Per evitare una rapida soluzione della crisi nel Mali, da giorni teatro di bombardamenti delle forze aeree francesi contro i fondamentalisti islamici, l’Italia è pronta a fornire supporto logistico. E’ quanto dichiara il nostro governo per bocca del ministro degli esteri Terzi. Da parte sua il ministro della difesa Di Paola chiarisce che non è prevista la presenza di soldati italiani nel Mali, ma solo un sostegno reso possibile dall’uso di aerei da trasporto della nostra aviazione. Un allargamento del conflitto? In realtà in Mali sono già presenti le forze militari di numerosi paesi africani, ad affiancare i francesi nel tentativo di fermare l’avanzata fondamentalista verso il sud del paese, dopo averne già occupato il nord. Si tratta di fondamentalisti strettamente legati ad Al Qaeda e al fronte jihadista internazionale. Il Mali, come si sa, è una ex colonia francese e qui si trovavano comunque da sempre forze militari francesi dislocate soprattutto nella zona della capitale a protezione dei circa seimila cittadini francesi che vivono e lavorano nella città. Tornando alla partecipazione italiana, Terzi ha spiegato che oltre a cercare di chiudere questa crisi in breve tempo, è importante stroncare la presenza di forze terroristiche sul territorio del Mali. L’intervento italiano va dunque a unirsi a quello già attivo di Gran Bretagna, Germania e Stati Uniti anche loro impegnati in un supporto logistico che non prevede la presenza di truppe sul territorio. Intanto sul fronte della guerra si registra un impegno sempre più capillare della Francia che oltre alle missioni aeree ha adesso inviato truppe di terra: l’obbiettivo è quello di avanzare nel nord occupato dai terroristi. Lo ha annunciato il ministro della difesa francese: “Finora ci eravamo assicurati che si attestassero forze terrestri a Bamako, per proteggere in primo luogo la nostra gente, i nostri connazionali, gli europei e la città stessa. Adesso le stesse forze francesi stanno salendo verso nord”. Operazioni per stessa ammissione del ministro molto difficili: per l’occasione sono stati fatti arrivare anche mezzi corazzati dalla Costa d’Avorio.
Una situazione dunque molto complicata che rischia di durare a lungo: non è facile combattere contro forze terroristiche che conoscono bene il territorio dove operano. Secondo gli analisti militari, questa guerra comprende uno scenario molto più vasto del solo Mali: si tratta della zona del cosiddetto Sahel, il deserto sahariano priva di una vera autorità da molti anni e dove si cocnentrano non solo terroristi ma anche il traffico di droga sudamericana diretto in Europa.