Una violenta esplosione, avvenuta oggi all’università di Aleppo, città del nord della Siria dove sono i corso i più intensi scontri tra ribelli e forze del regime, avrebbe provocato almeno quindici vittime e decine di feriti. A riferirlo è l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh), mentre la televisione di Stato del Paese ha parlato di un attentato terroristico. L’ateneo colpito nella giornata di oggi si trova nell’area occidentale della città ed è uno dei più importanti della Siria: l’esplosione, come ha fatto sapere l’agenzia Sana, è avvenuta proprio durante il primo giorno dedicato a una sessione d’esame, ma sembra che l’università ospitasse anche molti rifugiati che in quest’ultimo periodo hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni a causa del conflitto. Intanto si cerca di capire chi ci sia dietro l’attacco che, al momento, ha provocato almeno quindici vittime: da una parte i militanti che si oppongono al regime di Assad sono convinti si sia trattato di un raid aereo, mentre altre fonti militari parlano di un missile terra-aria lanciato sul campus proprio dai ribelli. Altre fonti ancora, invece, fanno sapere della presenza di un’autobomba. Intanto i Comitati locali di coordinamento (Lcc) dell’opposizione hanno diffuso il bilancio delle vittime in tutta la Siria che, solo nella giornata di oggi, parla di almeno 119 morti, tra i quali otto bambini e sette donne. Numeri drammatici, soprattutto ad Aleppo e nella sua provincia, dove si registra il numero più alto di morti, giunto a 69. L’Osservatorio ha nche fatto sapere che nella zona di Hula, nella provincia di Homs, truppe del regime hanno effettuato un bombardamento che è costato la vita ad almeno dieci persone. Altre vittime si registrano infine anche nelle regioni di Idlib, di Daraa e di Hama. Altri dati, se possibile ancora più drammatici, parlano di almeno 21 bambini morti solo nella giornata di oggi in Siria, otto dei quali caduti sotto le bombe di un raid aereo nella città di Moadamiyat al-Sham, a sud di Damasco. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, le giovani vittime, di età compresa fra i sei mesi e i nove anni, facevano tutte parte dello stesso clan, mentre nell’attacco avrebbero perso la vita anche cinque donne.
L’organizzazione non governativa “Human Rights Watch” ha di recente accusato il presidente siriano Bashar al-Assad di utilizzare le cosiddette bombe a grappolo, illegali in base alle convenzioni internazionali.