Anche in Francia hanno i loro problemi. Da noi, una sentenza della Cassazione che ha affidato un bambino alla madre, convivente con un’altra donna, ha affermato che ritenere «che sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale» rappresenta un mero pregiudizio; Oltralpe, la questione si è spinta ben oltre. E’ stato depositato, infatti, un progetto di legge, frutto di una promessa elettorale di Francois Hollande, che sarà esaminato dal Parlamento a partire dal prossimo 29 gennaio e che, se approvato, introdurrebbe la possibilità di adozione per le coppie gay. Abbiamo chiesto un commento ad Antoine Marie Izoard, vaticanista e portavoce di una manifestazione contro il progetto di legge di Hollande che si terrà domenica a Roma, in concomitanza con un’analoga manifestazione a Parigi denominata Manif pour tous.



Cosa sta accadendo in Francia?

Il progetto è stato depositato senza che vi sia stato alcun dibattito. Quando le priorità del Paese, oltretutto, sono ben altre: a partire dall’economia e dalla necessità di rilanciare politiche per lo sviluppo. Proprio il fatto che le priorità sono altre potrebbe aver indotto il legislatore a credere che la proposta di legge sulle adozioni gay sarebbe passata in sordina.



E invece?

Contro tale progetto si è prodotto un larghissimo fronte di opposizione, che ha dato vita ad un enorme movimento, di cui fanno parte non tanto e non solo appartenenti alle fedi religiose o, in particolare, i cattolici, ma moltissimi laici. Certo, mediaticamente è stato dato risalto alla presenza cattolica, ma non è l’unica.

Cosa propone questo movimento?

La tutela dei bambini a partire della difesa dell’unica famiglia in cui possano essere adeguatamente educati, quella naturale tra uomo e donna, la cui alterazione produrrebbe effetti nocivi per tutta la società. Magari, non domani. Ma, da dopodomani sì. Se l’ipotesi di adozione per le coppie gay, inizialmente, potrebbe riguardare poche decine di casi, pensiamo a quanto potrebbe accadere con l’espandersi del fenomeno nelle future generazioni. Tanto più che la legge sarebbe semplicemente il preludio a pratiche quali l’utero in affitto.



La sentenza della nostra Cassazione afferma che la convivenza gay, di per sé, non pregiudica l’equilibrato sviluppo del bambino e che, casomai, rappresenta pregiudizio affermare il contrario

Beh, sappiamo per esperienza, che un qualunque bambino, prima o poi, ha bisogno di sapere dov’è il suo papà o dov’è la sua mamma. Il progetto di legge francese ci dice che, forse, un bambino non vedrà mai la sua mamma o il suo papà. Sta di fatto che la manifestazione, sia ben chiaro, non è contro gli omosessuali e i loro diritti.

No?

Assolutamente no. In Francia la convivenza tra due persone dello stesso sesso è già disciplinata dal Patto Civile di Solidarietà (PACS), che estende una serie di tutele in materia di fisco, patrimonio, successioni, prestazioni mutualistiche e via dicendo. Una normativa che, certamente, può essere migliorata. Ben venga, cioè, l’estensione di ulteriori diritti. Tuttavia, il Pacs non deve essere ritenuto equipollente al matrimonio. Esso, infatti, è un contratto civile tra un uomo e una donna volto alla reciproca protezione e alla protezione dei figli. Occorre, quindi, evitare distorsioni di qualunque genere circa il suo sostanziale scopo e significato, anche sul piano semantico.

Perché, oltre che in Francia, manifestate a Roma?

Manifestiamo a Roma perché, noi francesi residenti in Italia, lì abbiamo la nostra ambasciata; e perché riteniamo di poter associarci, in questo modo, al lungo corteo che si terrà a Parigi. Siamo genitori, papà e mamme francesi che hanno tanti figli, 3 o 4, sostenuti da movimenti e famiglie italiane, e intendiamo veicolare un messaggio pacifico e gioioso. 

 

(Paolo Nessi)