Centotrentacinque attacchi contro i fedeli cristiani in India nell’anno 2012. É il drammatico rapporto inviato all’agenzia Fides dal “Consiglio globale dei cristiani indiani” (Gcic) rilasciato in occasione della “Giornata dei Martiri”.
Secondo l’indagine presentata dal vescovo Sampath Kumar della Chiesa Metodista, il Karnataka è lo stato dove le persecuzioni sono più accese con 41 casi segnalati, segueno l’Orissa con 16, il Tamil Nadu con 15 attacchi, il Madhya Pradesh con 14. In Chhattisgarh gli episodi censiti sono 7, ma spiccano, fra gli altri, anche Kashmir e Kerala, rispettivamente con 5 casi.
Il vescovo ha anche ricordato che “il sangue dei martiri è il seme dei cristiani” secondo ertulliano, affermando che “i fedeli uccisi sono oggi alla presenza del Signore”. “La persecuzione – ha sottolineato – ci permette di partecipare alle sofferenze di Cristo; in secondo luogo, di condurre una vita purificata; in terzo luogo di annunciare il Vangelo di Cristo“. Dal vescovo arrivano anche messaggi di esortazione ai fedeli, li invita a “essere forti nella persecuzioni“. Non poteva non ringraziare anche le persone che si impegnano a difesa dei cristiani. Nella sua riflessione, monsignor Sampath Kumar ha ricordato lo scopo del suo libro “Burnt Alive”, dedicato alla memoria del Pastore Graham Staines (arso vivo da due estremisti indù, con i suoi due figli di 9 e 7 anni mentre dormivano nella loro station wagon nel villaggio Manoharpur, distretto di Keonjhar, Orissa) nel 1999, che è di “diffondere un messaggio di perdono”.
La “Giornata dei Martiri”, avviata fin dal 1999, è stata celebrata a Bangalore, capitale di Karnataka. All’evento hanno partecipato oltre 600 leader cristiani provenienti da tutta l’India, molti dei quali hanno testimoniato le persecuzioni subite e raccontato con quale ferocia le comunità cristiane vengano
attaccate. Fra le iniziative lanciate, la donazione di sangue, che può essere “un modo pratico per aiutare i fedeli in difficoltà”, ha dichiarato Sayan George, presidente del “Consiglio globale dei cristiani indiani“, che si è detto anche preoccupato per la crescente intolleranza mostrata dai fondamentalisti.
Il leader del Gcic ha poi ricordato il problema delle cosiddette leggi anti-conversione, che proibiscono il cambio di religione che avviene “tramite forza, coercizione o frode”, ma di fatto sono usate come strumenti per perseguitare i cristiani. “Anche se il diritto alla conversione religiosa – ha sottolineato – è garantito dalla nostra Costituzione, ben sette Stati indiani prevedono queste leggi, note come Freedom of religion Acts”.