Per il premier turco, Tayyip Erdogan, l’omicidio a Parigi delle tre attiviste curde del Pkk è un “affare interno”, in quanto le tre donne “hanno aperto la porta (a chi le ha uccise, Ndr), non ci sono dubbi che non avrebbero aperto a chi non conoscevano”. Una lettura ben diversa da quella dei curdi che ieri si sono riuniti nella capitale francese per manifestare scandendo lo slogan “Erdogan assassino”. Ilsussidiario.net ha intervistato Khaled Fouad Allam, giornalista e politico algerino naturalizzato italiano.



Secondo lei che cosa c’è dietro il triplice omicidio delle attiviste curde avvenuto a Parigi?

Il fatto che sono in corso trattative segrete tra il governo turco e il capo del Pkk, Abdullah Ocalan. Sullo sfondo della guerra in Siria, la questione curda diventa il capitolo numero 1 nel caso in cui il Paese governato da Assad si avvii a un disfacimento totale della sua unità territoriale.



Quali sono i cambiamenti in corso per quanto riguarda la questione curda?

Le trattative in corso dovrebbero avviare un nuovo processo di relazioni tra Turchia e rappresentanti del popolo curdo. Nessuno conosce esattamente i termini di questi colloqui, ma è evidente che il contesto odierno alla luce delle rivolte arabe è totalmente diverso da quello di cinque-sei anni fa. La questione del Kurdistan è quindi prioritaria, perché riguarda la situazione irakena, turca, iraniana e siriana.

In che senso le trattative tra Erdogan e Ocalan sono un ostacolo alla creazione di uno Stato curdo?

E’ evidente che la Turchia vuole assolutamente evitare il fatto che il Kurdistan diventi uno Stato nazionale. Preferirebbe invece attuare altre tipologie di formazione territoriale.



Per quale motivo in questo momento, in cui è in corso un tentativo di soluzione negoziale, avviene un triplice omicidio così efferato?

Perché c’è qualcuno che vuole lo status quo, e che non intende assolutamente accettare un compromesso tra la Turchia e l’ideologia del Kurdistan. La paura del negoziato fa sì che qualcuno pensi che Ocalan potrebbe rinunciare a difendere il nazionalismo curdo. Le trattative significano questo, implicano il dialogo tra due parti ciascuna delle quali cede qualcosa. Gli oltranzisti curdi non vogliono tutto ciò, in quanto lede la loro vecchia ideologia nazionalista di matrice novecentesca.

Le tre attiviste potrebbero quindi essere state uccise da dei nazionalisti curdi?

Questo non lo so, nessuno ha delle prove, ma il messaggio va in questa direzione. Questo omicidio è come se dicesse: “Nonostante le trattative, in Kurdistan non deve cambiare nulla”. Si tratta di forze che mandano dei messaggi attraverso la violenza: è un classico della strategia politica, e purtroppo lascia dei morti sul terreno.

 

I nazionalisti curdi sono gli unici a volere lo status quo?

 

Le vecchie forze conservatrici sono ancora legate a concetti ottocenteschi del vecchio nazionalismo. Non riescono quindi a comprendere che le rivolte arabe, checché se ne dica, stanno cambiando totalmente il volto della geopolitica del Medio Oriente. La questione curda diventa quindi centrale di fronte a situazioni molto instabili. Ricordo quanto sta avvenendo in Iraq, e la situazione siriana che non è assolutamente risolta.

 

In Siria i curdi sono più vicini ad Assad che ai ribelli …

 

Questo è quello che si dice, ma non abbiamo informazioni esaurienti che lo confermino. Man mano che la situazione in Siria evolve, cambiano le stesse strategie e il metodo politico delle parti in causa.

 

Che cosa ne pensa delle parole di Erdogan, secondo cui l’omicidio di Parigi è un “affare interno”?

 

E’ possibile che abbia ragione, perché comprendere la logica curda significa entrare in situazioni rispetto a cui ci sono varie fazioni e sensibilità politiche con opzioni e strategie diverse tra loro. Ci sono però anche altre forze esterne, questo nessuno lo sa, noi non abbiamo certezze su chi siano i mandanti. L’unica cosa che possiamo dire è che questo assassinio interviene nel momento in cui sono state avviate delle trattative segrete tra il governo turco e Ocalan.

 

Perché secondo lei la questione curda si sta avviando verso un nuovo capitolo?

 

La Primavera araba rimette in moto queste contraddizioni e riaccende la lotta tra tutte le fazioni politiche. Ciò avviene in particolare dall’interno della questione siriana, in quanto la Siria è il cuore del Medio Oriente dove si focalizzano tutte le contraddizioni non risolte dell’intero mondo arabo nel corso del Novecento. E’ il motivo per cui la situazione è molto complicata e fragile, e potrebbe avere delle conseguenze estreme.

 

(Pietro Vernizzi)