Tre donne assassinate questa notte a Parigi, un triplice omicidio con un fattore comune. Le tre donne freddate con un colpo di pistola alla testa erano tutte e tre attiviste del Pkk, il partito dei lavoratori per l’indipendenza del Kurdistan. Ovviamente da parte dei curdi residenti in Francia sono immediatamente scattate le accuse nei confronti del governo turco e in particolare del presidente Erdogan, definito assassino da alcuni manifestanti curdi che stamane si sono ritrovati a protestare davanti all’edificio dove sono state trovate le tre donne. Per Edhart Leon, responsabile della Federazione delle associazioni curde di Francia, “è un crimine di Stato o in ogni caso un crimine politico con un preciso messaggio”. Il messaggio potrebbe essere chiaro: da decenni il Pkk è fuorilegge e accusato di essere una organizzazione terroristica. Il loro leader, Ocalan, si trova in carcere in condizione di isolamento dal 1999, quando la sua condanna a morte fu trasformata in carcere a vita. Secondo Renaud Bernard, corrispondente di France Tv in Italia, contattato da ilsussidiario.net, la presenza dei curdi di origine turca in Francia è molto limitata.
“Non sono un gran numero” ha detto “soprattutto se paragonati ai curdi di origine iraniana che costituiscono invece una comunità piuttosto numerosa”. Bernard spiega come non si siano mai registrati incidenti di particolare tipo con i curdi di origine turca in Francia e che quanto successo in queste ore pone ovviamente degli interrogativi sul futuro: “Il caso delle tre donne assassinate è tutto da chiarire e ci  sarà da indagare, ma sicuramente è un caso inquietante che potrebbe far debordare in territorio francese una realtà che non le appartiene”. La Francia, specialmente durante la presidenza Sarkozy, spiega ancora Bernard, non ha un ottimo rapporto con la Turchia: “In particolar modo la Francia si è opposta vivacemente all’ingresso della Turchia in Europa e non ha giovato la condanna ufficiale di genocidio espressa dalla Francia nei confronti della Turchia relativamente al popolo armeno”.
Con Hollande presidente, dice Bernard, “sicuramente ci sarà un tentativo di riavvicinamento dei due paesi, ma fatti come la condanna del genocidio armeno non saranno comunque messi in discussione dalla nuova presidenza, perché si tratta di una condanna che la Francia ha fatto sua”. 



Ci sono poi situazioni personali e diplomatiche che mettono a confronto i due Paesi: due studiosi francesi infatti si trovano attualmente in carcere in Turchia perché accusati di aver avuto contatti con membri del Pkk, spiega Bernard. Resta il mistero delle tre attiviste freddate in una sola notte: emissari turchi? Regolamento di conti tra fazioni dello stesso Pkk? Tutto da chiarire, ma forse anche un segnale verso una Francia che come spiegato da Bernard non ha mai avuto timore di accusare la Turchia di comportamenti poco democratici. 

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