“Siamo al lavoro per individuare le linee guida di una politica estera europea integrata su questioni di portata strategica, come la difesa, la sicurezza energetica, la cooperazione allo sviluppo, le politiche migratorie e la libertà di culto”. Ad affermarlo, nel corso di un’intervista a Ilsussidiario.net, è il ministro degli Affari esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata. Il numero uno della Farnesina sottolinea che la libertà religiosa nei Paesi dove i cristiani sono perseguitati è in cima all’agenda italiana: “L’impegno italiano è stato determinante anche per l’affermazione della libertà religiosa come tema prioritario in Europa. Su nostro impulso, la nuova Strategia europea sui diritti umani, approvata a giugno, pone al centro la protezione della libertà di culto”.



In che modo è possibile rilanciare subito il progetto d’integrazione europea, che in questa fase sta attraversando una delle sue più gravi crisi?

Lei tocca un punto decisivo. L’Europa non è solo economia. Ricreare le condizioni per un nuovo ciclo di crescita economica è solo un aspetto della sfida che abbiamo davanti. Stiamo lavorando intensamente affinché l’Europa faccia un salto di qualità sul piano politico ed agisca da attore globale sui principali scacchieri internazionali. Dobbiamo offrire ai cittadini europei, che stanno oggi affrontando pesanti sacrifici, la concreta prospettiva di un progetto politico capace di tutelare i loro interessi nel mondo, assicurando loro sicurezza e benessere. I cittadini europei devono poter guardare all’Europa come a un valore e un’opportunità.



Lo ritiene ancora un obiettivo che può essere raggiunto?

L’Italia è fra i più convinti sostenitori di un completamento dell’architettura istituzionale europea, che deve dotarsi, oltre che degli strumenti per una migliore “governance” economica, anche di quelli che servono per condurre una più compiuta politica estera comune. Sono personalmente impegnato, insieme ad un gruppo ristretto di Ministri degli Esteri europei, per sviluppare gli aspetti concreti delle proposte sull’”Europa del futuro” e su un’“Unione Politica”. Siamo al lavoro per individuare le linee guida di una politica estera europea integrata su questioni di portata strategica, come la difesa, la sicurezza energetica, la cooperazione allo sviluppo, le politiche migratorie, la promozione e la tutela dei diritti umani, a cominciare dalla libertà di culto.



È giusto che la Bce svolga una più stretta supervisione bancaria nell’Eurozona? Quali implicazioni potrebbe avere sul lungo periodo per i membri dell’Unione?

L’Europa ha dato prova di determinazione nel contrasto alla speculazione dotandosi di strumenti incisivi, come il “Fiscal compact” e il Meccanismo Europeo di Stabilità. Ora, anche grazie al contributo dell’Italia, l’agenda europea è focalizzata su un obiettivo ambizioso, quello di arrivare ad una governance economica efficace, che coniughi rigore, riforme e crescita, utilizzando gli strumenti giusti al momento giusto.

Ritiene la Grecia stia facendo il possibile per non uscire dall’euro, o che debba fare di più?

La Grecia è impegnata a fare quanto necessario per onorare i propri impegni. Lo sforzo è gravoso perché vuol dire riconquistare la fiducia dei mercati. Le rigorose misure adottate testimoniano la determinazione della Grecia e del popolo ellenico, per i cui sacrifici dobbiamo avere profondo rispetto. L’Italia sostiene – anche in seno all’Europa – gli sforzi della Grecia, che devono anche essere orientati a rilanciare crescita e occupazione. Solidarietà europea da un lato, e interesse dello stesso popolo greco e di tutti noi alla stabilità dell’Eurozona, dall’altro, sono le basi della politica italiana verso Atene.

 

Qual è l’impegno dell’Italia per difendere i cristiani nei Paesi nei quali sono perseguitati, e in particolare in Nigeria e in Pakistan?

 

La tutela della libertà di culto nel mondo è al centro della politica estera italiana. La Farnesina monitora costantemente lo stato della libertà religiosa nel mondo e si adopera per sensibilizzare le Autorità dei Paesi dove si verificano fenomeni di intolleranza o di persecuzione delle minoranze religiose. L’impegno italiano è stato determinante anche per l’affermazione della libertà religiosa come tema prioritario in Europa. Su nostro impulso, la nuova Strategia europea sui diritti umani, approvata a giugno, pone al centro la protezione della libertà di culto. L’Italia ha anche contribuito all’istituzione della Task Force UE sulla libertà religiosa. Prosegue la nostra azione in sede ONU, anche con un Seminario che stiamo organizzando per fine settembre a New York. Siamo anche impegnati, con specifici progetti, nella formazione delle classi dirigenti dei Paesi dove la libertà religiosa è più a rischio.

 

La grave situazione siriana. La strada, in attesa dell’evolversi degli eventi, è solamente quella delle sanzioni economiche? Ce ne sono altre?

 

La situazione è molto più che grave. E’ insostenibile. La condotta criminosa del regime di Assad ha originato un dramma umanitario di immense proporzioni. La crisi rischia di destabilizzare i Paesi vicini, di incidere molto negativamente sul processo di pace in Medio Oriente, e, di conseguenza, anche sugli equilibri regionali. Assad deve lasciare il potere e le componenti dell’opposizione al regime vanno sostenute in tutti i modi, con la sola eccezione dell’intervento militare. È nostro dovere, dell’intera Comunità internazionale, adoperarci per accelerare una transizione politica, democratica e rispettosa dei diritti umani e dei diritti di tutte le minoranze. In questa prospettiva, il 29 agosto abbiamo organizzato alla Farnesina una riunione sul “dopo Assad” a livello di Alti funzionari dei Paesi del “Core Group” del Gruppo di Amici del Popolo Siriano, che ha affrontato le questioni della sicurezza, dell’institution building, della ricostruzione economica e degli aspetti umanitari. Continuiamo anche ad assicurare il nostro sostegno umanitario alle vittime delle violenze. Abbiamo sinora messo a disposizione aiuti umanitari per 3 milioni di euro e abbiamo attivato un ospedale da campo in Giordania a favore dei rifugiati siriani. Sosteniamo le attività di UNICEF in Libano e dedichiamo massima attenzione alle possibili iniziative per fornire assistenza ai rifugiati siriani in Turchia.

 

L’Eni rischia di perdere 2 miliardi di dollari per l’embargo all’Iran. Per quale motivo ritiene affidabile il dossier contro il nucleare iraniano?

Il regime sanzionatorio nei confronti dell’Iran ha per base giuridica le risoluzioni adottate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Lo sviluppo da parte di Teheran di un programma nucleare dal possibile profilo militare in violazione del Trattato di Non Proliferazione Nucleare costituisce una seria minaccia per gli equilibri e la stabilità regionale, e per la sicurezza globale. Occorre proseguire su questa strada per indurre l’Iran a rispettare gli obblighi derivanti dal Trattato di Non Proliferazione Nucleare e dalle risoluzioni dell’ONU e dell’AIEA. Le sanzioni, comprese quelle adottate dall’Europa, stanno avendo effetto. È quindi fondamentale mantenere la pressione su Teheran.

 

Che cosa sta facendo l’Italia per sostenere lo sviluppo dell’Egitto e trovare nel presidente Morsi un interlocutore affidabile?

 

L’Egitto è un partner di assoluto rilievo strategico, con cui condividiamo solidi legami politici, economici e culturali. Ho incontrato il Presidente Morsi al Cairo lo scorso luglio e mi accingo a rivederlo nei prossimi giorni. L’Italia sostiene il processo politico in corso in Egitto, sottolineando la necessità del pieno rispetto dei diritti umani, del diritto internazionale e degli impegni derivanti dai trattati, e dei valori democratici fondamentali di libertà, secondo le aspettative legittime del popolo egiziano. Occorre che la Comunità internazionale sostenga il nuovo Egitto in questa fase. L’Italia sta spronando l’Europa ad intensificare gli scambi tecnici, culturali, economici e politici con l’Egitto ed a fornirgli assistenza finanziaria. Il sostegno alla transizione passa, infatti, anche per il consolidamento dei rapporti economici e commerciali. L’Italia è il primo mercato al mondo per l’export egiziano, per un valore di 756 milioni di dollari. Abbiamo avviato una nuova fase di conversione del debito per 100 milioni di dollari e siamo pronti a finanziare un nuovo Programma di aiuto alla bilancia commerciale egiziana. Le nuove Autorità egiziane hanno ribadito la volontà di ripristinare appieno il clima favorevole alla libera impresa ed agli investimenti stranieri. Anche i rapporti di affari possono rivelarsi un importante fattore di stabilità per l’Egitto e per la regione: lavorando insieme, possiamo contribuire a rilanciare l’economia egiziana, incrementando prosperità e benessere e creando lavoro, soprattutto per i giovani.