di essere registrati è salito a 235.368. In particolare, viene poi sottolineato, 77 mila sono giunti in Giordania, 59 mila in Libano, 18 mila in Iraq e altri 80 mila in Turchia. Intanto, mentre nel Paese la situazione continua a peggiorare, il presidente siriano Bashar al-Assad ha incontrato in queste ore il responsabile della Croce Rossa Internazionale (Cicr) Peter Maurer, al quale ha confermato il suo appoggio ma solo se l’organizzazione continuerà ad essere “imparziale e indipendente”. In un comunicato diffuso successivamente la Cicr ha riferito di un colloquio “positivo”, in cui si è avuta l’occasione di discutere di temi “relativi alla protezione della popolazione civile durante le ostilità, così come l’importanza dell’accesso all’assistenza medica e alle necessità fondamentali e anche le visite ai detenuti”. Però, nonostante vi siano incontri diplomatici come questo, in Siria si continua a morire: secondo quanto riferito dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, nella sola giornata di ieri sono 153 le persone che hanno perso la vita in tutto il Paese, tra cui 72 civili (di cui 19 bambini e 14 donne), 42 soldati e 30 ribelli. Poche ore fa, invece, i Comitati di Coordinamento Locale hanno denunciato la scoperta dei resti di dieci persone giustiziate a Muadamiya, alla periferia di Damasco, mentre secondo un attivista il regime starebbe impedendo l’accesso di rifornimenti nelle zone controllate dai ribelli, rendendo critica la situazione nei quartieri di Aleppo, alle prese con una grave carenza di cibo e altri generi di prima necessità. La Cina ha intanto ammesso l’evidente peggioramento della situazione siriana, ribadendo però la sua assoluta opposizione a qualsiasi intervento armato esterno. 



Come ha fatto sapere il portavoce del ministero degli Esteri, Hong Lei, nel consueto appuntamento con la stampa, “la soluzione politica rimane l’unica via d’uscita per la Siria”. “Abbiamo sempre ritenuto che l’unica strada sia quello di una soluzione – ha aggiunto -. Al momento la situazione sta peggiorando, ma più la situazione peggiora, maggiore unità è necessaria”.



 

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