La situazione in Venezuela si sta rivelando sempre più complicata, specie dopo che l’informazione ufficiale, mantenutasi assolutamente chiusa in particolar modo dopo l’intervista realizzata al vicepresidente Maduro e trasmessa la sera del 1° gennaio (dove non trapelava nessun dato preciso sulle condizioni di salute di Chavez), oggi ha parlato di infezione polmonare. Il comunicato è stato emesso dallo stesso ministro della Comunicazione, Ernesto Villegas, che ha insistito nella tesi del complotto informatico dell’informazione nemica della rivoluzione Bolivariana. 



Già nella giornata di martedì una nota informativa emanata dal giornale spagnolo Abc parlava di fonti statunitensi che dichiaravano come l’attuale (e prossimo) presidente del Venezuela si trovasse in un coma indotto, dovuto alla totale perdita di funzioni vitali.

Il problema principale è che in data 10 gennaio Chavez dovrebbe assumere la Presidenza ma l’attuale situazione, stando a quanto afferma la Costituzione, porterebbe nell’arco di un mese a inevitabili elezioni. L’opposizione, guidata da Henrique Capriles, ha insistito per giorni a  richiedere un’informazione degna di questo nome sullo stato di salute del presidente, quindi il comunicato odierno non solo apre una breccia ma rivela pure una lotta interna, dato che il vicepresidente Maduro inizia ad essere contestato principalmente dai settori più estremi del chavismo.



È questo, secondo l’ analisi dello scrittore venezuelano Modesto Guerrero, autore del libro “Chi ha  inventato Chavez?” il punto debole della situazione. Perché è chiaro ai più che le elezioni sono inevitabili, ma è altrettanto logico che rappresenterebbero per il delfino prescelto per la successione una logica vittoria, dettata non solo dall’inevitabile “onda emotiva” che si verrebbe a generare dall’attuale situazione di salute del Presidente in carica.

La cosiddetta “Rivoluzione Bolivariana” iniziata da Chavez è risultata vincente sopratutto perché ha attuato quello che negli ultimi 50 anni i vari politici alla guida del Paese caraibico hanno sistematicamente ignorato: ha affrontato i problemi di gran parte della popolazione, che versava nell’indigenza assoluta, mettendo in moto piani riguardanti non solo le esigenze abitative (sono stati costruiti più di 240mila alloggi nuovi) ma permettendo a classi fino al momento escluse di accedere a mutui bancari estremamente vantaggiosi per l’acquisto di una casa. Sono stati fatti giganteschi passi avanti pure nell’approvvigionamento alimentare e nello sviluppo della cultura e l’istruzione, progetti che hanno coinvolto personalità di livello internazionale come il direttore d’orchestra italiano Claudio Abbado.



È indubbio che l’ingente ricchezza petrolifera abbia accelerato e posto in essere molte riforme, ma, come capita in certi regimi assolutistici, potere politico, militare e organizzazioni e centri sociali hanno dimostrato una coesione che ha agevolato il processo.

Ma è altrettanto chiaro che l’eventuale scomparsa di Chavez o il suo abbandono politico porterebbero in un arco di tempo di 2-3 anni alla formazione di correnti all’interno dell’attuale coalizione. Situazione molto chiara che porterebbe l’attuale opposizione a presentare una candidatura differente da quella di Capriles, preservando quest’ultimo per le elezioni in programma per il 2017. Oltretutto il quadro del fronte rivale dell’attuale potere non è omogeneo dato che raggruppa partiti alquanto differenti come rappresentatività e programmi, unitisi quest’anno per costituire un fronte da opporre all’egemonia chavista.

I numeri parlano di gravi problemi di sicurezza e di un’inflazione galoppante, fatti che tutti hanno ben chiari, anche se nascosti dall’egemonia quasi monopolistica dei media legati al potere. È abbastanza logico credere che solo a partire dal 10 gennaio si conoscerà la verità di questa intricatissima situazione.