Piazza Tahrir due anni dopo: gli incidenti e gli scontri si ripetono. Non più contro le forze di polizia che difendevano il regime di Mubarak, ma contro il nuovo potere e il nuovo regime, quello dei Fratelli musulmani. In piazza in queste ultime ore i liberali, i cristiani, i moderati che protestano da mesi contro l’islamismo imposto dal presidente Morsi a colpi di modifche alla Costituzione si scontrano con le forze dell’ordine. Si uscirà da questo clima di scontro continuo o sarà destinato a durare? Secondo Souad Sbai, contattata da ilsussidiario.net, “non si uscirà più da questa situazione di scontro. Il governo di Morsi sta imponendo una costituzione basta sull’Islam radicale e fondamentalista, con lo scopo di arrivare a fare dell’Egitto una nuova Arabia Saudita. Ma in Egitto c’è una popolazione moderna, civile e intelligente che non accetterà mai questo quadro. La speranza è che i Fratelli musulmani non comincino ad applicare la violenza sistematica come successo in Algeria negli anni novanta per educare coloro che non si piegano all’Islam radicale”.



Rivoluzione d’Egitto, apripista della cosiddetta primavera araba, due anni dopo: quello a cui assistiamo è ormai una sorta di guerra civile. 

In Egitto questo clima di scontro, di quasi guerra civile, è destinato a durare e anzi ad aumentare. La popolazione egiziana  si è resa conto che con Morsi si perde tutto. Se con Mubarak alcune libertà fondamentali erano garantite, con Morsi si andrà a perdere ogni diritto civile e ogni libertà.



Secondo le non c’è alcuna possibilità di un qualche compromesso per uscire da questo clima di scontro?

Morsi sta difendendo una Costituzione votata solo da una certa parte estremista, quella dei Fratelli musulmani, che porterà all’islamizzazione di tutto il paese. L’Egitto cioè sarebbe destinato a diventare  l’Arabia Saudita numero due ed è quello che vogliono i Fratelli musulmani. L’Egitto oggi non a caso è sostenuto economicamente da un paese come il Qatar, che ha appena dato 25 miliardi agli egiziani per farli uscire dalla crisi economica spaventosa in cui si trovano.



Ma gli egiziani non sono certo tutti fondamentalisti.

Infatti. Il Qatar sostiene Morsi economicamente, ma la popolazione egiziana è una popolazione moderna, moderata, composta di religioni diverse, come ad esempio i cristiani copti. E’ una popolazione che ha vissuto un certo benessere e non ha nessuna intenzione di ritrovarsi improvvisamente nel medioevo.

Eppure qua in occidente ci siamo nutriti del sogno di una primavera araba democratica.

Perché non si è trattato di una rivoluzione autenticamente popolare, ma manovrata dall’esterno. Lo abbiamo già visto in Iraq cosa succede quando le rivoluzioni sono pilotate da fuori, e nel caso dell’Iraq anche dall’occidente: in quel paese si continua a morire negli attentati. Il Qatar ha avuto un ruolo non da poco anche in Iraq e adesso lo sta estendendo anche nei paesi della primavera araba: si vuole un ritorno di tutto il mondo arabo e musulmano alle fondamenta più radicali e oppressive dell’Islam. Ma ricordiamoci che siamo nell’era di internet, dei social network, di twitter. I giovani non accetteranno mai questo, e così molti intellettuali che finalmente si stanno muovendo contro questo disegno.

E’ inquietante in questo contesto che paesi come Qatar e Arabia Saudita siano grandi alleati dell’occidente, ma in occidente nessuno alza la voce contro quanto sta succedendo.

Il Qatar e l’Arabia Saudita hanno usato l’occidente per rovesciare i regimi del nord Africa, ma non perché a loro interessava la democrazia. Se qualcuno ha il coraggio di dirmi che l’Arabia Saudita è un paese democratico…

 

Erano interessati a far salire al potere personalità islamiche fondamentaliste.

Il mondo arabo non è facile da capire, bisogna studiarlo a fondo per conoscerlo. La Libia era certamente una dittatura, ma ai tempi di Gheddafi in Libia non si vedeva né un membro di Al Qaeda né un terrorista. Oggi la Libia è un far west di cui non sappiamo nulla. Al Qatar e all’Arabia interessa solo islamizzare nel modo più radicale tutta l’area che va dalla Tunisia all’Egitto; il Marocco fortunatamente si sta salvando da questo quadro ma va sostenuto. Se l’occidente fosse stato veramente interessato alla democrazia in questi paesi, avrebbe dato vita a una sorta di piano Marshall per aiutarli economicamente, invece nulla, sono stati lasciati in mano al Qatar e all’Arabia. 

 

Miopia dell’occidente? 

Il Qatar sta facendo politica islamica in tutta l’area e non solo: anche con gli immigrati che si trovano in Europa, utilizzati come cavallo di Troia del fondamentalismo.

 

Infatti si parla di una fortissima infiltrazione dei Fratelli musulmani in Italia, allo scopo di portare dalla loro parte i milioni di islamici che vivono da noi.

Ho fatto anche una interrogazione parlamentare su questo, ma continuiamo a fare finta di niente perché ci sono di mezzo accordi e interessi economici. Ma io sono un cittadino, prima degli accordi economici a me interessano i diritti umani, i dritti delle donne, la libertà religiosa. Quanti sanno in Italia che nei giorni scorsi un ragazzo tunisino è stato sgozzato in Tunisia perché è entrato in una chiesa? O che un ragazzo saudita che ha scritto due righe su twitter adesso rischia la vita?

 

Un esponente dei Fratelli musulmani egiziani ha detto che l’Italia rappresenta per loro la porta dell’Europa e della Russia.

Sono cose che vado dicendo da dieci anni. Gli immigrati fanno parte di questo disegno. Solo in Francia ce ne sono sette milioni, e in Belgio, dove hanno superato numericamente la popolazione locale, hanno già chiesto la Sharia per tutti gli islamici residenti. Il problema è che un paese come l’Italia è ambiguo: lo è nella sua politica ambigua, nella sua economia ambigua, nei diritti umani. E questa ambiguità c’è anche verso i musulmani. Difendiamo un falso buonismo e un falso dialogo interreligioso che agli islamici serve solo per prendere tempo, non per costruire qualcosa di concreto e rispettoso.