Chiede che la sua condanna a morte venga eseguita subito. E’ Tareq Aziz, ex ministro del passato regime di Saddam Hussein in Iraq, unico ministro cristiano di quel governo. Dal 2003 si trova in carcere e nel 2010 è stato condannato a morte per omicidio deliberato e crimini contro l’umanità. Venne arrestato solo un mese dopo che era caduto il regime di Saddam in seguito all’invasione americana dell’Iraq. Oggi ha 76 anni e dal 2007 è malato di forte depressione: da qui la richiesta formulata al suo avvocato al Papa per chiedere che interceda perché la sua condanna a morte venga eseguita subito senza far passare altri anni. Meglio morire subito, ha detto, che continuare a vivere così. Il suo casi ha fatto molto scalpore, per via delle accuse e della condanna a morte. Di tutti i sanguinari ministri del regime di Saddam, Tareq  Aziz infatti sembrava il più pacifico e l’unico mediatore con i paesi occidentali in grado di ottenere dei risultati. Poco prima dell’invasione americana si era recato in Vaticano da Giovanni Paolo II a chiedere che intercedesse per fermare la guerra. Dopo la sua condanna a morte invece molti paesi tra cui lo stesso Vaticano e anche l’Unione europea hanno chiesto che gli venisse concessa la clemenza. Il capo dello Stato italiano Napolitano si era associato alla richiesta mentre la Santa Sede aveva chiesto che “la sentenza contro Tareq Aziz non venga eseguita, proprio per favorire la riconciliazione e la ricostruzione della pace e della giustizia in Iraq dopo le grandi sofferenze attraversate”. Come detto, Aziz appartiene alla minoranza cristiana irachena e nel governo di Saddam ne era rappresentante. Nel corso della sua carriera, è stato ministro degli esteri iracheno dal 1983 al 1991 e poi  vice primo ministro dal 1979 al 2003. E’ stato anche consigliere personale di Saddam per diversi anni. Negli incontri internazionali diplomatici Aziz ricopriva spesso il ruolo dello stesso Saddam che per motivi di sicurezza non andava all’estero. L’accusa più grave nei suoi confronti è quella di aver preso parte alla decisione di far uccidere 42 persone durante un blitz della polizia del 1999 contro oppositori al regime, un episodio noto come i “fatti della preghiera del venerdì”.



Aziz si consegnò alle forze americane a Baghdad il 25 aprile dello scorso anno. Dinanzi alle continue pressioni esercitate dagli Usa perché la dirigenza irachena si dimettesse, Tareq Aziz aveva così risposto: “Qualcuno non comprende che siamo patrioti. Noi in Iraq siamo nati e in Iraq moriremo”.

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